Dopo sei anni si torna a pubblicare in Italia la serie di Thorgal. Con un nuovo editore, un nuovo prezzo e un nuovo formato: quel paio di millimetri in più che bastano a non far entrare questo volume nel mobile dove tengo i cartonati della Panini.
L’inizio non promette bene perché non riesco a collocare il riferimento alla nuova accompagnatrice di Lupa che sarebbe una principessa imprigionata nel corpo di una scimmia. Non mi ricordo quell’episodio o non è stato pubblicato in Italia? Poco male: con il volume precedente si era data una conclusione a tutte le varie sottotrame, per quanto frettolosamente, e qui si ricomincia da capo con una nuova vicenda. Nello specifico, Thorgal viene spinto da un lascito del suo passato di Shaïgan (eh, sì: ancora una volta) a eliminare Ivarr il Glaciale, uno jarl che sta perseguitando i seguaci di una nuova religione. Nell’imprendibile scoglio di Skellingar ha infatti la sua dimora un anacoreta che promette ai fedeli un’elevazione dopo la morte sotto forma di gabbiani azzurri e i miserabili abitanti delle coste circostanti sono ben contenti di assecondare questo misticismo piuttosto che continuare a macerarsi nella miseria in cui versano. E così due volte all’anno vengono chiamati a un’ordalia per raggiungerlo e spostare la mitica pietra d’oro che si trova in cima allo scoglio, pena la caduta mortale in mare. In sostanza il rito altro non è che un enorme suicidio collettivo. Per questo Ivarr imprigiona i seguaci dell’eremita, visto che presi da questo demente misticismo trascurano i campi, l’artigianato e gli altri lavori impoverendo ancora di più le sue terre.
E così Ivarr il Glaciale da avversario diventa committente: in cambio della libertà degli zeloti affida a Thorgal il compito di raggiungere questo anacoreta ed eliminarlo per far così naufragare il suo culto. Un’impresa difficile, certo, ma una delle tante profezie della sorella di Ivarr indica una possibile strada per il successo.
L’eremita di Skellingar è una storia molto originale e ben congegnata. Può far sorridere per quanto è demodé lo stoicismo con cui Thorgal continua a mantenersi fedele ai suoi ideali e ai suoi propositi di non uccidere se non in caso di assoluta necessità, ma è comunque un’interpretazione fedele del personaggio nato quasi cinquant’anni or sono su una rivista per ragazzi. Non mancano personaggi interessanti, trovate originali e forse un po’ di cinica ironia. Inoltre alcuni elementi della tormentata vita passata del protagonista sembrano essere stati definitivamente risolti.
I disegni di Fred Vignaux sono sicuramente validi ma mi sembra che abbia guardato più a Giulio De Vita che a Rosinski (che ha firmato la copertina). Il “non finito” di certe vignette trasmette un senso di fretta piuttosto che di spontaneità. Mai così utili, quindi, gli ottimi colori di Gaétan Georges.
Subodoravo di scoprire sdegnato la stessa china disastrosa presa da XIII ma, sicuramente aiutato dal fatto che non è ambientato in epoca contemporanea, Thorgal è riuscito a tenere botta più che dignitosamente nonostante i vari passaggi di consegne tra gli autori. Se la pubblicazione italiana dovesse proseguire non vedo perché non restare a bordo.

La scimmiettina viene introdotta nella serie spin-off dedicata a Lupa, che in Italia è apparsa integralmente per Panini
RispondiEliminaSulla serie principale non si era ancora vista perché Lupa (il personaggio) è stata assente dall'albo 30 al 35 ed è tornata solo nel 36, vale a dire nel volume appena precedente a questo "Eremita di Skellingar"
RispondiEliminaLi ho tutti ma purtroppo la mia memoria è quella che è.
EliminaD'altra parte, con tutti gli anni che sono passati dalle ultime uscite...