domenica 24 ottobre 2021

La Ballata di Hugo

Dopo Paolo Cossi anche Bepi Vigna traduce a fumetti la vita di Hugo Pratt, che in una sua versione fantasiosa era già stato protagonista di un romanzo di Alberto Ongaro. Viste la vicissitudini che ebbe (o inventò) Pratt, la sua esistenza si presta molto bene a essere “fumettata” e molti aneddoti saranno già noti al lettore ideale cui si rivolge questo volume, attirato evidentemente dalla possibilità di conoscerne di nuovi. Effettivamente per me è stato così anche se con tutto il paratesto che da sempre circonda Pratt è stato inevitabile avvertire ogni tanto un senso di dejà vu.

Il fumetto di 48 tavole è introdotto da una lunga e interessante prefazione di Vigna (Alvaro Zerboni, di cui viene riportato un lungo intervento, ha però confuso la nazionalità di alcuni autori) e dopo una cornice metafumettistica prende l’avvio con una breve sequenza citazionista. La storia si svolge dall’approdo del giovane Hugo in Africa fino alla sua partenza per l’Argentina dopo essere rientrato a Venezia, e si basa come logico sull’accumulo dei vari aneddoti disseminati da Pratt, che a testimonianza della loro attendibilità non chiariscono come abbia fatto a cavarsela in certe situazioni. Lo stile adottato da Vigna è giustamente frammentario, non avendo la necessità di seguire nessuna trama, avendo come obiettivo la rappresentazione degli aneddoti ritenuti più gustosi o rilevanti – peccato che non ci sia la consegna de L’Isola del Tesoro da parte del padre! Così come aveva fatto nella storia breve disegnata da Zanotto come omaggio a Oesterheld, Vigna inserisce nei dialoghi parti di interviste o altre citazioni del protagonista o di chi gli fu vicino.

I disegni acquerellati di Mauro De Luca sono molto solidi e suggestivi. Da quello che vediamo nella prefazione, la scelta della copertina è stata effettivamente la migliore possibile.

Il volume ha un unico difetto (oltre al lettering digitale che fa un po’ a pugni con la naturalezza degli acquerelli): le tavole sono state organizzate principalmente su una struttura a tre strisce, che però non sono le tre strisce di XIII o Thorgal, ma spesso portano a non più di sei vignette, tra cui molti dettagli, primi piani e mezze figure. E le panoramiche di De Luca non sono così dettagliate come ci si aspetterebbe da un fumetto che, sia per l’argomento che per il formato, sembra essere stato pensato anche per il mercato franco-belga. In epoca di miniaturizzazione selvaggia, sembra paradossale dire che La Ballata di Hugo avrebbe reso benissimo anche con qualche centimetro in meno, ma in effetti è così (anche per non far risaltare le matite non cancellate di De Luca, che testimoniano la genuinità del prodotto ma a volte tendono a distrarre). Insomma: chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti.

Se siete tra quanti leggono e giudicano un fumetto basandosi su un righello, e si scandalizzano perché Bacilieri ha adottato il formato tascabile, di sicuro le dimensioni LP de La Ballata di Hugo troveranno il vostro favore incondizionato. Ma se invece lo strumento che usate per giudicare i fumetti è il cronometro, forse potreste indirizzare i vostri 28 euro altrove, stante anche il rischio di trovare poco o nulla di nuovo a livello di aneddotica prattiana.

Io ho apprezzato La Ballata di Hugo, anche per il formato prestigioso e la qualità di stampa comuni alle altre pubblicazioni de Lo Scarabeo, ma mi rendo conto che impostando delle tavole più ricche si sarebbe potuta mettere molta più carne sul fuoco e magari arrivare anche un po’ oltre nella vita di Pratt. Ma per quello potrà sopperire un eventuale seguito, che il finale di questo volume farebbe quasi presagire.

17 commenti:

  1. "Paratesto" mi fa venire in mente un'altra parola che qualcuno, non io, potrebbe abbinare a Pratt! Confondere la nazionalità di autori sudamericani è un peccato veniale. Nessuno dice che Alberto Breccia è uruguaiano, sarebbe come sottolineare che Leo Ortolani non è parmense ma pisano (pardon: pisese).
    Alla prima occasione darò un'occhiata a questo libro. Non ho quelli di Cossi, come sono?

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    1. Chissà, forse l'uso di "paratesto", qui usato in modo un po' forzato, voleva proprio echeggiare altri termini. D'altro canto al posto di "inventò" in origine doveva esserci "paventò", che però sono l'unico a usare col significato diverso da "temere", significato che solo io attribuisco al verbo.
      Breccia citato come argentino, in effetti, mentre per uruguagio viene fatto passare Solano Lopez (che però mi pare avesse un antenato illustre di quelle parti) e Zanotto per italiano, quando era naturalizzato argentino da una vita. Mi pare anche lo spagnolo De La Fuente sia messo nel calderone sudamericano, mentre mi risulta fosse spagnolo. Non ho il volume sotto gli occhi quindi non posso essere più preciso.
      La trilogia di Cossi la ricordo piacevolmente, anche se disegnata con uno stile che non amo molto. Leggere questa Ballata mi ha fatto venir voglia di rileggermi il Cossi!
      L'occasione per sfogliarlo potrebbe essere la prossima settimana nello stand Napoleone, se ci sarà Lo Scarabeo, così di passaggio ci facciamo pure una chiacchierata - probabilmente in bar visto che il nodo accredito stampa non è ancora sciolto.

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    2. ' "Paratesto" mi fa venire in mente un'altra parola '...

      ParaDemone? Ah, no, quello è Jack Kirby quando scrive il suo 4. mondo.
      Quale sarà mai allora la parola che inizia per Para? Mah!
      E quale sarà mai il significato "altro" di 'paventò'? Mistero!
      E come si risolverà l'oscuro caso dell'accredito stampa? Lo si saprà...

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    3. A Lucca, tutti gli enigmi verranno sciolti!!

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    4. Parastatale? Paralitico? Paramedico? Paravento? Paraspifferi? Parafuoco? Parapendio? Paragnosta? Paralipomeni? Boh!

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    5. Paralume, spiritosoni... È una citazione da un numero di Comic Art, tra l'altro.
      Comunemente uso "paventare" come "ammannire", ma col senso che io do ad ammannire, che non è quello corretto!
      Comunicazione ricevuta stamane sull'accettazione del pass le cui modalità di ritiro mi verranno spiegate "nei prossimi giorni". Quindi tenetevi liberi qualche giorno che ci prendiamo un caffè. Magari con Frank Miller, stavolta, dopo la nostra esperienza con Neal Adams.

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    6. OK, ci si vede venerdì.
      Sperando che un paramilitare non mi pari davanti la sua Parabellum perché sono senza braccialetto.

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    7. Io giovedì vado al Palazzo Tucci in Via Battisti a ritirare il badge, ho tempo dalle 17 alle 19.

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    8. A quell'ora di giovedì io sarò appena a metà strada - sempre se va bene. E comunque l'anno scorso gli accrediti li giravano via mail per farli stampare in autonomia, quindi mateiralmente non dovrei andare a ritirare nulla.
      I paramilitari con la parabellum che si parano davanti sono un paradosso.

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    9. Poplite, io giovedì potrei farcela a stare davanti al palazzo Stanley Tucci alle 17. Fammi sapere se ti interessa...

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    10. Ok. Ci vediamo all'ora di merenda. Se non ti riconosco perché hai la mascherina, apri un paracadute parabolico paramilitare

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    11. Avrò in mano una copia di Eureka e una gardenia blu all'occhiello...

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    12. Lietissimo di fare da bacheca per i vostri appuntamenti. Se vedete Frank Miller ditegli di aspettarmi, che gli faccio un culo così appena lo vedo.

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    13. Ha saccheggiato abbondantemente gli autori argentini (limitandomi a quelli che conosco).

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    14. Io con Miller mi fermo a Devil e al dark knight, il resto non mi interessa. Fai qualche esempio di argentini saccheggiati.
      Poi per fargli il culo al vecchio Frank mi sa che devi prendere il numeretto, c'è una lunga fila...
      Fammi sapere quando arrivi, eh! (a Lucca, non al primo posto in fila).

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    15. Ruben Marchionne, Alberto Breccia, Josè Munoz...

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