Riassumendo molto brevemente i 18 capitoli, vediamo che nel primo ciclo di sei comic book originali qui raccolti Alana, Marko e compagnia trovano un momento di illusoria pace su un planetoide pur se qualcuno di loro deve affrontare i propri fantasmi, e ai fantasmi veri e propri va anche peggio; nel secondo si consumerà la tragedia dell’aborto di un secondo figlio di Alana mentre si squarcia il velo sul passato del Volere; nel terzo la situazione precipita: alcune relazioni impensabili si concretizzano, i reporter ficcanaso tornano in scena e il redivivo Volere pone fine alla vita di due protagonisti (dopo che nel primo ciclo un altro se n’era già andato).
Questa ovviamente è una sintesi estrema di un’opera che presenta moltissimi personaggi e un sacco di storie secondarie, creando un affresco soap-operistico che costituisce sia il fascino che il limite di Saga. È bello vedere come i vari protagonisti crescono e si relazionano fra di loro, ma si avverte anche il sospetto che Vaughan voglia far durare la storia ancora molto a lungo, finché le circostanze e le vendite non consiglino di arrivare alla fine, anche se è probabile che abbia già ideato un finale perché qualcosa è stato accennato: Hazel dovrebbe diventare una cantante famosa, un’intrattenitrice o una cosa così.
Anche il mondo creato dagli autori è ambivalente: se da una parte il mix di magia e ipertecnologia ha un suo fascino, dall’altra permette delle vere e proprie scappatoie narrative che un mondo più realistico (o solamente più coerente) non avrebbe permesso, imponendo invece allo sceneggiatore di spremersi le meningi con il materiale che ha già a disposizione. Qui invece se Marko deve cavarsela ecco che si ricorda di un incantesimo mai visto prima – in realtà in questo volume non succede esattamente una cosa del genere, tutt’altro, ma credo di aver reso l’idea. E allo stesso modo questa scelta stilistica permette di gettare sul tavolo elementi inaspettati senza che il lettore abbia la possibilità di intuirne la logica, come il fantasma del fratello di Hazel.
E con questo arriviamo a un altro aspetto ambivalente di Saga: da una parte Vaughan e la Staples giocano con la provocazione, presentando personaggi piuttosto disgustosi ed esibendo scene di sesso esplicito. Onore al merito: non si autocensurano come sarebbe logico aspettarsi nel bigotto settore statunitense, e inoltre l’introduzione di queste scene spesso non è nemmeno gratuita. Ma lo shock value di alcune situazioni scabrose è bilanciato da una certa melensaggine, da sequenze costruite ad arte per far scendere la lacrimuccia (magari con personaggi creati appositamente per essere sacrificati, come si può intuire a posteriori) in modo quasi ricattatorio: se il lettore non si commuove davanti allo sterminio di una razza di creaturine indifese (e quindi non apprezza il fumetto) allora è uno stronzo.
Va poi detto che leggere Saga in questo formato Deluxe rende tutto più rapido, ne falsa un po’ il ritmo: la prigionia e il successivo riscatto del Volere risultano ad esempio quasi istantanei, quando invece all’interno della storia occupano diversi mesi, che ovviamente si sarebbero percepiti con la giusta “rilassatezza” se letti un numero al mese com’era in origine. Ma d’altra parte leggere un solo episodio fa venir voglia di leggere subito quello successivo, coi fottuti cliffhanger di Vaughan!
E a proposito di finali sospesi (e a sorpresa), chissà se le morti eccellenti con cui si conclude questo volume saranno poi definitive. Dopotutto siamo sempre nel mercato dei supereroi, e le rinascite non sono certo una novità. Con tutta quella magia e ipertecnologia valide per giustificare tutto, poi…
È fuor di dubbio che Brian K. Vaughan sia bravo a scrivere i dialoghi e che Fiona Staples diventi ogni volta più brava, ma comincio a percepire una certa stanchezza verso un fumetto che, seppur meraviglioso paragonato a quant’altro esce in patria, sembra voler diventare una vera soap opera e in cui i meccanismi patemici sono spiattellati così manifestamente al lettore.
Con i volumi della prima edizione, ho retto fino al 7, poi ho smesso. Troppo costruito a tavolino, troppo "piacione", che cerca cioè di piacere a tutti. Un Romeo e Giulietta con dentro tutto.
RispondiEliminaEh, in effetti...
EliminaTanto per la cronaca: oggi sono arrivati gli svedesi anche a me! Evidentemente il titolo "Inn" è compreso nelle stringhe di ricerca su Google, provenienti da quelle latitudini.
RispondiEliminaSe sono di sesso femminile, bionde e con 1 metro e più di gambe, mandale da me!
EliminaSe "Inn" è la chiave di ricerca nema problema, un posto letto glie lo trovo.
Svezia, terra di fumettofili.
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