Il quarto Integrale di Yoko Tsuno (quarto come ordine di uscita
uscita per Nona Arte e anche quarto nella cronologia di riferimento)
ha un’ambientazione che non è tra le mie preferite, ma ciononostante le storie
sono piacevoli e coinvolgenti come sempre. Inoltre i volumi qui raccolti sono
l’ottavo, il decimo e il tredicesimo, quindi graficamente ci troviamo nel
periodo a me più congeniale: distaccatosi dagli stilemi caricaturali degli
esordi, Leloup non aveva ancora raggiunto la sua leziosità filiforme.
Ne I Titani Yoko, Vic e Pol sono chiamati su Vinea per indagare sulla
inspiegabile apparizione di piante di palude sul pianeta, accompagnata dal
ritrovamento di un resto organico che farebbe supporre un’invasione da parte di
una forma di vita insettiforme. In effetti lo scenario è abbastanza simile a
quello immaginato, ma con una svolta inaspettata che rimescola le carte in
gioco e toglie ogni possibilità di identificare univocamente i “buoni” e i “cattivi”
– come scritto con dovizia di particolari nell’introduzione. I Titani si conclude con un richiamo
all’ideale di pacifismo e fratellanza cosmica che caratterizza Yoko Tsuno, ma
che alla fine diventa ridondante.
La Luce d’Ixo non è precisamente ambientata su Vinea ma su una sua
luna. Stavolta il trio indaga sull’origine del raggio di luce che appare a
intervalli regolari nel firmamento, e che nasconde un’incredibile storia di
oppressione e di faide ancestrali – anche queste anticipate dall’introduzione.
Per finire, Gli Arcangeli di Vinea racconta di un’esplorazione sottomarina (il
pianeta ha una geografia tutta in divenire, anche per permettere a Leloup di
inventarsi quello che gli fa comodo di volta in volta) per risalire al mistero
di un’antica città vineana. L’episodio si segnala per una bellissima figura di
antagonista, per la dimostrazione di risolutezza di Yoko Tsuno e per il vago interesse
che la protagonista dimostra finalmente per un esponente dell’altro sesso,
destinato però a non concretizzarsi per i motivi dettagliatamente spiegati
nell’introduzione. Forse il finale è un po’ affrettato e nelle ultime 5-6
tavole c’è un’accelerazione esagerata, ma questa frenesia alla fine è anche piacevole.
Leloup ha uno stile di scrittura
molto appassionante: le avventure seguono una struttura simile per cui nelle
prime pagine vengono presentati tutti gli elementi del mistero per fare montare
la tensione, che si scioglierà poi con calcolata maestria un po’ prima della
ventesima tavola – leggere Yoko Tsuno
a puntate sul settimanale Spirou
doveva veramente tenere col fiato sospeso!
Il suo technobabble funziona anche con le trovate meno probabili (un
insetto gigante non potrebbe esistere comunque, perché la trachea sarebbe
inutilizzabile) e le sue storie sono miniere di concetti originali e ottime
trovate, che seppur io preferisca vedere in ambientazioni più canoniche vanno
benissimo anche su Vinea.
I suoi personaggi sono molto
interessanti, sia gli antagonisti che le figure di contorno, e praticamente sono
quasi esclusivamente donne, ma mai stereotipate (a partire dalla protagonista).
I suoi décors e i mezzi tecnici che
disegna sono sempre curatissimi e tanto dettagliati da mozzare il fiato; ancora
una volta, però, io trovo che funzionino di più in un contesto realistico
piuttosto che sul mondo alieno di Vinea, dove l’ambientazione già fantasiosa
toglie un po’ di sense of wonder.
Il difetto di questi Integrali è
che non presentano molto materiale esclusivo come schizzi inediti et similia e che i redazionali sembrano
girare un po’ a vuoto concentrandosi sulle storie e finendo per inanellare uno
spoiler dietro l’altro. È anche vero che rispetto a Spirou,
Barbarossa
e Tif e Tondu
la serie di Leloup è molto più recente e quindi anche gli aneddoti da
raccontare sono limitati, oltre al fatto che essendone l’unico autore non si possono
approfondire le biografie di collaboratori inesistenti né ricostruire le
dinamiche di uno studio che non si è mai costituito. Le note biografiche e le
curiosità si sono praticamente esaurite con il primo volume.
A chiudere questo volume non ci
sono però solo i soliti ingrandimenti delle vignette e le prove di colore
(Leloup aveva la pazienza di un certosino a colorare a matita le tavole…) ma
anche un recupero più interessante: la riproduzione di una copertina (con le
varie fasi di lavorazione: matita, china e colori) che, realizzata per una
fanzine prima ancora che nascesse Yoko
Tsuno, anticipa le tematiche e i personaggi de I Titani.
Un pinailleur: la struttura dell'edificio cambia forma da una vignetta all'altra! |
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