Irretito dalle suggestive e
coloratissime illustrazioni di Baggi e Rincione ho preso questo
ventiquattresimo Dylan Dog Color Fest,
che si è rivelato un acquisto decisamente felice.
La prima storia, Di Mostri, Incubi e Ragazze, interamente opera di Alessandro Baggi,
dura solo 16 pagine e sembra essere più che altro una specie di press kit del protagonista, che ne
riassume tematiche e atmosfere senza seguire una trama precisa. In realtà una
situazione specifica di partenza c’è, ed ha anche un suo sviluppo, ma Baggi si
concentra più che altro sulle suggestioni che riesce a innestare nel corpo
portante, alcune delle quali molto simpatiche e originali.
La parte più entusiasmante di questo
antipasto è comunque quella grafica, in cui Baggi dimostra di sapere gestire
col suo stile particolare non solo le splash
page ma anche le tavole dalla struttura più classica. Ma questo già lo si
vedeva ne Il Caso di Loretta Stevens.
Spazio sotto Sfratto è opera di Dennis Canale e Gianluca Acciarino.
Si tratta di una vicenda “ai confini della realtà” molto accattivante con delle
riuscitissime punte ironiche. Molto simpatico l’effetto narrativo dato dalla splash page iniziale in relazione con la
tavola successiva. La risoluzione del mistero (e la situazione in cui avviene)
ha uno spiccato e riuscitissimo piglio beffardo e nel complesso Spazio sotto Sfratto mi ha ricordato
Douglas Adams.
I colori di Andres Mossa mi sono
sembrati molto buoni, ma così a occhio credo che Acciarino renda benissimo
anche in bianco e nero.
L’ultimo episodio è il più lungo
(ben 48 tavole) ed è scritto da Michele Monteleone per i disegni e i colori di
Giulio Rincione. In L’Isola dei Morti
Dylan Dog viene coinvolto da Madame Trelkovski nel recupero dell’anima di una
bambina nell’Isola dei Morti del titolo, a cui si può accedere tramite la sesta
copia segreta del quadro omonimo di Böcklin, in possesso della medium.
Tra reminescenza orfiche e un
occasionale tono ironico (che curiosamente non suona mai fuori luogo nonostante
la drammaticità di fondo) i due riescono nel loro intento e hanno la meglio
sulla versione burocratizzata dell’inferno in cui sono finiti. C’è però ancora
tempo per un colpo di scena finale e una sorta di dichiarazione di intenti
secondo cui questa storia farà probabilmente da preambolo ad altre vicende
collegate.
Rincione si muove tra preziosismi
grafici ed elementi marcatamente caricaturali (Dylan Dog ha i piedi lunghi come
quelli di Telespalla Bob), creando comunque delle tavole molto suggestive in
cui non perde mai di vista la narrazione, dosando dinamismo e contemplazione a
seconda delle necessità.
In definitiva un Dylan Dog Color Fest molto piacevole da
leggere (e volendo anche solo da osservare) in cui la uso mano non è nemmeno un
handicap visto che la saturazione dei colori non ha portato all’emergere di
spazi bianchi, che avrebbero ovviamente avuto una resa migliore su carta
patinata.
Da notare che nell’editoriale
Roberto Recchioni definisce Werther Dell’Edera, autore della scolastica
copertina, «uno dei maestri del bianco e nero mondiali ». Ora, io non ho dubbi
sul fatto che Recchioni lo creda veramente (e Dell’Edera ha in effetti
pubblicato anche fuori dall’Italia) ma ripensando ai quattro segnetti in croce
con cui disegnava i suoi fumetti su Lanciostory
mi viene spontaneo pensare che ci sia del sarcasmo anche qui.
Ho smesso di seguire Dylan Dog da un pezzo... Mi sono soffermato leggendo che una storia è di Baggi, autore completo capace di sorprendere purché gli si conceda una certa libertà di azione, cosa che, se la storia è tutta sua, non manca mai.
RispondiEliminaNelle anteprime sul sito Bonelli mi pare che la vampira sia ispirata ad Ajna Kihlman, apparsa in Dampyr n° 38, appunto di Baggi (su testi di Boselli).
uhm... "vampira"? Non proprio, ma non voglio spoilerare nulla. I riferimenti fotografici sono comunque evidenti.
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