mercoledì 8 ottobre 2014

Supergods



Buon ultimo, anch’io mi sono finalmente letto Supergods dopo averne apprezzato qualche brano a sbafo in fumetteria. Che dire? I pezzi migliori sono evidentemente quelli che avevo leggiucchiato di straforo.
Scherzi a parte, questo libro non è l’autobiografia di Morrison o l’Hollywood Babilonia di Marvel e DC che mi sarebbe piaciuto leggere, ma un saggio sul fumetto supereroistico che unisce ricerca storica e analisi antropologica, infilando comunque qualche ghiotto aneddoto qua e là. La passione di Morrison per i “Mystery Men” trasuda da ogni pagina, ma mi ha fatto sorridere in più di un’occasione vedere tanto afflato e tanta partecipazione verso un genere tutto sommato limitato e ripetitivo, soprattutto se confrontato con la ricchezza dei panorami fumettisti europei e giapponesi, a cui comunque Morrison fa un vaghissimo accenno.
A seconda dell’umore e del mio livello di stanchezza, la sua prosa centrifuga colma di appassionato lirismo mi è risultata alternativamente coinvolgente o soporifera. Più di uno spunto, comunque, offre possibilità di riflessioni originali, e almeno un paio di aneddoti vanno ad aggiungersi alle solite storie che un appassionato di fumetti, non necessariamente statunitensi, ha già sentito e continua a sentire.
Mi è sembrato che Morrison abbia voluto quasi scrivere un libro a tesi, applicando la stessa chiave di lettura (i fumetti di supereroi come sfogo a pulsioni non sempre confessabili) a epoche e personaggi molto distanti e diversi, operazione che risulta quindi un tantinello forzata.
Di certo è ammirabile la schiettezza con cui Morrison ammette quanto della sua carriera sia dovuto a raccomandazioni, fortuna e all’abilità nel costruirsi un personaggio strepitante quando la qualità dei suoi lavori non era sufficiente a metterlo sotto i riflettori. E d’altra parte anche le sue simpatie e antipatie verso gli operatori del settori sono molto evidenti pur senza essere sottolineate.
Entrando nello specifico dell’edizione italiana, mi pare che non sia esente da qualche piccolo errorino e imprecisione, ma nulla di drammatico. Oltre alla solita svista (credo) di tradurre “morbid” con “morbido”, mi è sembrato in particolare poco felice ripetere ossessivamente la definizione “striscia” anche per fumetti, e qui sono praticamente tutti, che tecnicamente strisce non sono.
Nel complesso, preso dalla corretta angolazione e con lo spirito giusto, Supergods è abbastanza interessante e a tratti anche divertente. Il particolare taglio dato al volume, che è un mix di autobiografia e saggio, non ha permesso però di sviluppare in maniera completa nessuna di queste sue due anime.
Caso vuole che questo sia il post 666. no, è il 668

9 commenti:

  1. A me il libro era piaciuto molto. Morrison ha sempre sguazzato nei supereroi è con tutta probabilità il suo amore per loro è sincero e anche poco convenzionale, poi amandoli molto anche io col Grant ci vado abbastanza d'accordo. Lo stile a metà tra autobiografia e saggio sul supereroe rende Supergods abbastanza originale come lettura. Quello che mi piacerebbe leggere ancor di più per mano di Morrison sarebbe un puro e semplice libro di narrativa, un bel romanzo. Chissà cosa tirerebbe fuori :)

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    1. Mi pare che abbia scritto almeno un romanzo, una specie di spin off di The Invisibles utile per capire meglio il fumetto.

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  2. Ha scritto anche un racconto di una antologia in cui vari autori si cimentavano con il mondo, il mood ed i personaggi di Lovecraft ( nella stessa raccolta un contributo di Alan Moore recentemente diventato fumetto x la Avatar ). Io non sono così ansioso di leggere un romanzo di Morrison perchè credo che sia essenzialmente un interessante , visionario sceneggiatore di comics. De gustibus.
    Negli USA - al di là dei successi relativamente recenti dello horror di The Walking Dead , del fantasy di Saga e di cose come Chew - il mainstream è fumetto di picchiatelli in costume variamente cucinato. Non si tratta + di milioni di copie x ogni singolo albo di McFarlane o Jim Lee, ma so goes life.
    Nella introduzione ad un volume di Astro City di qualche anno fa , Neil Gaiman ricorda l'occasione in cui si è baloccato con l'idea di scrivere una storia di Bats a quattro mani e due teste con Kurt Busiek e nota come, partendo dal fumetto di super-eroi come metafora della frustazione dell'adolescente medio americano, si arrivi a poter raccontare praticamente qualsiasi cosa. Immagino sia questa la ragione del successo di un concetto apparantemente di nicchia.
    Ennio de Concini consigliava ai suoi studenti aspiranti sceneggiatori di scrivere qualsiasi storia come fosse un giallo.
    Probabilmente Busiek consiglierebbe di scrivere qualsiasi fumetto come fosse una storia di super-eroi.
    Morrison scrive , spesso, storie di super eroi come fossero altro.

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    1. Sull'essenza del supereroe come proiezione dell'adolescente (e preadolescente) maschio qualcuno che ora mi sfugge (Giorgio Lavagna?) aveva scritto un pezzo illuminante su Cyborg seconda gestione in occasione della morte di Superman.

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  3. E' possibile. Ricordo vagamente un articolo sulle "tante " morti di Supes nei decenni su di un numero di Cyborg seconda serie ( Supes se ne va x un annetto intorno al 1993 ).

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    1. Sì, proprio quello: l'autore (che non ricordo ma non so perché credo essere Lavagna) fece una disamina argomentatissima e rigorosa sul perché Superman non è un guscio identificativo per un inesistente "americano medio" ma per un [pre]adolescente maschio.
      Un articolo veramente ottimo e ben scritto che ogni tanto mi rileggo. E citava appunto anche le precedenti morti di Superman.

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  4. Tante teste eccetera. Quentin Tarantino fa dire al suo Bill che Clark Kent è come Supes vede i terrestri. Una specie di parodia velenosa. Praticamente Apollo che si traveste da Fantozzi xchè crede di vivere tra travet smidollati. Personalmente sposo il concetto ( sintetizzato x esempio nei comics scritti da Loeb e disegnati da McGuinness ) x cui Supes sia un americano nato x errore fuori dai confini USA
    ( tanto x citare una vecchia canzone dei New Trolls ) , davvero persuaso di essere nella Terra delle Occasioni dove nemmeno il cielo è il limite. Personaggio difficile da scrivere.

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