Nonostante la mole del volume
(364 pagine) e l’oggettiva vetustà del fumetto, l’Integrale di Tif e Tondu
si legge con rapidità, malgrado gli ultimi due episodi siano oltretutto organizzati
su cinque strisce invece delle canoniche quattro. Merito senz’altro di una
parte grafica sintetica e priva di orpelli, ma anche di storie semplici e
divertenti, in cui evidentemente gli sceneggiatori navigavano a vista
inventandosi colpi di scena anche improbabili per portare avanti le trame.
Tif e Tondu nasce nel lontano 1938, ma la serie non si chiama
ancora così: coerentemente con la moda dell’epoca, il creatore Fernand Dineur
si inventa le Aventures de Tif che
compaiono sin dal primo numero di Le
Journal de Spirou. Tondu arriverà comunque poco dopo e insieme i due
vivranno varie avventure caratterizzate da uno stile grafico che può ricordare
quello di un Antonio Rubino che cerchi maggiore realismo, in un’epoca in cui il
mestiere di fumettista era più che altro un sistema per arrotondare le entrate
da rappresentante di birra di Dineur. Anche per le precarie condizioni
economiche che l’editore impone ai suoi collaboratori (quelli che non sono
ancora delle vedette, almeno), Tif e Tondu ha una vita editoriale
piuttosto travagliata, come ricordato nel dossier che apre il volume.
Finalmente, nel 1951 la serie
passa ai disegni di Will, collaboratore e allievo di Jijé, mentre Dineur impone
solo la sua presenza come sceneggiatore – ma si stuferà presto anche di quello,
essendo probabilmente il commercio di birra più redditizio.
Ad aprire le danze è una storia
di 32 tavole che all’epoca rimase nel cassetto, e che viene proposta in
versione anastatica riprendendo un’edizione francese. Il tratto di Will (che
aveva “rischiato” di disegnare nientemeno che Il Granchio d’Oro di Hergé se non gli fosse arrivata questa
proposta) si discosta da quello di Dineur per una maggiore scioltezza ed
espressività, in sostanza per una matrice più umoristica e caricaturale.
Perlomeno, confrontando le sue tavole con i pochi esempi dell’arte di Dineur
sparsi nell’introduzione.
Tif e Tondu sono due amici che si
differenziano solo perché il primo è glabro e pelato e il secondo sfoggia
invece una chioma puntuta e un discreto barbone. Per il resto, graficamente
sono uguali: due uova con le gambette. Caratterialmente, l’osmosi è ancora più
accentuata: non sono uno collerico e l’altro riflessivo, né uno ingenuo e
l’altro scaltro, ma queste indoli saranno intercambiabili nelle storie a
seconda della necessità delle situazioni. In teoria sarebbero dei detective
(anche se Tondu si definisce reporter in un episodio), ma in generale sembra
che tirino a campare come meglio possono, svolgendo vari lavori tra cui quello
più caratteristico (e generoso di gag) è il piazzista di aspirapolvere. Entrambi
nutrono una certa brama di possesso che li porta a desiderare automobili
potenti, imbarcazioni e persino scafandri da palombaro, ma in ottemperanza ai
precetti morali de Le Journal de Spirou
queste loro smanie capitaliste sfumeranno davanti al loro buon cuore che li
porterà a fare cospicue donazioni ai bisognosi al termine di molte avventure.
La prima avventura “ufficiale”
con Will ai disegni è La Città dei Rubini,
una piacevole sarabanda di situazioni esotiche che dopo una partenza un po’
stentata offre delle gag esilaranti nelle sue 30 tavole. L’episodio successivo,
La Rivincita di Arsenio Rupin, è la
diretta prosecuzione della precedente storia e, mischiando l’esotismo con le
storie di mala (ma spruzzando il tutto con molto moralismo), risulta ancora più
divertente dell’avventura precedente, di cui condivide la durata.
San Salvador è una storia di 15 tavole in cui i protagonisti sono
coinvolti in un divertente, per quanto improbabile, complotto in America Latina
e col successivo episodio Il Fantasma
delle Lagune di 20 tavole (dalla trama ben più originale e ben sviluppata,
inoltre qui il moralismo diventa fonte di gag) costituisce il volume Tif et Tondu en Amerique Centrale. Per
la ristampa sull’Integrale è stato scelto di riproporre le precedenti edizioni
in volume con tanto di gerenze, frontespizi ed elenco arretrati originali: da
una parte questa scelta può spiazzare il lettore che potrebbe avere
l’impressione di trovarsi davanti a delle semplici raccolte (come quelle
cartonate de Le Avventure della Storia),
dall’altra ha un piacevole retrogusto vintage
e si fa apprezzare per lo scrupolo filologico.
La Villa “Sans-Souci” è il primo episodio progettato per la durata classica
di 46 tavole. Dineur getta la spugna a un certo punto, e come sostituto
subentra Henri Gilain, fratello di Jijé, con lo pseudonimo di Luc Bermar. La
storia, una vicenda di contrabbandieri di alcol che ruota attorno a una villa
dove risiedono i protagonisti, è divertente e trae senz’altro beneficio dalla
durata più lunga del solito.
Il Tesoro di Alarico ha le stesse dimensioni de La Villa “Sans-Souci” e Gilain è ancora
più scatenato che in precedenza. Come suggerito dal titolo, il duo è alla
ricerca del tesoro del primo re dei Franchi, in trasferta in una Calabria a cui
non risparmia parecchie stoccate razziste!
Infine, Oscar e i suoi Misteri (scritto da Albert Desprechins dopo che
Gilain aveva abbandonato la scrittura per contrasti con l’editore che gli aveva
rifiutato un soggetto) è una storia ben architettata in cui un pappagallo
parlante aprirà a Tif e Tondu la possibilità di entrare in possesso di un
fantomatico tesoro, anche arrivando a fare da domestici nella casa della
precedente proprietaria. Per quanto divertente e abbastanza originale, la trama
sembra chiudersi in maniera un po’ semplicistica e affrettata e non credo che l’aggiunta
di altre tavole alle 40 di cui si compone avrebbe permesso a Desprechins (che
si firmava Ben) di sbrogliare più di tanto una matassa un po’ troppo
ingarbugliata.
Nel corso della lettura risulta
evidente la lenta ma costante evoluzione di Will, che lo porta già in San Salvador a uno stile morbido ed
elegante. Non dico che certe vignette sembrino disegnate da Yves Chaland, ma ci
manca veramente poco.
Come scritto in apertura, Will
non si perde troppo nei dettagli e negli sfondi, ma quello che deve essere evidenziato
in ogni vignetta viene reso con la dovuta dovizia di particolari. Will sembrava
avere una certa ossessione per la Coca-Cola, che declina anche in versione
parodistica in alcuni cartelloni pubblicitari nei rari scorci urbani. Da notare
che la sua raffigurazione delle donne non è stereotipata, ma offre un vasto
campionario di tipologie femminili, sempre virate sull’umoristico ma talvolta
somiglianti a vere pin up.
Il dossier d’apertura di questo
Integrale è ricchissimo e soprattutto non contiene spoiler.
Apprendiamo da quelle pagine che il decollo della serie avverrà con l’arrivo
dello sceneggiatore Rosy e l’introduzione di un arcinemico per la coppia.
Quindi forse sarebbe stato meglio cominciare la pubblicazione con quelle storie
piuttosto che con quelle più vecchie, come fatto per gli Integrali di Spirou,
ma va bene anche così dato il carattere appunto “archeologico” di questo
Integrale che interesserà di più i filologi del fumetto franco-belga che non i
suoi semplici appassionati.
Da segnalare, cosa praticamente
unica per un Integrale della Nona Arte (almeno di quelli che ho io) che la stampa
non sempre è ottimale, rifacendosi probabilmente a fonti che già di partenza si
basavano su materiali rovinati.
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