martedì 26 dicembre 2023

Le lune di Giulio Grablovitz

Ah, gli insondabili misteri della distribuzione! Finito di stampare a novembre 2022, questo volumetto (che mi si informa in fumetteria avevo ordinato dall’Anteprima di febbraio) mi è arrivato solo pochi giorni fa.

Le lune del titolo sono l’artificio metanarrativo usato da Giuseppe Palumbo, autore anche della sceneggiatura, per scandire i momenti più importanti della vita del protagonista, che pur essendo triestino e autodidatta divenne un’autorità nel campo della sismologia. Un altro elemento che offre la possibilità di uscire da un freddo schematismo enunciativo è la personificazione della luna, che ogni tanto interviene direttamente per guidare Grablovitz nelle sue intuizioni.

Questi espedienti non servono però a rendere più narrativo quello che risulta inevitabilmente un elenco delle principali scoperte e degli eventi salienti della vita del protagonista, che inventò il sismografo, fu nominato direttore dell’osservatorio di Ischia, conobbe alcune personalità fondamentali della sua epoca (visse tra 1846 e 1928), scoprì l’esistenza delle tre diverse tipologie di onde sismiche (e dovette lottare contro Richard Dixon Oldham per farsi riconoscere la paternità della scoperta) ma fu anche un donnaiolo e giocatore d’azzardo – quest’ultimo dettaglio viene solo accennato mentre l’episodio della carcerazione per adulterio viene messa in scena. D’altro canto nello spazio delle 42 pagine che occupa il fumetto non era possibile fare altrimenti, anche per il numero limitato di vignette per tavola e basandosi il fumetto sugli appunti autografi dello stesso Grablovitz.

Il soggetto è stato elaborato da Graziano Ferrari che cura anche la ricca appendice (con un interessante intervento dello stesso Palumbo), Gianfranco Giardina collabora ai disegni con uno stile perfettamente inserito nel solco di quello del Maestro. C’è molto computer, ma funzionale al lavoro: la resa delle vecchie fotografie dei palazzi è suggestiva, il rendering di edifici, scrivanie, ecc. è rigoroso senza risultare freddo o artefatto e il fatto che certi elementi come i calamai di uno scrittoio o i fregi ai lati di un portone siano copiaincollati non disturba (anzi non si nota nemmeno e forse neppure lo sono).

Pur non essendo un lavoro mainstream di Giuseppe Palumbo non è nemmeno una delle sue prove più autoriali o sperimentali e secondo me sarebbe stata bene, mutatis mutandis, nella meritoria collana Comics&Science.

7 commenti:

  1. Però comics & science non è mai un banale elenco di scoperte e vite, ma c'è sempre una parte narrativa interessante (una storia).
    Esattamente perché essere triestino (autodidatta, lo capisco) rappresenterebbe un impedimento per diventare un'autorità nel campo della sismologia? Forse il periodo storico?

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    1. E di pagine a fumetti C&S ne ha di meno, quindi probabilmente una eventuale versione a quelle latitudini sarebbe più narrativa.
      All'epoca Trieste era impero austroungarico e Grablovitz dovette diventare cittadino italiano non senza conseguenze legali. E poi la cadenza e il lessico triestini non rendono facile la comunicazione (per quei pochi triestini che parlano italiano). A proposito: credo che la cameriera di Pazzi di Pizza (o Pizza in Piazza?) stia ancora ridendo del mio caffè "nero".

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    2. Era Pizza in Piazza. Ora mi viene voglia di tornarci, perché nelle poche occasioni in cui esco con gli amici, ultimamente ci hanno pelato alla grande nei ristoranti.
      Il rapporto qualità-prezzo in centro è drammaticamente scaduto.
      Dice il saggio: " Le donne, è meglio farle ridere che farle piangere".
      E l'ultimo, chiuda la porta !!!

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    3. E secondo me ci si mangiava anche bene. Poi in questo periodo sarà meno probabile trovarci Sarah Andersen (ero con te quando era a pochi tavoli di distanza da noi, giusto?) ma non si può avere tutto.

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    4. Sì ero io, ma io punto in alto. O Kan o niente.

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    5. A chi il dio can e a chi la dea Kan.

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    6. Ah, quanto al primo, qui da me non manca mai, fidati.
      A Bientot.

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