Luigi Garlando ha optato per una narrazione al presente molto evocativa e per una struttura in capitoli brevi (a volte brevissimi) che avvince e invita alla lettura. In sostanza sono oltre 500 pagine che scorrono rapidissime sospese tra dramma e commedia perdendosi nei rivoli delle vicende dei singoli fratelli (ma c’erano anche quatto sorelle) che a volte scorrono parallele per poi riallacciarsi. Solo le pochissime parti epistolari rallentano un po’ il ritmo visto che non sono presentate come dei botta e risposta. Non male poi la scelta di inserire degli episodi apparentemente slegati dal contesto (i due parà belgi nascosti nel fienile) che poi avranno ripercussioni centinaia di pagine e decine d’anni dopo.
Oltre che la celebrazione dell’intuito imprenditoriale e della tenacia dei Panini (in particolare Giuseppe e Franco per il primo, Benito e Umberto per la seconda) L’Album dei Sogni è una carrellata sul ventesimo secolo visto da Modena in cui sfilano eventi storici e gli importanti cambiamenti della società italiana e fanno capolino personalità come Francesco Guccini, Guido De Maria, Bonvi, Maurizio Vandelli – e questi sono solo quelli che conosco io visto che ci sono una pletora di altre comparsate eccellenti del mondo dello sport e della musica. Chissà chi è quel Popi che torna con una certa frequenza, forse è un’invenzione dell’autore visto che non sembra aver avuto successo come invece Wainer Vaccari, il grafico ideatore dell’iconica immagine del calciatore in scivolata che poi si affermerà come pittore.
Particolarmente interessanti, almeno per me, sono i dettagli sulla costruzione della prima edicola dei Panini e i dietro le quinte sul mondo della stampa e successivamente sulla distribuzione nazionale dei loro album, dettagli che in fondo si possono estendere anche il settore dei fumetti (credo).
Ovviamente trattandosi di un’agiografia certi elementi vengono smussati o giustificati, come l’adesione al fascismo del capostipite Antonio Panini indotta da un episodio molto specifico, né viene quasi mai detto per esteso il nome di Enzo Ferrari (chiamato semplicemente Drake) fintantoché non gli si farà fare una figura migliore rispetto quella con cui è apparso prima (ma nemmeno la Maserati ne uscirà pulitissima). Ma d’altro canto non ci sono nemmeno ipocrite concessioni al politically correct, e i meridionali vengono spesso chiamati «maroch».
Forse l’albero genealogico della famiglia avrebbe potuto essere messo alla fine onde evitare qualche spoiler sulle vicende familiari, ma un opportuno errore in una data ha permesso comunque una sorpresa.
Alla fine avviene un repentino cambio di prospettiva e i riflettori (che già l’avevano illuminata molte volte) sono tutti sulla madre Olga. Ho avvertito un nettissimo cambio di passo, quasi la necessità di chiudere in fretta. Ma non è così, o almeno non solo così: semplicemente, la parabola dei Panini è arrivata alla fine con il passaggio della società al controllo estero nel 1988. E quindi niente racconto di come la Panini si lanciò nei fumetti!
In compenso un dubbio ha aleggiato per tutto il libro: Franco, il fratello più giovane e l’intellettuale del gruppo, appassionato di fumetti, veniva chiamato “Uèllas” dal nome di uno dei fumetti che leggeva. Si trattava della storpiatura di Edgar Wallace, ma qual era il fumetto in questione? Forse Il Cerchio Verde?
Una curiosità: ma che ti hanno fatto le longitudini, che "su questi lidi" non le nomini mai?
RispondiEliminaE ci sarebbero pure le altitudini, poverette...
EliminaSì certo, ma limitiamoci ai sacri testi:
Elimina"E ora cantiamo la nostra - longitudine -
latitudine - latitudine - longitudine
Cosa c'è nel mare? - La torpedine -
Cosa c'è in Friuli? - Trieste e Udine -
Bravi - Grazie -"
"E non è finita:
per festeggiare offro Coca Cola con aspirina a tutti!
- Yeh! -
E fra dieci minuti voglio vedervi tutti in acido."
ho dovuto googlarla, non la ricordavo proprio.
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