Con l’espediente del flashforward, partendo da quando riceverà l’inaspettato premio del titolo, ci viene presentata attraverso le testimonianze che sfilano nella trasmissione televisiva Storie che fustellano l’Anima la vita di Emiliano Speroni. Nato in una famiglia in perenne affanno economico, continua a credere al suo sogno di affermarsi come regista nonostante le due porcherie orribili con cui si è fatto una pessima fama. E alla fine, sempre con il cast di ristoratori cinesi presso cui lavora e con il ruspante sponsor che lo accompagnano dall’inizio, ce la farà.
Lo stile di scrittura di La Rosa si coglie nell’arguto umorismo a volte metanarrativo e a volte un po’ cattivello, ma la necessità di avere un’ossatura portante che giustifichi una storia lunga e abbia un minimo di realismo lo rende meno deflagrante di quello che si coglie nei due Dizionari o nelle sue opere più surreali. Inoltre qualche pagina in più avrebbe contribuito ad appassionarsi alla vicenda (in totale sono una novantina, ma gli inserti “filmati” sono preceduti da frontespizi), tanto più che sono solo due i Film Brutti che ci vengono mostrati prima del trionfo finale. Non tutto poi è farina del sacco di La Rosa, che si ritrae in un cameo con Fabrizio “Pluc” Di Nicola: l’aneddoto delle urla e delle frattaglie è successo veramente mentre lavoravano al seguito italiano apocrifo di Alien, e mi pare che lo stesso La Rosa lo ricordi in uno dei due Dizionari. Ma l’aspetto meno convincente è il meccanismo con cui Speroni ottiene la Palma d’Oro: spacciare l’incomprensibilità per profondità è qualunquista e non è nemmeno un’idea originale, i primi esempi che mi vengono in mente sono Oltre il Giardino e Hollywood Ending. E così La Rosa passa da fustigatore di costumi che parodia la tv del dolore a spettatore populista che mette in un unico calderone tutto ciò che esula dai rassicuranti schemi consueti e più comprensibili – da notare che il film coreano che si è inventato per esprimere questa idea, Forchetta, è meraviglioso!
Come i due Dizionari, anche questo libro è disegnato da due mani diverse e accanto al bravo Fabrizio “Pluc” Di Nicola che come al solito si occupa dei film stavolta c’è Chiara Karicola (e non più lo stesso La Rosa) che illustra la storia portante. La disegnatrice è piuttosto scrupolosa nel disegnare i volti dei personaggi, ma il suo stile è molto, troppo stilizzato per i miei gusti. E le sue tavole costituiscono la maggior parte del fumetto. A dirla tutta, anche lo stesso Di Nicola a colori mi ha convinto un pochino di meno rispetto al solito.
Shockdom ha confezionato un bel volumetto, cartonato e stampato su carta patinata, al costo di 16 euro. Purtroppo non si tratta di una delle opere migliori di Davide La Rosa, ma mi fornisce materiale per i Fumettisti d’Invenzione (con una mise-en-abyme finale che è tutt’altro che originale).
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