Deliquio è un malfamato porto di
mare dove si smerciano un’infinità di veleni. Qui vive Natch, che oltre a
confezionare veleni è un’ingegnera che ha progettato una rudimentale pistola ed
è l’entusiasta protagonista di ammucchiate. Durante uno di questi incontri amorosi
rivela fortuitamente il proposito di andare a esplorare i pozzi dei desideri
dove un drago concederà appunto un desiderio a chi lo batterà. Nevo, uno dei
suoi amanti, le soffia mappe e armamentario e insieme all’amico Greyson detto
Grey si avventura sul posto prima di lei. Qui, a neanche 20 pagine dall’inizio,
avviene un inaspettato colpo di scena: la spedizione si rivela un fallimento e
l’azione si sposta 19 anni dopo, quando Grey è finalmente riuscito a risalire
in superficie e tornare a Deliquio. La realtà che trova è desolante: Nevo ha
più o meno coronato il sogno di diventare medico ma è un relitto disincantato e
alcolizzato, ha sposato Natch che però è stata assassinata qualche anno prima.
Per questo i due tentano una nuova discesa per ottenere il desiderio di tornare
indietro nel tempo e “raddrizzare” le loro versioni più giovani e soprattutto
salvare Natch. Rotte le barriere del tempo, devono riallacciare i rapporti con
i se stessi del passato e convincere Natch a unirsi all’esplorazione, lei che è
solita intraprendere ogni avventura da sola – e nel mentre scopriranno anche
chi la assassinò. Nemmeno stavolta l’esplorazione (brevissima come nel primo
volume) sarà coronata dal successo, ma comunque il lieto fine non mancherà, potenzialmente
anticipatore di una prossima sequenza di volumi con gli stessi protagonisti.
Di Draghi e Veleni non è un capolavoro, lungi dall’esserlo, e non
fa nemmeno scompisciare dalle risate (molto simpatica la morale finale del
drago, comunque). Il target di questo fantasy umoristico non è poi molto
chiaro: certi elementi come l’agguerrita vecchietta guardiana del drago
sembrano strizzare l’occhio a un pubblico infantile, ma turpiloquio e
riferimenti al sesso sono ovviamente più adatti a un pubblico almeno adolescenziale.
Ma, come ho evidenziato, Isabelle Bauthian ha saputo costruire delle trovate
piuttosto originali e dei colpi di scena degni di questo nome. I disegni di
Rebecca Morse sono ovviamente caricaturali e quindi molto espressivi, ma anche
ricchissimi di particolari. Ovviamente la riduzione delle sue tavole nel
formato 16x21 mortifica molte delle sue panoramiche stracariche di dettagli e
alla Cosmo hanno giustamente pensato di non tradurre i cartelli del mercato e
altre scritte, che (complice anche una stampa non perfetta – la carta è quella
che è) sarebbero risultati illeggibili. Non mi pento di aver speso 5,90 euro
per un volume che probabilmente piacerà agli appassionati di fantasy e/o giochi
di ruolo, che potranno trovare qualche spunto per le loro avventure e
assaggiare (più che altro intravedere visto il formato ridotto) un po’ della grandeur del fumetto franco-belga.
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