Piuttosto deludente questo
secondo numero dello spin-off di Historica.
Di Mao Zedong si parla quasi incidentalmente, essendo la scena occupata dalla
Grande Sorella Deng Yingchao che ricostruisce con opportuna discrezione la
storia della Cina comunista davanti a un pubblico di giovani funzionari
attoniti nell’apprendere le verità dietro la propaganda. L’input della vicenda
viene dato dai funerali di Zhou Enlai, marito di Deng, che tanto strettamente
collaborò con Mao (finendo di conseguenza nel suo mirino).
Jean-David Morvan e Frédérique
Voulyzé hanno scritto una sceneggiatura frammentaria e dispersiva, con parecchi
salti temporali (anche se di pochi anni) in avanti o indietro, farcendo le
vignette di note a piè di pagina che rallentano la lettura, soprattutto nella
prima parte.
La cosa che lascia perplessi è
che molti degli episodi salienti della Lunga Marcia e della Rivoluzione Culturale
avrebbero potuto fornire ottimo materiale di partenza per un fumetto impostato
in maniera classica (così come effettivamente ne hanno fornito per molti
romanzi), mentre vengono solo accennati e trattati sommariamente, a causa dello
spazio ridotto e della necessità di comprimere le vicende nelle canoniche 46
tavole di un albo franco-belga. Certo: la materia è vastissima, l’aneddotica si
mischia alla Storia e la Storia stessa non è univocamente chiara viste le
censure operate dal governo cinese e la difficoltà nel reperire documenti. Ma
ciò non basta a giustificare gli sceneggiatori, che oltre che caotici e
insipidi si sono rivelati anche disattenti: se la vicenda è ambientata nel 1976,
alcuni mesi prima della morte di Mao, come fa Deng Yingchao a citare un evento
che succederà nell’84?
Si salvano la raffigurazione
estremamente realistica e disincantata del luciferino Mao Zedong e l’ironia che
affiora nelle reazioni dei giovani funzionari davanti alle rivelazioni di Deng.
E nell’ultima tavola, vivaddio, c’è un po’ di pathos, ma è solo una pagina su
46.
Ai disegni Rafaël Ortiz non fa
una figura migliore: essendosi basato massicciamente su fotografie, gli basta
poco per rovinare l’insieme con una mascella spostata un po’ all’infuori, con
un occhio non in linea con l’altro, con una sproporzione nelle dimensioni di un
busto. Inoltre il suo tratteggio pesante e nervoso non è molto gradevole da
vedere e in molti primi piani i personaggi diventano quasi mostruosi, mentre i
dettagli degli sfondi sono a volte (non molte, a dire la verità) solo abbozzati.
Alla fine la parte migliore di questo
volume è quella redazionale a cura di Jean-Luc Domenach, da cui però emergono
discrepanze con quanto letto nel fumetto – mi è saltata subito agli occhi la
differenza di età tra Mao e la sua prima moglie: quattro nel fumetto, sei nel
testo.
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