Ancora alla ricerca dei suoi ex
commilitoni tramite cui ricostruire il proprio passato, Peg si trova
invischiato in un caso di rapimento di minore finalizzato alla prostituzione.
La storia fila via secca,
spietata e impietosa mettendo in scena personaggi squallidi molto ben
caratterizzati e trovate non banali, immagino frutto di una certa
documentazione da parte di Ruvo Giovacca (ad esempio, agli appartenenti delle
forze speciali venivano imposti dei corsi di dizione per eliminare ogni traccia
di accento e renderli così meno riconoscibili).
Gli argomenti in secondo piano
che comunque emergono nella trama (la sopraffazione, il degrado industriale, le
malattie militari, i padri divorziati, la crisi economica, la disoccupazione)
confermano il piglio neorealista de Il
Morto che come nessun altro fumetto riesce a rappresentare la realtà
italiana odierna. Pur rimanendo sempre una lettura avvincente.
Purtroppo il caso ha voluto che
questo bell’episodio sia funestato da qualche refuso e da una punteggiatura
occasionalmente eclettica, e forse avrebbe meritato qualche pagina in più per
sbrogliare la matassa meno sbrigativamente.
Anche i disegni non mi sono
sembrati il top di Boselli (chinato dal fido Triscari), pur se rimangono sempre
a un livello dignitoso, anzi decisamente buono.
Il titolo stupendo, la suggestiva
copertina di Paolo Telloli e la migliore splash page di Ermete Librato mai
vista sulla serie avrebbero fatto pensare al capolavoro e invece Niente, dal domani è “solo” un ottimo
episodio.
In appendice una nuova storia
breve di H. W. Grungle: idea di
partenza simpatica e disegni (di Laura D’Allura) gradevoli, ma la battuta
finale non rende giustizia all’originalità del soggetto.
Sono rimasto così tanto a riflettere sulla punteggiatura occasionalmente eclettica che dal pubblico - prima rapito dalla mia estasi - è partita una salva di fischi così che ho lanciato il coltello con meno cura del solito e la mia assistente è ora costretta a diventar mancina. Il fatto che le sagomacce nel circo abbiano preso a chiamarla Capitana Uncino non ha migliorato il suo umore. Pazienza. La punteggiatura è fondamentale. Flaubert sosteneva che letteratura significasse passare metà della giornata a mettere una virgola e la restante a toglierla. Mentre i paramedici cercavano le dita di Cina Santana, la mia affascinante assistente, io meditavo su quel provocatorio Niente, dal domani e su cosa ne avrebbe ricavato Vic Gassman. Naturalmente Carmelo Bene avrebbe piallato quella virgola con un ghigno sulfureo e non l'avremmo sentita nella interpretazione di un Carlo Cecchi. Mentre il forzuto ed il domatore di forzuti - è un circo moderno che non tollera animali costretti ad interpretare ruoli che Madre Natura non ha scritto x loro - mi spiegavano cosa avrebbero fatto della mia persona e delle mie lame se Cina non avesse recuperato la sua gelida manina, la mia zucca febbricitante è ritornata ai titoli dello Art King del compianto Larry Bartoli. Forse Il Morto esiste per proporre ad un pubblico mainstream viziato da titoli come La Vendetta di Tizio o Il Ritorno di Kaio una alternativa che faccia sognare mondi dove dal cielo nel crepuscolo cadano virgole come lame o viceversa fermando l'attimo il tempo sufficiente a credere che il mondo sia bello e finito come una vignetta in bianco e nero.
RispondiEliminaNon ho letto il tuo commento ma sicuramente verterà sull'accostamento al neorealismo de Il Morto. Ci rivediamo fra vent'anni, Graziano, e allora vedremo quale giudizio avrà dato la Storia de Il Morto!
EliminaUh, in effetti non hai invocato la lesa maestà per il Neorealismo. Stai invecchiando.
EliminaMa i titoli de Il Morto sono chiari omaggi a quelli di Kriminal, su cui si dilungò non ricordo più chi in un numero di Orient Express.
Graziano Lorenson aveva lasciato Graz con la intenzione di acchiappare lo Orient Express a Vienna. Non si chiamava Graziano Lorenson, ma erano quelli i titoli del morto con cui viaggiava e la missione era di accostare Neo - il cronodisturbatore - e di impedirgli di realizzare il suo disegno kriminale che avrebbe diffuso la piaga del realismo a tutti i costi nelle cose della storia.
RispondiEliminaPerse una coincidenza da qualche parte dopo Graz e Neo potè agire indisturbato e liberare il germe nelle vene della storia e dopo vent'anni in tutte le pinacoteche al posto delle tele di Monet e Manet erano gigantografìe delle tavole di Bryan Hitch. So goes life.
Il ristorante del figlio di Matteo Zevi, protagonista dell'ultimo romanzo di Piperno, si chiama proprio Orient Express ed è ammobiliato conseguentemente.
EliminaMai letto Piperno. Immagino sia il caso di rimediare. Mi pare sia ossessionato da Phil Roth. Ci sarà rimasto male anche quest'anno per la mancata assegnazione del Nobel. Anche più di Phil.
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