martedì 14 gennaio 2014

Pericolo scongiurato...



…il pericolo era quello di non aver potuto mettere Salvatore nella lista del Meglio del 2013 visto il ritardo con cui mi è arrivato. Pericolo scongiurato perché effettivamente Salvatore non è esattamente inseribile nella categoria. Ma si tratta comunque di un bel fumetto.
Nicolas de Crécy l’ho conosciuto su Il Grifo con il suo indescrivibile Folligatto, un’opera contemporaneamente grottesca e barocca, di cui ricordo principalmente la tecnica pazzesca, che univa sulla stessa pagina acquerello e pastelli a cera, cosa che teoricamente è impossibile fisicamente. Folligatto mi era piaciuto, ma non è un indice della sua qualità: tutto quello che compariva sulle pagine de Il Grifo mi piaceva d’ufficio.
In seguito reincontrai de Crécy su Comic Art con il fluviale Leon lo strambo, di cui non credo di avere nemmeno letto il finale, pubblicato nel brevissimo periodo in cui la rivista venne distribuita solo nelle fumetterie, divenendo almeno per me introvabile. Ecco, Leon mi piacque un po’ meno ma gli elementi della poetica decrécyana c’erano ancora tutti, anzi abbondantemente rimarcati pur se il suo stile era molto semplificato.
Sulla scia di Boucq, che però cominciò a scriversi i testi da solo sin da subito, de Crécy seguiva una sua linea surreale un pochino disturbante, usando però uno stile molto meno pulito rispetto a quello del maestro di Lille. Mi ha lasciato molto sorpreso, quindi, vedere che si era dedicato a quello che sembrava un fumetto destinato a un pubblico giovane – per quanto la jeunesse franco-belga non sia paragonabile a quella italiana. E invece anche qui de Crécy continua ad affidarsi al grottesco e al surreale, non sempre volti in chiave umoristica o rassicurante.
L’eponimo Salvatore è un cagnolino con la salopette che ha un’abilità formidabile coi motori e le automobili, riuscendo a coglierne all’istante i problemi e a risolverli con maestria. Tenero d’aspetto, lo è molto meno quando andiamo a leggerne i pensieri e a coglierlo sul fatto mentre deruba clienti o altri malcapitati di qualche raro pezzo meccanico per portare avanti il suo progetto. Salvatore sogna di costruire una vettura con cui raggiungere il suo vecchio e indimenticato amore giovanile che si trasferì in Sud America.
Ma quella di Salvatore è solo una parte del quadro complessivo di questa serie, che mette in scena anche la scrofa miope Amandine, vedova e madre di dodici maialini. Madre inconsolabile, giacché il suo tredicesimo figlioletto François, partorito in modo rocambolesco col resto della cucciolata all’inizio della storia, è scomparso e lei non si rassegna alla sua perdita abbandonando il resto dei maialini a se stessi (e probabilmente è meglio così visto l’acume commerciale dimostrato dai suoi figlioletti). Il vero destino del perduto François porta a un’ulteriore digressione della storia, nella vita agiata di una gatta appartenente alla Parigi bene.
Sui due piatti della bilancia abbiamo da una parte un protagonista simpatico, una trama avvincente e delle divertenti situazioni surreali, e dall’altra una certa confusione di fondo, un disegno spesso approssimativo (e i colori dati col computer sono di una freddezza raggelante) e un evanescente sottotesto di critica sociale che resta molto annacquata e vaga.
Non proprio tra il Meglio del 2013, ma un buon fumetto, e stampato oltretutto con una qualità di stampa che avrebbe anche potuto essere peggiore.
Ahinoi, i quattro volumi raccolti da Panini non conludono la saga di Salvatore e compagnia, che a quanto pare è ferma in Francia da 3 anni...

5 commenti:

  1. Wow, non lo conoscevo!
    Amo gli animali antropomorfi, tranne Hello Kitty e Peppa Pig XD
    Il mio amore per loro nasce dai Fabuland Lego e da un fumetto del Corriere dei Piccoli...
    ...in ogni caso, come mai in Francia l'opera è in standby?

    Moz-

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    1. Forse de Crécy è stato impegnato con altro, comunque ritardi anche molto importanti sono abbastanza comuni in Francia. Ma visto come ha disegnato Salvatore non dovrebbe impegnarci troppo a finire i prossimi volumi...

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    2. de Crécy è un grande, per chi ama il genere. Solo che il suo genere in pratica lo fa solo lui.

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