Seconda conclusiva tappa della
saga fantasy di Brindille,
la ragazzina senza memoria che sprizza involontariamente scintille dal capo. La
storia si dipana molto lentamente, con l’introduzione di nuovi personaggi e
sviluppandosi anche tramite lunghe sequenze mute. Dopo essersi ricongiunta col
Lupo, il primo passo per recuperare la memoria e fermare l’orda dei mostri è lo
scontro con una sirena, ma questa prova viene affrontata quando ormai siamo
oltre a metà del volume, col finale che incalza. Non restano quindi molte
pagine per sciogliere i nodi della storia e viene il sospetto che questo
dittico altro non sia che l’introduzione di una saga più articolata o che si
concluderà in maniera metanarrativa per chiudersi entro i limiti dell’ottantina
di pagine. Per fortuna non è così: Brrémaud preme sull’acceleratore (forse un
po’ troppo) e alla fine la storia arriva alla sua naturale conclusione e
Brindille scopre chi è veramente. Quest’ultimo elemento è la parte più
originale di tutto il fumetto, che essendo un fantasy deve per forza di cose
basarsi su stereotipi consolidati. Che qui sono stati sparsi con eccessiva
generosità.
Nel complesso Brindille è stata una lettura abbastanza
piacevole, ma il suo fascino risiede quasi interamente nelle tavole di
Bertolucci più che in un soggetto che non si è discostato se non di poco da
tante altre storie simili, senza situazioni o personaggi memorabili – alcuni lo
sono, ma solo per l’inventiva del disegnatore.
Anche questo volume presenta in
appendice schizzi di Bertolucci e altro materiale promozionale o preparatorio.
" (...) un fantasy deve per forza di cose basarsi su stereotipi consolidati. "
RispondiEliminaTemo sia la ragione per cui, colpevolmente, tendo a navigare alla larga dal fantasy anche se ho visto i film di Star Wars e letto parecchi Zagor e Brandon e Conan , ma solo sfogliato qualche Dragonero.
Mi chiedo come sarebbe stato per esempio un fantasy di Bernardo Bertolucci ridotto ad un tascabile tipo Il Morto e disegnato in stile Peanuts. Lilla la conformista balla un ultimo tango col principe Paris nel crepuscolo che preannuncia una notta buia e tempestosa prima di partire per la terra e sfidare la strategia del Ragno Dimonio. Si perderà in un lungo assedio all'ultimo imperatore et uomo ridicolo la cui tragedia è di essere tra i sognatori che non sono mai riusciti a ballare soli e bere un tè nel deserto sotto la luna delle novecento commari secche. Miniserie di sei. In b/n.
tutte cose già fatte, Graziano... siamo stereotipi e in stereotipi viviamo.
EliminaTipo stava andando verso la luce non perché fosse il momento, ammesso e non concesso ci sia un momento ics per andare verso la luce, ma perché era nel crepuscolo di chi ricorda solo tutte cose già fatte e si annoia come davanti all'ennesimo fantasy ripieno di elfi e draghi e gnomi e principesse e la stramaledetta quest.
RispondiEliminaAveva un solo neurone e pure ossidato, ma abbronzato dalla luce il neurone si sdoppiò. Uno chiese se doveva andare verso la luce e l'altro rispose di no. Tipo chiese perché ed in stereo i due neuroni dissero perché no.
Never the end/always the end.
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