venerdì 22 dicembre 2023

I racconti del terrore di Gogol

Il catalogo a fumetti di Nicola Pesce Editore non si limita alle ristampe dei Maestri italiani ma presenta anche qualche inedito interessante. Non lo scopro oggi, certo.

Come da titolo, questo volume raccoglie tre adattamenti da Nikolaj Vasil’evič Gogol’; il termine «terrore» va inteso in senso molto lato, a farla da padrone è un grottesco che può suscitare un po’ di inquietudine, ma stemperata dal filtro della satira sociale che viene invocata in quarta di copertina e nell’appendice.

Ne Il Naso un funzionario si sveglia senza naso: cercandolo imbarazzatissimo in giro per la città scoprirà che il suo organo olfattivo ha delle mire da arrampicatore sociale.

Ne Il Ritratto è di scena un dipinto maledetto che dona denaro, successo e fortuna ma anche la rovina.

Ne Il Vij tre giovani sperduti mendicano un riparo da una vecchiaccia: a seguito di questo incontro quello dei tre che è seminarista-filosofo vivrà un’avventura sovrannaturale. Qui in effetti il terrore c’è, perché inevitabilmente la rappresentazione grafica mostra quello che nel testo scritto può essere solo descritto.

Le riduzioni sono un buon esempio di come dovrebbe essere adattato a fumetti un testo letterario: niente didascalie ridondanti ma una narrazione affidata al comparto grafico (anche i cambi di scena vengono introdotti dai panorami o dagli edifici rappresentativi di una località), talvolta con sequenze mute e altri virtuosismi. Confesso però che non conosco i testi di partenza e non so quanto siano fedeli queste versioni.

Lo stile di disegno potrebbe inizialmente ricordare quello di Sergio Toppi per la libertà nell’organizzazione della tavola, la sontuosità monumentale di alcuni soggetti e la generosità nel tratteggio, che in questo caso alterna il sottile pennino al corposo pennello. Nei fatti, però, ha una sua netta personalità ed è giocato molto sapientemente anche sul completamente amodale (soprattutto ne Il Naso, dove i profili privati di quell’elemento ne fanno risaltare ancora di più l’assenza). Gli effetti digitali, o che tali mi sono sembrati, non stonano con l’insieme ma sono anzi ben integrati col resto – vedi la texture puntinata di alcuni abiti. Non è dato sapere chi dei due autori si sia occupato della parte grafica: anche nelle gerenze viene indicata come opera congiunta di Luca Franceschini e Francesco De Benedittis. Forse hanno effettivamente realizzato insieme sia i testi che i disegni: nelle poche “firme” (in realtà sigle) che affiorano nelle pagine campeggia una B, ma il resto mi è incomprensibile. Il solo Franceschini ha invece curato un apparato critico in appendice in cui spiega e commenta genesi e significato dei tre racconti di Gogol.

Sicuramente un volume meritevole, che potrebbe però essere penalizzato dall’impostazione adottata per la copertina (realizzata da Nino Cammarata) in cui i pochi elementi disegnati si notano appena, messi in secondo piano dai caratteri cubitali del titolo.

3 commenti:

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  2. Dicono che i libri non si giudicano dalla copertina, però, spesso, si comprano in base ad essa.

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    1. Se non mi fosse venuto l'impulso di sfogliarlo in fumetteria probabilmente non lo avrei mai preso.
      In uno degli Album Cover Album editi da Paper Tiger un grafico diceva che la copertina non ha mai fatto vendere di più un lp, però io conosco persone che hanno comprato dischi proprio per la loro copertina (quando ancora si compravano i dischi, ovviamente).

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