In queste 368 pagine vengono raccolti quei fumetti rari, e in alcuni casi anche inediti o quasi, di cui avevo visto solo le pubblicità su qualche vecchia rivista o vignette estrapolate nelle interviste a Mattotti. Al di là della piacevolezza di alcune di esse, non si tratta di capolavori ma di una lettura interessante per ricostruire lo spirito di un’epoca e soprattutto per vedere l’evoluzione del tratto di Mattotti. La comprensione (e la digestione) di questi cambiamenti di stile viene agevolata dai testi con cui lo stesso autore introduce i fumetti, preziosissime testimonianze anche dell’evoluzione della scena fumettistica italiana, con le difficoltà che un autore (per quanto volenteroso) incontrava anche in quegli anni ben più floridi per il settore. Curioso rilevare la rivalità che Mattotti provava verso la scena bolognese del fumetto, che poi sarebbe stata quella che, tramite Valvoline, lo avrebbe lanciato nell’Olimpo del fumetto mondiale.
I soggetti privilegiati di queste storie sono, come suggerito dal sottotitolo, degli emarginati. Tra di loro compaiono spesso gli stessi autori Fabrizio Ostani e Lorenzo Mattotti, trasfigurati nei personaggi di Sergio e Lucio. E anche quando Ostani (il futuro Jerry Kramsky) non scriverà le sceneggiature per Mattotti, Lucio continuerà la sua vita di carta.
Si comincia con …O qualcosa del genere, un’interpretazione grafica a colori dei flussi di parole («quasi dei versi di canzoni») di Ostani. Si tratta di lavori che all’epoca non vennero nemmeno pubblicati nella loro interezza. Si entra poi nel vivo con La realtà è strabica (meglio nota come Alice Brum Brum): una storia di una cinquantina di tavole che Linus rifiutò e venne riciclata per l’editore Ottaviano che però richiese quasi altrettante tavole per farne un libro. Gli autori intercalarono quindi le nuove con quelle precedenti e il risultato è un fumetto piacevolmente bifronte: da una parte Sergio e Lucio viaggiano attraverso l’Italia incontrando varia umanità (ispirata a esperienze reali degli autori), dall’altra la vacua Alice subisce le lusinghe invasive del consumismo mentre il buffo Astralo cerca di riportarla sulla “retta via”. Anche il realismo della parte aggiunta a posteriori, quella con Sergio e Lucio, ha un che di evocativo, di immaginifico, pur se la differenza di stile è palese – soprattutto conoscendo la genesi del fumetto. Mattotti dichiara di essersi sorpreso nel vedere quanta influenza di Robert Crumb ci fosse nelle tavole originali, facendole ritenere quasi di un’altra epoca. Di underground ce n’è parecchio, ma il disegno è un continuo ribollire di stili e di suggestioni differenti, sembra di vedere un numero di Puzz.
Con le storie brevi raccolte sotto il titolo C’è del maggio anche nella pioggia Mattotti prese le redini anche dei testi, confezionando delle sequenze mute che non sono solo l’evocazione di un ricordo o di una sensazione o di un fatto a cui ha assistito, ma spesso delle vere storie compiute. Se narrativamente l’esperimento è riuscito, lo è ancora di più dal punto di vista artistico: non solo le vignette di Mattotti sono molto ricche e già presaghe delle sue prove più mature, ma presentano anche una certa varietà nelle tecniche usate.
Tram Tram Rock vede una nuova collaborazione: quella con lo sceneggiatore Antonio Tettamanti, molto attivo in quegli anni (testi per Silvio Cadelo, articoli su Totem…) e di cui già nei primi anni ’80 Fumo di China si chiedeva che fine avesse fatto. Anche qui storie di disperati, in cui rientrano gli autori stessi trasfigurati, e un’iniziale mancanza di baricentro cui segue per fortuna una caccia al tesoro che vivacizza il tutto. Probabilmente all’epoca (1978) questo fumetto poteva apparire ironico e a tratti divertente, ma rileggere oggi del disagio e delle privazioni dei vari protagonisti lo è molto di meno. Tram Tram Rock testimonia la caparbietà degli autori e le opportunità che all’epoca si potevano ancora inventare per il mezzo: in origine comparve a puntate sulla rivista di annunci Secondamano. Remo è poi in effetti un’appendice (triste) a Tram Tram Rock, sempre a opera di Tettamanti. Un fumetto breve nato anche come biglietto da visita per una eventuale futura serie che però non venne accolta da nessun editore. Seguono poi, con il titolo collettivo (S)Oggetti di Secondamano, delle illustrazioni con cui Secondamano diede ulteriore lavoro al disegnatore all’epoca ventiseienne.
Dopodiché arriva Incidenti, l’opera più matura di Mattotti in cui ricompare Lucio ma, forse simbolicamente, si trasforma tagliandosi i capelli e inforcando occhiali da sole che, così lascerebbe intendere una battuta, non permettono di vedere il mondo circostante. Se prima le trame erano più che altro l’accumulo di situazioni diverse, anche a causa dei tempi strettissimi di realizzazione, in Incidenti si nota una pianificazione maggiore, ci sono dei personaggi coerenti fino alla fine e in sostanza si può dire che si tratti di un thriller articolato che ruota attorno a un traffico d’armi, anche se la vena visionaria di Mattotti riemerge nelle figure dei SIDRA, nani deformi che rappresentano l’ordine e la repressione e che si esprimono in rima (!).
Il tempo di pubblicare su testi di Tettamanti Reazione chimica (una di quelle storie commissionate da Panorama nei primi ’80 a vari fumettisti) ed è la volta di Alé Tran Tran!, serie di storie brevi a tema (ma sarebbe meglio dire con sottofondo) calcistico. In teoria il lavoro più maturo, è quello che mi ha convinto di meno nella sua interezza. Certo, a me non frega niente di calcio, ma il punto è che mi ero già bruciato gli episodi migliori, tra cui svetta il primo, leggendoli su Alter.
Chiude il volume la rarità Agata Blues a colori, che Mattotti realizzò per Canecaldo grazie all’interessamento di Riccardo Mannelli. Il crudo assunto di base, una ragazza down che vive varie vicissitudini anche sessuali, viene stemperato dai disegni e dai colori eruttivi di Mattotti, pieni di vita. La serie rimase incompiuta a causa della chiusura di Canecaldo.
La qualità di stampa del volume è incredibilmente perfetta o poco meno, probabilmente Mattotti o chi per lui è ancora in possesso delle tavole originali. Solo alcune tavole di Reazione chimica sembrano scansionate dalle riviste, e l’occasionale ma quasi impercettibile tremolio del tratto è da attribuirsi alla leggera porosità della carta non patinata piuttosto che a una scansione non ottimale. Periferica è ovviamente una manna per gli appassionati di Mattotti, e trattandosi del Mattotti degli esordi è interessante anche per i semplici curiosi. Ma potrebbe anche servire da lettura motivazionale per chi, leggendo delle porte in faccia che ricevette, non si perde d’animo e insegue le sue ambizioni.
Tettamanti ha adattato per Mattotti Huckleberry Finn di Twain, uscito "solo" una decina di anni fa.
RispondiEliminaQuindi dovrebbe essere ancora vivo :D
Ma no, l'Huckleberry Finn della coppia è molto più vecchio, contemporaneo di queste storie anche perché commissionato sempre da Ottaviano. È stato stampato di recente con una copertina che ovviamente Mattotti ha illustrato con il suo stile di oggi.
EliminaPiù che altro, volevo ricordare uno sceneggiatore che a suo tempo era molto quotato, ma che evidentemente preferì altre strade. Di Antonio Tettamanti su Google ne ho trovati diversi, credo sia quello indicato come critico musicale.
Capperi che leccornia!
RispondiEliminaUn vecchio libro di Mattotti, devo proprio cercarlo