martedì 11 febbraio 2014

Historica 16 - Attila vol. 1 - L'Invasione dell'Occidente



Dopo Vae Victis! e Le Sette Vite dello Sparviero la benemerita collana Historica ospita un’altra serie lunga che non si conclude in un solo volume. All’epoca della sua uscita per Alessandro Editore avevo snobbato Attila... Mon Amour incasellandola tra le serie più popolari del mercato franco-belga: meno male che ci ha pensato la Mondadori a farmi recuperare quello che, almeno da quello che ho potuto leggere finora, è un invece un fumetto molto bello e originale.
L’Attila del titolo è in realtà il coprotagonista di questa saga in sei volumi e divide la scena con l’affascinante Lupa, una donna che un temperamento ferino e la pelle di lupo che indossa bastano a spacciare per un mostro esotico da esibire nelle fiere. Nel 449 dopo Cristo l’Impero Romano d’Occidente sta per andare incontro al suo tramonto: i barbari Unni vanno ingraziati per frenare la loro sete di conquista. Tra i tanti doni che vengono fatti ad Attila da Cesare Augusto Valentiniano c’è anche Lupa, che eserciterà sul leader barbaro un fascino irresistibile. Farne la sua amante (tra l’invidia delle sue altre donne e soprattutto della sua favorita) sarà una mossa decisiva per Attila visto che con l’avanzare degli episodi Lupa rivela delle doti tattiche fuori dal comune e delle altrettanto inaspettate conoscenze sull’esercito e sugli usi e costumi dei Romani, che si riveleranno fondamentali per le fortune dell’avanzata unna. Il passato di Lupa ci viene svelato lentamente nel corso degli episodi e costituisce uno degli aspetti più interessanti della serie, tanto più che i flashback accompagnano con eleganza il progressivo ruolo egemone che Lupa avrà nella trama e alla corte di Attila.
Attila coniuga una grande precisione storica con la giusta dose di azione e avventura, e Mitton dimostra di essere molto ispirato nella scrittura (d’altronde già la scelta della protagonista è un bel colpo di genio). Il ritmo dei singoli episodi è gestito alla perfezione, contrappuntando ottimamente le varie scene e gestendo molto bene la suspence: prendiamo ad esempio la scena dell’incontro tra Attila e Bledda nel terzo episodio, o la stessa entrata in scena di Lupa. I personaggi, anche quelli che programmaticamente devono essere antipatici, sono resi con grande profondità e non manca occasionalmente qualche tocco d’ironia per stemperare, o almeno equilibrare, le sequenze più crude.
Sono molto ben congeniati anche i singolari cliffhanger con cui si conclude ogni episodio: non un semplice rimando a cose a venire ma una scena che rimette parzialmente in discussione quanto letto finora e che introduce nuovi particolari.
A volere trovare un difetto in Attila, va rilevato che i disegni di Bonnet non presentano sempre delle anatomie inappuntabili, soprattutto per quel che riguarda i volti. Ma (oltre al fatto che si è visto e si vede ben di peggio) mi sembra che col procedere della serie il disegnatore stia trovando una sua strada sempre più convincente.
Da notare che nell’introduzione Sergio Brancato non fa solo le solite considerazioni antropologiche molto interessanti ma guadagna spazio parlando del pericolo degli spoiler – e, vivaddio, evitando di farne!

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