sabato 7 maggio 2016

Historica 43 - L'Impero Azteco 1: I Presagi di Montezuma

Inaspettatamente, trattandosi di un’opera del popolaresco Jean-Yves Mitton, il nuovo volume di Historica mi è piaciuto molto. Con il titolo L’Impero Azteco vengono presentati i primi quattro episodi della saga Quetzalcoatl già edita in Italia da Alessandro Editore, non ricordo se nella sua completezza. È probabile che in Mondadori abbiano scelto questo titolo più anonimo per attirare legittimamente quei lettori che già possiedono l’altra versione.
La storia cattura sin dall’inizio, con una introduzione molto drammatica e un calcolato (e forse un po’ eccessivo) ritardo nel presentare i protagonisti. Siamo a Vera Cruz nel gennaio 1525 e l’inquisitore Padre Segura è stato chiamato dalla Spagna a raccogliere la testimonianza di una india accusata di stregoneria, tal Maïana Xochitla che da quando aveva 15 anni nel 1519 è riuscita a sopravvivere alle brutture della società che l’aveva generata e addirittura a diventare la concubina di uomini di potere come Montezuma e successivamente Hernán Cortés. In realtà, come il vescovo locale è sin troppo sincero ad ammettere con Segura, la confessione servirà principalmente a estorcere alla donna dove si trova il favoleggiato oro di Montezuma.
La schiettezza disincantata con cui Mitton introduce il vero scopo dell’Inquisizione si riflette anche nell’obiettività con cui rappresenta le barbarie a cui gli stessi sanguinari Aztechi sottoponevano le altre etnie come i Mixtechi di cui fa parte Maïana, che poco avevano da invidiare ai massacri perpetrati dai conquistadores.
La storia di Maïana viene raccontata quindi tramite la registrazione scritta delle sue memorie durante la notte, con l’espediente geniale della lotta contro il tempo: il tribunale si riunirà durante la mattina successiva e Padre Segura dovrà riuscire a trovare nella sua storia elementi a suo favore per salvarla dal rogo.
In questi primi 4 episodi assistiamo all’ascesa di Maïana da contadina appena maritata a concubina favorita di Montezuma per vendetta (l’idea alla base del suo piano ricorda quella di un episodio de Il Venditore di Sogni di Ferrandino) sino a diventare fuggiasca, dopo essere sopravvissuta a violenze indicibili. Ovviamente come succede agli eroi popolari la vicenda di Maïana procede anche grazie a smaccate botte di fortuna e agli incontri giusti al momento giusto. Mitton dimostra di essersi documentato parecchio e inserisce molte nozioni e dettagli storici in questa saga, tanto da rendere la lettura dei singoli episodi un po’ più densa della media.
Inoltre fa un ottimo lavoro sui protagonisti, che sono molto sfaccettati e rivelano nel corso della narrazione la loro vera natura: Padre Segura all’inizio ci viene introdotto come uno stronzo e invece si rivelerà uomo giusto e di buon cuore, mentre il suo giovane assistente frate Tancredi a cui inizialmente va la simpatia del lettore si dimostrerà meno innocente di quello che sembrava. Ciò detto, Mitton è pur sempre Mitton…
L’umorismo che affiora con eccessiva frequenza è di grana assai grossa: al di là della scena in cui Montezuma annoiato a morte sonnecchia durante i sacrifici, la bagarre di pagina 38 è talmente sopra le righe che nei commenti di Padre Segura, che la etichetta come una «farsa di paese», mi è sembrato di cogliere una certa autoironia da parte di Mitton.
Gli ammiccamenti pruriginosi, che sovente coinvolgono minorenni, sono praticamente la norma e non mancano sequenze boccaccesche come gli intermezzi con frate Antonino, omosessuale sin troppo intraprendente.
A livello di disegni Mitton conferma la sua attitudine di autore ruspante per cui l’anatomia e le proporzioni possono essere addomesticate per far stare le figure nelle vignette. Lo stesso Sergio Brancato nell’introduzione lascia intendere quanto lo stile di Mitton sia sin troppo classico, intendendo probabilmente la banalità delle inquadrature e certe licenze come i profili non riuscitissimi. I suoi campi lunghi e le scene di massa sono comunque oggettivamente molto curati e suggestivi.
In merito a questa edizione della Mondadori la prima cosa che si nota è che, come accaduto per altre serie meno recenti (il primo episodio di Quetzalcoatl è del 1997) la qualità di stampa non è ottimale, anche se il quarto volume viene riprodotto in maniera impeccabile. Non ci sono balloon invertiti, ma c’è stata qualche indecisione su quale articolo usare davanti alla zeta (“quei” Zapotechi invece di “quegli”, come “dei” Zolipotl e non “degli” ma poi altrove viene scritto correttamente “gli Zapotechi”).
Va segnalato come nel terzo episodio sia stato fatto un ottimo lavoro nell’adattare le onomatopee francesi. Come nel caso dell’ultimo I Passeggeri del Vento anche qui viene riportato in appendice un glossario, in cui però ogni tanto non viene rispettato l’ordine alfabetico e non sempre c’è omogeneità con i termini usati nel fumetto («Tonaltiuh» viene riportato come «Tonatiuh» e  «Omexochitl» come «Omexocitl»). Questi difetti probabilmente sono presenti già nei volumi originali,  mentre i traduttori dovrebbero sapere, o almeno intuirlo dai disegni, che in francese faire une pipe a un uomo («Poquietl», dicevano gli amerindi) non vuol dire certo fabbricargli una pipa.
Attendo con ansia il prossimo volume conclusivo della serie. Ed era un bel po’ che non mi capitava con Historica.

2 commenti:

  1. In effetti questo è proprio un bel volume, di sicuro quello che mi ha convinto di più di Mitton tra quelli che ho letto su Historica. E in effetti per ora dopo Bois Maury gli unici volumi per i quali ho smaniato di avere un seguito sono stati i Passeggeri e questo, vista poi la conclusione del volume e tutto quello che dovrà succedere nel seguito! Tra l'altro, essendo il resto della storia composto da tre soli volumi, spero non sia troppo stringato e riesca a prendere il giusto respiro - come tra l'altro ha fatto qui, procedendo senza fretta. Dal momento che sappiamo già di nella premessa di chi lei sarà amante e guida, sarebbe stato inutile affrettarsi...

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    1. Beh, già così la confessione con la ricostruzione della vita della protagonista fino a dove siamo arrivati dura parecchio, mi sembra poco realistico che siano riusciti a raccoglierla in una sola notte! Ma va benissimo per una storia così buona sospendere l'incredulità.
      Neanch'io mi aspettavo un così buon risultato da Mitton.

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