Non l'avrei mai detto, ma questo Attila si è rivelato uno dei titoli
più belli della collana Historica, che pur non poche sorprese mi ha riservato.
Jean-Yves Mitton è riuscito a trovare un equilibrio perfetto tra azione e
introspezione, tra metafora e realismo, tra speculazione e intrattenimento, tra
scrupolo documentaristico e Mito. Ed è pure riuscito a inserire qualche raro
siparietto umoristico che proprio in virtù del tono drammatico della saga
diventa ancora più esilarante. Una lettura entusiasmante, insomma, pur con
qualche riserva.
Siamo nel 450 d. C. e gli intrighi di Attila, sempre coadiuvato dalla sua
Lupa, lo hanno portato lontano da Aquileia a presidiare Budapest.
Apparentemente è la sua definitiva consacrazione sullo scacchiere europeo
ma in realtà si tratta dell'inizio del suo declino (effettivamente, questo
è il secondo blocco di 3 episodi che compongono la saga di 6, quindi Mitton ha
applicato con maestria la struttura classica dell'Ascesa-e-Caduta) e a
intrigare ulteriormente il lettore è la storia della Lupa di cui vengono
raccontate le sorti da dove l’avevamo lasciata nel precedente volume. Gli autori
fanno un uso interessante dei flashback, che non sono immediatamenti
riconoscibili come tali e generano inizialmente un effetto un po’ straniante.
La vicenda procede verso l’ultimo stupendo episodio, Vedi Roma... e poi muori, offrendo sì le inevitabili scene di
battaglia e la descrizione delle strategie militari, ma offrendo anche degli
approfonditi e sfaccettati ritratti di tutti i principali personaggi coinvolti.
Ma non è tutto oro quel che luccica e come dicevo sopra ho qualche
riserva. Una sola inerente il fumetto in sé, comunque: Franck Bonnet
purtroppo non produce delle tavole allo stesso livello qualitativo dei testi di
Mitton. Si vede chiaramente tutto l'impegno profuso per riempire le tavole di
dettagli e creare dei disegni validi, ma purtroppo ciò non ci risparmia
l'occasionale prognatismo caricaturale di alcuni volti, gli occhi che fluttuano
strabici nei primi piani frontali, le inquadrature ardite (ma neanche tanto)
affrontate senza l'opportuna perizia tecnica – l'uso di fotografie come base di
partenza sarebbe stato consigliabile. Bonnet non è comunque un cane, in giro si
vede di peggio (ma anche di molto meglio a dire il vero), però è un peccato che
gli ottimi testi di Mitton non siano stati accompagnati da disegni dello stesso
livello. Disegni che oltretutto soffrono di una qualità di stampa altalenante,
e poco consola vedere che i difetti di stampa sono quelli dell'epoca
pre-digitale, ovvero fuori registro, sporcizia nelle pellicole e tratti
poco incisi a causa degli impianti un po' rovinati.
Un paio di riserve, poi, ce le ho sull'edizione. Detto della qualità di
stampa non sempre buona, nella trentacinquesima tavola del primo episodio due
dialoghi sono invertiti: quelli della vignetta verticale andrebbero nella prima
orizzontale lì accanto; e vabbè, questo è ormai quasi un marchio di fabbrica della collana Historica.
Il guaio è che stavolta Sergio Brancato ci è andato giù pesante di spoiler
e consiglio caldamente di leggere la sua introduzione dopo la lettura del
fumetto!
Penso anch'io che sia uno dei migliori.
RispondiEliminaScusa l'OT
Ma il primissimo pensiero è andato a Diego Abatantuono :)