giovedì 26 marzo 2020

Straitjacket/Camicia di Forza

Alexandra Wagner ha ammazzato suo fratello gemello Alex quand’era ancora poco più che una bambina, facendolo a pezzi. Per come la vede lei, non è stato un gesto gratuito né crudele ma lo ha fatto per rendere il fratello irrintracciabile dalle entità che predano gli umani dall’Altra Parte. Da allora suo fratello la guida nel mondo reale facendole evitare di attirare le attenzioni dei predatori.
Dopo essere stata ospite di vari istituti psichiatrici Alexandra finisce al McLaine Hospital: è una clinica per straricchi (ci è finito anche un comico di grande successo), ma visto che il suo caso è così interessante viene studiata ben volentieri dal luminare dottor Carrington che però la affida al suo assistente Thomas Hayes, psichiatra in carrozzella (omaggio a Dario Argento?). Alla clinica la situazione precipita e per la protagonista arriva il momento del redde rationem contro il suo nemico più potente.
Come ambientazione e tematiche Camicia di Forza ricorda un po’ Infedele, anche se qui non ci sono sovrastrutture relative a razzismo e paranoia. È comunque un horror giocato sulle aspettative del lettore, a cui non viene rivelato subito se gli elementi paranormali siano “reali” o solo nella testa della protagonista. El Torres forse si è bruciato troppo in fretta la sorpresa (sorpresa molto relativa, ovviamente) facendo compiere ad Alexandra un’azione impossibile già nel secondo episodio, anche se poi ha cercato di rimediare dandone una spiegazione logica, ma nel complesso ha gestito bene il ritmo e la tensione, giocando sapientemente con l’alternanza delle pagine dispari e pari. Anche i dialoghi non sono male. Forse però quattro comic book (il fumetto è un prodotto spagnolo ma il formato è quello statunitense) sono pochi per sviluppare compiutamente la storia – non ci sono trame in sospeso né rimandi a prossimi episodi, ma si leggono molto rapidamente e alla fine sembra che El Torres abbia premuto sull’acceleratore.
I disegni di Guillermo Sanna, quasi a voler assecondare il tono del fumetto, sono schizofrenici: spesso sintetici e un po’ schematici (forse memori di Alex Toth, ma io ci vedo anche Zaffino), con una certa frequenza vengono arricchiti da tratteggi più fitti, da sfondi più curati e da retini che rendono iperrealisti certi volti. Il tutto stampato in una azzeccata bicromia in cui il rosso va a braccetto col nero – ma nelle prime tavole dell’ultimo episodio c’è anche del giallo. Il risultato finale è suggestivo, anche se qualche sporadica vignetta sembra un po’ scarna.
I 20 euro a cui è stato annunciato da DoubleShot non sono pochi, ma Camicia di Forza non è malaccio e probabilmente gli appassionati di horror lo apprezzeranno.

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