Chi l’avrebbe mai detto che la sinterizzazione del tungsteno in epoca precolombiana
potesse fornire lo spunto per un avvincente fumetto d’avventura?
I due corrieri della droga Armando e Grethe devono trasportare un carico
per conto del boss colombiano Eriberto, ma si trovano in panne nei pressi del
massiccio del Cotopaxi in Ecuador. Qui rinvengono inaspettatamente un complesso
funerario con tutte le sue meraviglie che attendevano inviolate, cosa che porta
dal semplice traffico di antichità a una scoperta archeologica importantissima.
Intuendo grazie ai suoi contatti la nuova direzione del loro lavoro e subodorando
il tradimento, Eriberto assume un killer per eliminare Armando e Grethe.
Il protagonista Edson Paz compare già a pagina 13 ma solo dopo una quarantina
di tavole si troverà invischiato nelle trame di Eriberto, fino a diventare il
motore principale e risolutivo della vicenda. Edson appartiene alla schiera
degli Harry Canyon, la stessa del Taxista
di Marti, del Rank Xerox in trasferta newyorkese, del primo Lazarus Ledd, del Martin Trevor di Vandelli e Baldazzini:
per non ricorrere all’abusato cliché del detective che si trova invischiato in
storie più grandi di lui, la sua professione è quella del tassista, un modo
originale e tutto sommato realistico per fargli vivere delle avventure che
altrimenti con un’altra professione potrebbero risultare forzate.
La storia, come è lecito e doveroso aspettarsi da un fumetto d’avventura, è
un mix di azione, esotismo, personaggi pittoreschi, colpi di scena, una timida ricognizione
sui problemi dei luoghi in cui si svolge la vicenda (Edson è figlio di un
attivista ucciso durante la “guerra dell’acqua”) e un ritmo molto sostenuto.
Accanto a qualche ispirazione presa forse dal ritmo delle serie televisive (la
frammentazione dell’azione che passa rapidamente da una sequenza all’altra, la
scena finale contemporaneamente conclusiva e carica di aspettative) persiste un
uso massiccio delle didascalie descrittive, cosa forse un pochino demodé ma che
contribuisce ad aumentare il tempo di lettura, il che non è un male. Risulta
però ridondante sottolineare come «durante la lotta il paralume cade alle
spalle di AK-49», visto che i disegni di Fabio Babich sono perfettamente
leggibili e soprattutto pienamente funzionali alla narrazione. Unico appunto
che si può fare al disegnatore è forse proprio la sua pulizia, il bianco a
volte abbacinante che ci colpisce una volta sfogliate le tavole: l’eleganza e
la sintesi del tratto sono lodevoli, ma forse per una storia così “sporca”
sarebbe stato utile qualche tratteggio in più o un segno più modulato. O
almeno, questo è quello che potrebbe dire qualcuno inconsapevole del fatto che
Babich ha disegnato tutto il volume (100 pagine) in poco più di tre mesi!
I testi sono di una art director e produttrice che si cela dietro lo
pseudonimo PiElle, a partire da un soggetto elaborato insieme a Marco Zovi.
Il progetto Edson Paz (pur
essendo autoconclusivo, questo è il primo episodio di una serie) nasce grazie
all’illuminato mecenatismo della ditta Emme Due Mazzolini Kellerman, la cui
presenza nella storia non è per nulla invasiva – altro che Charlier con Canada
Dry.
Da segnalare che la resa di stampa è buona, e che tanti editori più
titolati farebbero bene a passare per la tipografia Cierre Grafica di Verona.
Un volume consigliatissimo, insomma, tanto più che l’ho visto pubblicizzato
sull’ultima Anteprima e quindi non
dovrebbe essere troppo difficile da reperire.
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