venerdì 1 agosto 2014

Historica 22 - Attila 2: Il Flagello di Dio



Non l'avrei mai detto, ma questo Attila si è rivelato uno dei titoli più belli della collana Historica, che pur non poche sorprese mi ha riservato.
Jean-Yves Mitton è riuscito a trovare un equilibrio perfetto tra azione e introspezione, tra metafora e realismo, tra speculazione e intrattenimento, tra scrupolo documentaristico e Mito. Ed è pure riuscito a inserire qualche raro siparietto umoristico che proprio in virtù del tono drammatico della saga diventa ancora più esilarante. Una lettura entusiasmante, insomma, pur con qualche riserva.
Siamo nel 450 d. C. e gli intrighi di Attila, sempre coadiuvato dalla sua Lupa, lo hanno portato lontano da Aquileia a presidiare Budapest. Apparentemente è la sua definitiva consacrazione sullo scacchiere europeo ma in realtà si tratta dell'inizio del suo declino (effettivamente, questo è il secondo blocco di 3 episodi che compongono la saga di 6, quindi Mitton ha applicato con maestria la struttura classica dell'Ascesa-e-Caduta) e a intrigare ulteriormente il lettore è la storia della Lupa di cui vengono raccontate le sorti da dove l’avevamo lasciata nel precedente volume. Gli autori fanno un uso interessante dei flashback, che non sono immediatamenti riconoscibili come tali e generano inizialmente un effetto un po’ straniante.
La vicenda procede verso l’ultimo stupendo episodio, Vedi Roma... e poi muori, offrendo sì le inevitabili scene di battaglia e la descrizione delle strategie militari, ma offrendo anche degli approfonditi e sfaccettati ritratti di tutti i principali personaggi coinvolti.
Ma non è tutto oro quel che luccica e come dicevo sopra ho qualche riserva. Una sola inerente il fumetto in sé, comunque: Franck Bonnet purtroppo non produce delle tavole allo stesso livello qualitativo dei testi di Mitton. Si vede chiaramente tutto l'impegno profuso per riempire le tavole di dettagli e creare dei disegni validi, ma purtroppo ciò non ci risparmia l'occasionale prognatismo caricaturale di alcuni volti, gli occhi che fluttuano strabici nei primi piani frontali, le inquadrature ardite (ma neanche tanto) affrontate senza l'opportuna perizia tecnica – l'uso di fotografie come base di partenza sarebbe stato consigliabile. Bonnet non è comunque un cane, in giro si vede di peggio (ma anche di molto meglio a dire il vero), però è un peccato che gli ottimi testi di Mitton non siano stati accompagnati da disegni dello stesso livello. Disegni che oltretutto soffrono di una qualità di stampa altalenante, e poco consola vedere che i difetti di stampa sono quelli dell'epoca pre-digitale, ovvero fuori registro, sporcizia nelle pellicole e tratti poco incisi a causa degli impianti un po' rovinati.
Un paio di riserve, poi, ce le ho sull'edizione. Detto della qualità di stampa non sempre buona, nella trentacinquesima tavola del primo episodio due dialoghi sono invertiti: quelli della vignetta verticale andrebbero nella prima orizzontale lì accanto; e vabbè, questo è ormai quasi un marchio di fabbrica della collana Historica.
Il guaio è che stavolta Sergio Brancato ci è andato giù pesante di spoiler e consiglio caldamente di leggere la sua introduzione dopo la lettura del fumetto!

1 commento:

  1. Penso anch'io che sia uno dei migliori.

    Scusa l'OT
    Ma il primissimo pensiero è andato a Diego Abatantuono :)

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