Ahinoi, questo è solo il primo volume della serie (non mi sembra che su Anteprima fosse stato pubblicizzato così) e la storia termina con la frettolosa ascesa di Faith nel mondo dell’arte dopo aver apparentemente venduto l’anima ai suoi due mecenati, snobbando gli amici sopravvissuti della sua vita precedente.
Pur con il suo alone di mistero, la storia imbastita da Azzarello è più lineare e facilmente decrittabile di altre sue opere come il recente Batman Dannato ma se la sua idea era quella di fare una parabola sulla “maledizione” necessaria per raggiungere il successo credo che si sia dilungato troppo. Inoltre come sempre accade con opere statunitensi pubblicizzate come estreme ed eccessive, per il pubblico europeo c’è ben poco di esplicito se non nell’ultimo dei sei capitoli di cui è composta questa prima parte. E comunque anche quel poco è vanificato dal lavoro di Maria Llovet.
All’inizio il suo stile di disegno promette quasi bene nonostante l’evidente rapidità e imprecisione nell’esecuzione. Ha quasi una sua eleganza. Ma alla lunga, anzi abbastanza rapidamente, si rivela appunto solo affrettato e impreciso: ho visto e fatto visualizzazioni pubblicitarie molto più curate della maggior parte di queste vignette. Con la scusa del lavoro artsy la Llovet può tranquillamente dimenticarsi di disegnare la stanghetta di un paio di occhiali e tratteggiare appena gli sfondi o l’interno di una limousine. E poi le sue donne sono tutte uguali, distinguibili solo per il colore dei capelli, il numero e la posizione dei piercing o l’abbigliamento. E, per quanto sia paradossale per una storia intrisa di erotismo, i personaggi sono inespressivi e le tavole maledettamente fredde. Ed è un peccato, perché in mano a un disegnatore più abile certe rare scenette umoristiche sarebbero state veramente divertenti.
Se non ci fosse stato il nome di Azzarello non lo avrei nemmeno considerato, e avrei fatto benissimo.
Copertine originali di Paul Pope, come se fosse chissà quale valore aggiunto.
Paul Pope è una rockstar. Ricordo uno scambio di complimenti nella posta di un Sin City in lingua originale con Miller. Vedo poi delle consonanze col tratto della Llovet che da quel che ricordo dice di amare Crepax. Io ci vedo punti di contatto con Tyler Jenkins, tanto x fare il nome di un disegnatore anche molto diverso dalla cartoonist di Faithless, ma con un segno artsy, come dici, o sketchy. Che bello comunque trovare ancora fumettari che si chiamano Maria Llovet o Tony Millionaire o Galep o Fergal ( pseudo di Gallieno Ferri , poco usato ndr ) o Paz o Tamburo etc. I cartoonists dovrebbero sempre chiamarsi come i personaggi di 007 o come medicinali da banco.
RispondiEliminaE meno male che non si chiama Paul Pot!
EliminaSarebbe stata una provocaz alla Massimo Parente. Un po' come i Marilyn Manson i cui componenti hanno il nome di un sex symbol ed il cognome di un serial killer.
RispondiEliminaChissà che fine ha fatto PAOLO Parente, invece.
EliminaTrasparente eteronimo. Alex Horley e Paolo Parente sono due para identità fittizie - si veda lo Stormwatch di Ellis - di Simon " Biz " Bisley. Paolo è parente - in senso anglosassone genitore - di Alexander il Grande. Biz ha avuto la sua Damasco, ha smesso di fare illustraz fantasy e si è concentrato solo sui comics. Pensa che bello un numero de Il Morto scritto da Azzarello e disegnato da Bisley! Non migliora il tuo lunedì?
RispondiEliminaTras Parente.
EliminaTras Tras... Chiedetelo a Parente.
EliminaNon sapevo cosa scrivere.
Citazione dalla rubrica di cartomanzia dei primissimi Lanciostory?
EliminaBravo! Hai vinto l'Opera omnia di Jack Kirby!
EliminaGrazie, passo. Anzi, no, la accetto, qualcuno a cui venderla lo trovo di sicuro.
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