martedì 1 giugno 2021

Gli Albi della Cosmo 66 - I Grandi Maestri 59: Black Poppy

Questo volume è un parafulmine per la sfiga. Sin dal titolo: Black Poppy è un po’ ridicolo, dai, e sicuramente non evoca i drammatici scenari bellici che caratterizzano il fumetto. D’altra parte anche l’originale Amapola Negra per un pubblico italiano ha un suono troppo esotico e musicale (Amapoooooooooooooola dolcissima Amapooooooooooooola) e tradurlo letteralmente, «papavero nero», non sarebbe stato meglio perché per nulla evocativo del genere mentre invece avrebbe potuto far pensare alla droga – il che magari come strategia di marketing avrebbe potuto essere funzionale. Ho notato inoltre che è stato distribuito in maniera eclettica e non era disponibile in alcune edicole solitamente ben fornite.

Al di là di questo, Black Poppy è stampato orizzontalmente, cioè le tavole (in origine appunto orizzontali) sono orientate con un angolo di 90° rispetto al normale senso di lettura verticale di un bonellide. Uno spillato orizzontale avrebbe reso la lettura meno artificiosa, ma mi rendo conto che la Cosmo debba sottostare alle imposizioni del suo tipografo: se non sbaglio hanno pubblicato in formato 17x26 anche fumetti che erano nati per tutt’altro formato. Sulla qualità di stampa stendo un velo pietoso, anche se mi viene da pensare che in fondo con la difficoltà nel reperire i materiali originali avrebbe potuto essere anche peggio.

L’unico redazionale è una scarna introduzione a opera di Andrea Rivi, che con la scusa di non voler fare spoiler dice poco o niente. Ciliegina sulla torta, al momento di pagarlo risultava alla pistola leggi-codice che il volumetto costava 7,90 euro invece di 6,90. Tutto risolto con tanto di segnalazione all’editore e/o al distributore, ma anche questo indica la cattiva stella che ha brillato su questo volume. Peccato, perché il fumetto, su cui Barreiro basò il suo Asso di Picche, è veramente ottimo pur essendo di genere bellico. Anche se non sembra nemmeno che sia un fumetto di guerra.

I protagonisti sono i componenti dell’equipaggio di un B-17, una delle “fortezze volanti” che dagli Stati Uniti andavano a bombardare l’Europa nazista durante la seconda guerra mondiale. Inizialmente ci vuole un po’ per raccapezzarcisi con tutti quei personaggi (pur se introdotti in maniera semplice ma efficace da Oesterheld) ma presto emergono il pilota Abner Stiles e il copilota Hugh Probst. È evidente che lo sceneggiatore conoscesse benissimo l’argomento e profuse un sacco di dettagli tecnici che trasmettono un forte senso di realismo, sia nei dialoghi che nelle didascalie. Queste ultime a volte sono piuttosto lunghe, ma assolutamente indispensabili per chiarire certi particolari tecnici oppure per spiegare quello che è successo tra una sequenza e l’altra. A testimonianza dell’intelligenza e della maturità con cui sono state elaborate, va segnalato che non ce ne sono affatto nelle scene più drammatiche, come ad esempio l’esplosione di una bomba, affidate interamente ai disegni (non ci sono nemmeno onomatopee). I dialoghi sono invece secchi, essenziali e anche per questo molto significativi.

L’aereo del titolo è un bombardiere che deve svolgere le 35 missioni di prammatica, teoricamente una per episodio anche se alcune ne occupano due. Alla fine ne vedremo solo 12, forse per la chiusura di Hora Cero, anche se la serie verrà recuperata una tantum su Hora Cero Extra.

Come dicevo, Black Poppy non sembra nemmeno una storia di guerra: come l’equipaggio dell’aereo anche il lettore vede il fronte dall’alto, come qualcosa di lontano e indistinto. Quando Hugh vedrà concretamente gli effetti dei bombardamenti a cui partecipa il risultato sarà quasi traumatico. I dettagli delle missioni sono importanti, certo, ma molto di più lo è lo scavo psicologico dei singoli personaggi e la costruzione dei rapporti tra di loro. Proprio come nell’Asso di Picche di Barreiro e Gimenez. Il tono delle storie è insomma molto disincantato e privo di retorica; dopo le prime missioni il gioco col lettore diventa addirittura quello di fargli indovinare quale personaggio ci rimetterà la pelle stavolta. Oesterheld, che pure negli stessi anni scriveva fumetti comici e western umoristici, riversa in Black Poppy tutto il suo pessimismo, o meglio il suo fatalismo nichilista. A volte i protagonisti riescono in una missione disperata solo per scoprire che è stata totalmente inutile, altre volte il piano congegnato alla perfezione fallisce per cause imponderabili. E intanto gli uomini muoiono a decine, da una parte e l’altra della barricata. L’agghiacciante finale è ancora una volta anticipatore di quello di Asso di Picche, che come mi disse Carlos Trillo era un remake di Amapola Negra.

Non mi stupisce quindi che questa serie sia poco conosciuta: oltre al fatto che non c’è un protagonista immediatamente identificabile come tale, il tono molto adulto e disincantato potrebbe non incontrare i gusti di tutti, soprattutto se giovani. E non c’è nemmeno quella spettacolarità che potrebbe invece interessare gli amanti delle storie belliche, anche se da questo punto di vista Francisco Solano Lopez ha la sua parte di responsabilità.

Non mancano inquadrature particolareggiate di interni e di dettagli tecnici, o qualche sfondo curato, ma sono in netta minoranza rispetto alle vignette risolte con dei semplici primi piani oppure con dei cieli quasi interamente vuoti fatta eccezione per le sagome degli aerei così uguali che sembrano essere state fatte con un timbro, così come Pratt si vantava di aver fatto per i volti del Sergente Kirk. Va poi detto che la pletora di personaggi sulla scena ha costretto Solano Lopez a elaborare molte fisionomie diverse per renderli distinguibili, e così la sua mano (già prona al grottesco) ha sfornato delle facce talvolta caricaturali. Purtroppo la qualità della riproduzione gioca contro di lui, impastando i suoi tratteggi rendendoli grumosi e pesanti – o amalgamandoli in un nero quasi compatto in cui si intuisce comunque che c’era un lavoro di pennino sotto. Le cartine tattiche sono tanto smangiucchiate da risultare quasi illeggibili, mentre le scritte sulle carlinghe degli aerei sono illeggibili del tutto (se ne intuisce la presenza solo guardando molto bene le tavole). Comunque anche senza questi difetti dovuti alla stampa non penso che Amapola Negra figuri tra i lavori migliori di Solano Lopez.

Parlando dei pregi di questa edizione, al di là della qualità intrinseca del fumetto (più dei testi che dei disegni), va segnalato che non c’è nemmeno un refuso e che la Cosmo ha riprodotto alcune delle copertine dei numeri di Hora Cero in cui comparve la serie, oltre a quella dell’Hora Cero Extra che ospitò l’ultimo episodio. Questo è stato riprodotto come in origine in verticale, e purtroppo fa pensare che si sarebbe potuto imbastire diversamente il volumetto. Gli stessi (pochi) esemplari di riviste della Frontera che possiedo dimostrano che le proporzioni di quelli piccoli settimanali a striscia erano ridotte rispetto a quelli grandi dei mensili: cioè mettendone uno sopra l’altro non si arriva all’altezza di un Extra. Quindi forse sarebbe stato meglio mettere una doppia striscia sopra l’altra, in modo da diminuire la foliazione e quindi anche il costo (che comunque non è altissimo, certo). E oltre a rendere più leggibile il fumetto, magari i difetti di stampa sarebbero risaltati di meno.

Confesso che mi sono avvicinato a questo fumetto con entusiasmo (wow, un inedito di Oesterheld e Solano Lopez!) ma alla fine leggerlo in questo formato è stato come farsi cavare un dente: l’ho fatto perché dovevo. Ma d’altra parte, quante altre possibilità avrei potuto avere di leggere Amapola Negra, non solo in cartaceo? Almeno costa poco. Beh, relativamente poco.

12 commenti:

  1. "le tavole (in origine appunto orizzontali) sono orientate con un angolo di 90° rispetto al normale senso di lettura verticale di un bonellide. " Essendo un caprone arrugginito, non ho ben capito. Sono più larghe che alte o più alte che larghe? Che male c'è ad avere un volume più largo che alto? Anche l'Eternauta della Comic art era più largo che alto. L'unica cosa che mi cambia è la descrizione nella scheda bibliografica.
    Il nome? Amapola negra va bene solo per i paesi di lingua spagnola, Black Poppy sembra ridicolo? Beh , perché non "Papavero Nero?" Macché droga ...
    Poi "Asso di Picche" mi è sempre sembrato improbabile perché nella realtà "Pik As" era un reparto caccia della Luftwaffe :D

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    1. Acc... non sono riuscito a spiegarmi bene. L'albo come rilegatura è un normale bonellide: 16x21 e costina nella parte più lunga. Le tavole in origine erano orizzontali e sono state mantenute tali, stampando la loro "base" in quella che è l'"altezza" del volumetto che così si legge come fosse un calendario sfogliandolo da sopra (la parte rilegata è quella solita di un bonellide) e non a lato.
      Il punto è che l'ultima storia é verticale ed è stata riprodotta tale e quale senza particolari traumi, quindi avrebbero potuto accorpare due tavole originali della versione ridotta e il senso di lettura sarebbe stato quello solito.

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  2. Io non me li cavo i denti! Evito fumetti stampati troppo male. Se mi domando, anzi domando a te, perché un inedito di Oestrheld e Lopez non lo si stampa in un formato adeguato (come fece anni fa l'Anafi con Ray Kitt di Oestrheld e Pratt), la risposta potrebbe essere che pensavano di non venderlo. Ma allora la stessa risposta vale per anche per I naufraghi del tempo di Gillon? Se non sbaglio, l'edizione bonellide della Cosmo è l'unica completa di tutti i 10 episodi.

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    1. In una prima stesura paventavo un'edizione di lusso sulla scia di quelle dei classici delle strip, ma chi l'avrebbe comprata?
      La scelta del bonellide è dovuta al fatto che è l'unico formato che garantisce (o garantiva) un certo venduto in Italia. Certo, se pure la Bonelli negli ultimi anni fa di tutto per abbandonare quel formato qualche dubbio viene.

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    2. Il discorso sulla Bonelli che sta provando altri formati, sarebbe troppo lungo. Quello che mi preme sottolineare (l'ho fatto, con toni accesi, in un articolo di prossima pubblicazione) è che Bonelli e Cosmo sembrano aver capito che il mercato è diviso in due: albi economici da una parte, libri costosi dall'altra. Purtroppo invece la Panini continua a proporre delle vie di mezzo che scontentano tutti: siachi vuole spendere poco, sia chi pretende la qualità senza compromessi.

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  3. Lettura molto piacevole, la sto leggendo ora. Mi sembra un bel fumetto proprio nelle sue costruzioni drammatiche, la stampa purtroppo fa abbastanza cacare però devo dire di non conoscere la qualità e la reperibilità dei materiali originali e quindi...

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    1. A proposito di costruzioni drammatiche vedrai che finale.
      La stampa è quella che è, ma piuttosto che non leggerlo affatto...

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    2. Porca miseria, certo, contando le missioni lo si poteva intuire...

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    3. Spero di non avetti spoilerato nulla, comunque vedrai che finale!

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    4. no, no, tranquillo, l'ho già finito, il porca miseria era proprio riferito al finale.

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