Arrivati al secondo volume deluxe
di Saga l’entusiasmo iniziale è scemato. È
sempre un bellissimo fumetto, ma adesso mi rendo conto meglio di quanto la sua
struttura e il suo ritmo siano dei limiti.
Nel primo ciclo di sei comic book Alana e Marko cercano di
vivere una vita per quanto possibile normale, nascondendo le loro vere identità
(Alana è oltretutto una star del Circuito Aperto, una specie di soap opera
galattica) mentre sullo sfondo un poveraccio uccide la principessa dell’impero
robot, quelli che hanno una televisione al posto della testa, e rapisce l’erede
al trono. Il gioco di questi primi sei episodi è la trasposizione della vita di
coppia con le sue magagne (le gelosie, i piccoli segreti, le recriminazioni, la
differenza di salario tra marito e moglie, ecc.) in chiave fantascientifica,
facendola interpretare a degli alieni. Simpatico, ma una volta assimilato il
meccanismo dopo un po’ stufa.
Il secondo arco di sei qui
raccolto vede agire moltissimi personaggi del cast, introducendone addirittura
di nuovi, con un ritorno eccellente alla fine e con alcuni inserti psichedelici
che inevitabilmente rallentano un po’ lo sviluppo della trama. Non tento
nemmeno di riassumere i punti più salienti.
Gli ultimi episodi fanno un
discreto salto in avanti nella cronologia interna della serie e vertono
principalmente sulla prigionia di Hazel insieme alla nonna, in attesa di essere
liberata dai suoi genitori. Anche qui ci sono molte sottotrame che si
incrociano o procedono parallele, ma il tutto è più coerente e arriviamo a un
finale che, seppur foriero di ulteriori sviluppi, offre comunque un punto
fermo.
Brian K. Vaughan scrive molto
bene, ha una grande inventiva e sa creare il giusto ritmo per incollare il
lettore alle tavole. Anche i dialoghi sono ottimi. Se poi alcune situazioni dovessero
sembrare senza alcuna via d’uscita logica, trattandosi di fantascienza weird basta introdurre un’invenzione
stramba e tutto si risolve. A volte sembra che certe trovate siano state
buttate lì più per épater la bourgeoisie che
per una vera necessità, e non tutte le sue boutade
sono allo stesso livello (il re dei robot televisori ha come testa un
maxischermo, sai che ridere…) ma in linea di massima il suo lavoro è sempre di
altissimo livello.
Fiona Staples mi è sembrata
ancora più brava a disegnare e colorare, e soprattutto è bravissima a far
recitare i personaggi.
E allora perché la lettura di Saga non entusiasma come all’inizio?
Perché arrivati a questo punto pesa di più la sua natura ormai conclamata di
soap opera: i personaggi in scena sono tantissimi, il ritmo è concitato,
Vaughan ha una passione smodata per i cliffhanger,
i flashback abbondano, non si riesce
ancora a prevedere alcun finale e fondamentalmente tutto può ancora succedere.
Tutti elementi che non sarebbero difetti se fossero applicati a un fumetto che
esce ogni settimana, mentre Saga da
quel che so non riesce nemmeno a mantenere una cadenza mensile, con blocchi
strategici tra un ciclo e l’altro! Col suo ritmo incalzante è difficile stare
dietro a tutte le sottotrame e ricordarsi cosa hanno fatto tre volumi prima
alcuni personaggi che tornano d’improvviso in scena.
L’edizione deluxe della Bao è
ottima. Oltre al fumetto vero e proprio (vengono riprodotte anche le copertine
dei singoli comic book, spesso suggestive) presenta una sezione di omaggi da
parte di altri disegnatori, di cui ammetto di conoscerne pochi. Ovviamente la
Bao non ha dovuto far altro che riproporre la versione originale statunitense, ma
è lodevole che di refusi non ce ne sia quasi nessuno. Di questi tempi non è una
cosa da poco.
Nessun commento:
Posta un commento