domenica 13 luglio 2014

Destino 2099 1: Il Mondo di Destino



Così come capita a due personaggi della storia, anche il lettore si fa un bel viaggetto nel tempo grazie a questo volume. Ah, i comic book degli anni ’90! Le didascalie belle piene per scimmiottare la Vertigo e simulare una qualche profondità di contenuti! Gli eserghi buttati là così, perché fa figo! I disegni fatti alla meno peggio inchiostrati con pesanti passaggi di china a dissimulare gli orrori anatomici, che poi finiscono per risaltare ancora di più! I colori acidissimi (a tal proposito, ottima e coerente la scelta cromatica della copertina)! L’estetica delle spalline e delle cinture puntute!
Ma al di là di questo Il Mondo di Destino è molto, molto di più. Io ho sempre disprezzato la linea 2099: un bel trionfo del “vorrei ma non posso”, cosa comune un po’ a tutti i comic book ma ai miei occhi dell’epoca particolarmente evidente in questa linea futuristica/cyberpunk/alternativa. E così il tanto celebrato Peter David di Hulk era lo stesso che scriveva questo insipido Spider-Man 2099? E  al mondo c’era davvero qualcuno che apprezzava le contorsioni anatomiche di Rick Leonardi? Bah, secondo me quelli non potevano nemmeno allacciare le scarpe ai “miei” Trillo, Wood, Zanotto...
Per allontanarmene senza il minimo desiderio di approfondire mi bastarono i numeri che mi passava occasionalmente un mio amico. Forse anche le recensioni caustiche che leggevo su Cyborg hanno avuto il loro impatto (memorabile quella sul supereroe trash – in senso letterale – Ravage 2099, ideato addirittura dal redivivo Stan Lee). Ma tira più un pelo di Warren Ellis che un carro di buoi e turandomi il naso mi sono rituffato in questo mondo delirante fatto di armature ipertecnologiche tecnicamente impossibili da indossare, di paesi europei che nell’immaginario statunitense sono fermi agli inizi del XX° secolo (e la storia è ambientata nel 2099!) e di scienziate che lavorano in tenute sadomaso.
Per fortuna, come dicevo prima, Il Mondo di Destino è molto più di questo e anche se è lento a carburare l’impronta di Ellis alla fine si percepisce tutta. In sostanza, questo arco narrativo che raccoglie i numeri originali dal 24 al 31 narra delle ragioni e dei metodi con cui il Dottor Destino (quello “classico” piombato nell’universo 2099) si è imposto come il nuovo Presidente/Dittatore dei futuristici Stati Uniti alla deriva tra disparità sociali, inquinamento e lo sciacallaggio delle multinazionali. L’idea di base è senz’altro buona, ma come spesso succede con Ellis più che il soggetto di partenza sono interessanti i dettagli di carattere sociologico e gli splendidi dialoghi.
Il volume si apre con due episodi in cui Warren Ellis viene citato solo come autore dei dialoghi mentre l’incombenza della sceneggiatura grava ancora su John Francis Moore e in effetti il passaggio alla satira, agli aspetti scientifici approfonditi, alle battute ciniche ma credibili e soprattutto a un plot maggiormente concentrato sui concetti che sull’azione sarà graduale, ma alla fine porterà a una spettacolare deflagrazione. È anche vero che fa un certo effetto vedere come uno dei primi cantori della decompressione facesse uso abbondante delle didascalie, ma in quegli anni usava così.
Tra l’altro, dal riassunto posto all’inizio del volume ho avuto l’impressione che anche la gestione dei 23 episodi precedenti non fosse affatto male (per quel che può valere, a suo tempo solo Doom 2099 e X-Men 2099 mi erano sembrati degni di nota) e forse avrebbe anch’essa meritato la ristampa. Meglio così: tutti soldi risparmiati, che di questi tempi...

3 commenti:

  1. Della serie del 2099 quella del Dottor Destino mi mancava...

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  2. Questo non l'ho letto, ma mi hanno detto che la serie 2099 era proprio bella. Ma non ho mai osato verificare^^

    Moz-

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  3. Doom è uno dei villain più interessanti mai creati ed è sempre un piacere leggerlo in qualsiasi sua incarnazione. Adoro la sua decadenza vittoriana e la totale mancanza di modestia. Mi è sempre stato più simpatico di quel saputello del Dr. Richards.

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