Il dente avvelenato comincia in medias res ricollegandosi al finale dello scorso numero. Purtroppo, e ho già avuto modo di lamentarmene varie volte, questa struttura molto serrata che caratterizza gli episodi più recenti della serie penalizza molto la fruizione del fumetto. Con tutti i mesi che trascorrono dall’uscita di un numero all’altro come può il lettore ricordarsi tutti i particolari, anche i più rilevanti, che sono stati introdotti?
La killer (o quello che è) che ha avuto a che fare con Peg sin dai primissimi numeri è ferita e viene raccolta e aiutata da un bamboccione che cede volentieri alle sue grazie. In casa del tizio ha modo di pianificare con calma la sua vendetta contro il Morto coinvolgendo il resto dell’organizzazione criminale di cui fa parte. Nel frattempo gli inquirenti che hanno incrociato il protagonista sin dall’esordio della serie stanno per smascherarlo, ma finiranno invece per scoprire (in maniera un po’ fortuita) l’esistenza della società segreta paramilitare a cui afferiscono il Re e il Fante di Spade. Riescono quasi a catturare uno dei membri più in vista, oggi senatore, se non fosse che la provvidenziale tisana avvelenata che gli serve la moglie lo mette a tacere per sempre. Si apre quindi un nuovo fronte d’indagine e nuovi orizzonti per Peg (che qui saluta la sua ultima fiamma), che si svilupperanno con la consueta lentezza…
Questo episodio non è certo male, con una storia tutta azione e colpi di scena e qualche punta umoristica come da migliore tradizione. Come bonus ci si può divertire a cogliere le varie citazioni: un murale ci ricorda tre morti eccellenti del 2020 (almeno credo, io ho riconosciuto solo Proietti e Maradona) e la segnaletica di pagina 29 omaggia Gino Gavioli e, immagino, un altro fumettista che la qualità di stampa e la prospettiva forzata hanno reso illeggibile. Però il fatto di trovarsi di fronte a un episodio di raccordo toglie decisamente gusto alla lettura. Anche il Morto non compare mai in quanto tale, quasi a dichiarare che questo è un episodio minore pubblicato perché era quasi obbligatorio farlo, tanto per sciogliere qualche nodo e introdurre nuovi elementi che saranno sviluppati con la solita calma tra qualche mese.
Ai disegni Piero Conforti fa il solito ottimo lavoro, ma l’inchiostrazione della new entry Vasco Gioachini non mi è sembrata la più adatta. Il suo tratto morbido e poco modulato secondo me è più indicato per un fumetto umoristico. Ha di certo una sua eleganza liberty, vedi in particolare la scena nel portabagagli alle pagine 88-89, ma non c’azzecca molto con questo “nero” ruspante e violento.
In appendice la storia breve Sottosopra di Daniele Biglia e Guglielmo Castelli: soggetto e disegni sono dignitosi senza essere eccezionali, nel complesso si fa leggere con piacere.
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