martedì 23 agosto 2016

Ut 6: Iranon in Atem

E così la miniserie di Corrado Roi e Paola Barbato è giunta al capolinea. Dopo l’episodio precedente che aveva fatto chiarezza praticamente su tutti gli aspetti della trama questo sesto numero sembra voler dare una chiave di lettura a tutta l’operazione, quasi una dichiarazione programmatica di quello che è stato messo in atto con questa miniserie. Purtroppo nel farlo (sempre che questa fosse la volontà degli autori) si è optato ancora una volta per uno stile onirico, sincopato e grottesco. Forse non è un caso che Atem al contrario si legga “meta”, da intendersi non solo come la destinazione ultima di un viaggio ma anche come abbreviazione di metanarrazione e metafumetto.
Dunque: l’assunto di partenza di Ut, i suoi personaggi e tutta l’ambientazione sono stati veramente originali. Sicuramente è la prima volta che a essere protagonista di un fumetto seriale Bonelli non è un eroe o un antieroe ma un savant fou (decisamente più fou che savant) senza particolari sfaccettature ma con un atteggiamento spiccio e risoluto, più simile al Jesuit Joe di Pratt che a Tex. Non solo: il protagonista non ha il volto ricalcato da quello di un personaggio famoso, ma addirittura non ce l’ha nemmeno un volto, visto che lo si vede sempre con la maschera. E addirittura Ut è a malapena il “protagonista” della storia a lui intitolata considerato che un ruolo di maggior rilievo e più canonico ce l’ha Iranon.
Ora: considerati tutti questi fattori, certi aspetti di Iranon in Atem potrebbero essere visti sotto una luce appunto metanarrativa. Può darsi che io abbia solo cercato di trovare dei facili punti di riferimento in un guazzabuglio un po’ complesso e pieno di metafore, ma forse la “casa” principale va letta come la casa editrice che non può più permettersi di produrre personaggi originali “puri” e dalla vita infinita come potenzialmente avrebbe potuto essere il più classico Iranon, ma si rassegna a trovare vie alternative come Ut. Molti dialoghi si prestano a essere letti in questa chiave (talvolta cogliendo delle vaghe critiche agli “Originali”: «Ciascuno di voi viene generato seguendo una regola», «Il vostro percorso è sempre identico»…) e chissà, forse non è un caso che Ut abbia un dibattito chiarificatore, per quanto possa essere chiarificatore, proprio con un uomo e con una delle poche donne di rilievo che compaiono in Ut, esattamente come i suoi autori sono un uomo e una donna.
Ripeto: è solo una mia interpretazione con cui ho provato a districarmi tra le metafore e i simbolismi di cui questo numero è pieno e magari certi riferimenti criptici volevano rimandare alla condizione umana in generale o a quella dei lettori più in particolare. O forse non volevano significare proprio nulla. Come scritto in quarta di copertina: «Sei confuso, perché hai appena vissuto la fiaba…»
In ultima analisi, ho comprato Ut principalmente per i disegni e questi si sono rivelati addirittura superiori alle aspettative. Ma in più la miniserie mi ha offerto anche un protagonista e un’ambientazione decisamente originali e alla fine anche l’ermetismo di cui è pervasa la miniserie ha avuto il suo fascino. Insomma, ne valeva la pena.

3 commenti:

  1. Se continua così, scriveremo e pitteremo i ns fumetti solo per te - considerata la media delle vendite di alcune testate poco ci manca - caro Lorenz , perchè hai spagato il marchingegno in meno tempo di quanto ne occorra per leggere peste e putiffare e questo saloon è pieno di gente che non vede l'ora di lasciare questo mondo ostile. Bravo. Sei come il mio Crepascolino che assume un kinderino dopo l'altro, ma sei riuscito a distinguere il primo strato di succedaneo di surrogato di cacao e ti meriti qualcuno ti introduca al segreto del nucleo in simil crema di latte. Ut è Tu al contrario e tu sei il nostro lettore. Letteralmente, se consideriamo la media delle vendite eccetera. Il nostro lettore senza volto e savant fou che mette una maschera sul muso per sentirsi almeno per il tempo di cento paginette un Rupert Everett o una Audrey Hepburn in un mondo in cui non arriva mai davvero il crepuscolo. In via Buonarroti abbiamo sempre pensato e detto e scritto che il lettore è il nostro faro ed ora è anche il personaggio di una nostra storia. Abbiamo squinzagliato i ns creativi - mascherati - per le strade ripiene di lettori e li abbiamo studiati come fa l'etologo che segue la papera nel contesto. Korrado Roi come Konrad Lorenz. Se hai avuto l'impressione che qualcuno spiasse il tuo home - un raggio di sole che colpisce una lente e distoglie la tua attenzione mentre pesticci sulla tua tastiera lurida -sappi che avevi ragione e con si trattava di un gufo, ma di Mignacco che cerca ispirazione per la sua prossima miniserie su antichi marinai vichinghi che naufragano ed intagliano il legno degli scafi per ricavare proto pianoforti e pesticciare sui tasti affinchè la loro musica commuova gli dei. Struggente, nevvero ? Se fai il bravo, Mignacco e Ambrosini ti spediranno in anteprima il numero uno.

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  2. Iranon non era il protagonista di un racconto giovanile "onirico" di Lovecraft?
    Interessante questa cosa di voler dissimulare simbolicamente in un fumetto la filosofia editoriale della Famigghia Bonelli.
    Fra un 5 o 6 anni, al mercatino del Continuum 4 (dove i Manos vendono un sacco di bella roba)comprerò la miniserie e la metterò fra Borges, i Vangeli apocrifi e la Cabbalà. Mi sa un po' anche di Piddue :)

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    1. Non ho colto la citazione di Lovecraft, my bad.
      L'interpretazione metafumettistica è ovviamente solo una mia interpretazione, probabilmente quella più facile e immediata per non scavare troppo nel coacervo di simboli e significati di Ut...

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