Finalmente sono riuscito a
mettere le mani sull’ultimo volume di Blake
e Mortimer. L’attesa è valsa la pena, perché è davvero molto bello.
L’inizio è strepitoso e,
nonostante sembri apparentemente slegato dal resto, fornisce un bell’incipit.
Blake e Mortimer si trovano
coinvolti nella disputa tra Oxfordiani e Stratfordiani, una querelle che vede contrapposti i
sostenitori della teoria che Shakespeare non fosse mai esistito e quanti invece
suffragano la tesi contraria. Questa disputa non è solo intellettuale e
letteraria ma nel corso del tempo ha assunto contorni sin troppo tangibili e
prosaici visto che fino al 1858 le due fazioni arrivavano persino a sfidarsi a
duello ammazzando a vicenda i rispettivi appartenenti!
Nel fatidico 30 agosto di
quell’anno Lord Lupus Sandfield, esasperato dalle morti insensate di suoi amici
appartenenti all’una e all’altra fazione, propose un accordo per cui avrebbe
versato 100.000 sterline nelle casse della confraternita che avrebbe dimostrato
in maniera inoppugnabile la propria teoria, a patto che per un secolo
cessassero le sfide e i duelli. Il
Testamento di William S. si svolge a partire dal 29 agosto 1958, quindi il
tempo incalza e bisogna risolvere il mistero entro il 1 settembre, proprio
mentre è in corso uno sciopero dei controllori di volo.
Nel periodo in cui si svolge
questo episodio ci sono quindi tre poteri in gioco: gli Oxfordiani, gli
Stratfordiani e gli eredi di Sandfield, che teoricamente sarebbero tenuti a
rispettare la consegna del loro antenato qualora emergessero prove evidenti a
sostegno di una tesi o dell’altra, ma che potrebbero anche non gradire di
partecipare al gioco, visto che nel corso di cento anni la somma originaria è
diventata una cifra da capogiro…
Qualcuno ha messo alle calcagna
di Mortimer i suoi sgherri, e non è detto che qualcuno delle altre fazioni non
stia agendo per conto proprio.
Nel frattempo a Venezia, guarda
caso, viene scoperta in un palazzo una camera segreta che contiene il primo
indizio per arrivare al bandolo della matassa.
Il tutto mentre a Londra dei
Teddy Boys (chiamati semplicemente Teddys)
derubano la bella società che si avventura a piedi a Hyde Park, guidati da un
misterioso individuo piuttosto dandy
con il vezzo dei bastoni da passeggio con la testa di animali.
La vicenda è insomma bella
complicata, con molti personaggi in azione e più di un enigma da risolvere:
shakespeariana, appunto! Il ritmo frenetico e appassionante è sicuramente un
grande pregio di questo volume, oltre al lavoro titanico di documentazione a
cui si è sottoposto Yves Sente. Apprendo che nel 1958 esistevano già le
macchine fotocopiatrici, di cui viene mostrato un esemplare raffigurata con la certosina
cura che solo la BéDé può garantire.
Tutti i personaggi (e ce ne sono
tanti) sono ben caratterizzati, interviene anche un Olrik in gran spolvero (ancorché
confinato in carcere) e ci sono citazioni a non finire (la tizia con l’abito di
Mondrian è un omaggio a Peggy Guggenheim, giusto?). Non mancano nemmeno spunti
umoristici, o almeno ironici, come il biglietto lasciato all’Arena di Verona da
Mortimer per canzonare i suoi inseguitori.
Ciò detto, la parte grafica è
addirittura migliore di quella scritta. I disegni di Juillard sono splendidi
come al solito (e anche lui riempie le sue vignette di citazioni) ma
soprattutto sta continuando con successo la sua opera di “juillardizzazione”
di Blake e Mortimer, per cui lo stile
di riferimento di Edgar Pierre Jacobs si fa sempre meno costrittivo in favore
di un maggiore realismo e di un segno più modulato e tratteggiato. I volti
continuano a essere raffigurati in maniera più stilizzata, ma si tratta
dell’ultimo tributo allo stile di Jacobs, che comunque di stili ne aveva
praticamente uno a episodio. In questa avventura compaiono diverse donne e
Juillard è riuscito a personalizzarle alla perfezione senza ricorrere alla
caricatura.
Probabilmente Il Testamento di William S. verrà
considerato un episodio minore nel corpus della serie (non c’è nessun complotto
catastrofico, i protagonisti vi si trovano invischiati praticamente per caso,
certe sequenze sono un po’ pilotate per far procedere la trama nella direzione
voluta, l’immagine di Mortimer viene un po’ intaccata visto che si dimentica
che in Italia si guida a destra e ammette di non sapere il Latino), ma io non
sono riuscito a staccare gli occhi dalle pagine e non vedevo l’ora di arrivare
alla conclusione del mistero.
L’edizione italiana a cura di
Alessandro Editore presenta molti più refusi del solito, ma vista la qualità
del fumetto si perdonano facilmente.
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