Macché ultimo episodio di Ken Parker,
macché ripresa di Kriminal: per me
l’evento fumettistico del 2015 è l’uscita del nuovo fumetto di Milo Manara.
Tanto più che di questo Caravaggio col volto di Andrea Pazienza si parlava già
da un bel po’ e l’attesa (nonostante tra le doti di Manara ci sia anche la
rapidità d’esecuzione) era tanta. E quel poco che si era intravisto, ad esempio
nel documentario di Giancarlo Soldi Come
Tex nessuno mai, faceva prevedere i fuochi d’artificio.
Purtroppo il primo impatto non è stato piacevole: è evidente che i colori delle
prime tavole (e forse pure le nuvole degli sfondi) sono state realizzati al
computer senza la naturalezza e nemmeno la vivacità della tavolozza del Maestro,
qui coadiuvato da Simona Manara. Un discreto calcio nelle palle, come quello
che presi anni fa quando Zanotto demandò la colorazione di Orizzonti Perduti alla redazione dell’Eura, trauma che mi fece
smettere di comprare Skorpio.
Per fortuna da pagina 14 si torna in carreggiata (e quelle prime tavole
assumono il contorno di prologo aggiunto successivamente) e l’arte di Manara si
rivela in tutto il suo splendore pur se qualche intervento digitale
occasionalmente riaffiora.
Non sarà elegante risolverla così, ma penso che non sia necessario
soffermarsi sulla parte grafica del fumetto, anche perché non finirei più di
tesserne le lodi e forse la serie di superlativi entusiastici che avrei
inanellato avrebbe finito per sminuire il lavoro di Manara. Chiunque faccia una
ricerca in internet può vedere quanto sia insuperabile nel ritrarre ogni tipo
di soggetto, nel far recitare i personaggi, nel dare l’idea del movimento e nella
rappresentazione scrupolosa e dettagliata degli ambienti – esterni e interni.
Quello che invece mi preme è sottolineare quanto la sceneggiatura sia
splendidamente riuscita e tenga incollato il lettore alle pagine. Spesso il
Manara sceneggiatore ha l’abitudine di cominciare le sue storie in media res o di fare delle ellissi
molto ardite (ad esempio negli ultimi episodi de Il Gioco e in Gulliveriana),
oppure di aprire delle parentesi un po’ più rilassate che finiscono per
incidere sulla godibilità dell’opera nel suo insieme (vedi Fuga da Piranesi). Caravaggio
invece è un fumetto omogeneo nella sua appassionante tensione, l’ansia di
raccontare di Manara sembra la trasposizione esatta della fame di vita del
pittore assassino.
La tavolozza e la spada si snoda tra i 21 e i 35 anni del
Caravaggio, proponendo gli incontri (felici e meno) che insieme al suo
caratteraccio ne determinarono il destino. La rigorosa documentazione si vede
in molteplici dettagli (viene proposto anche l’episodio dei carciofi, che io ricordavo
un po’ differente) e Manara inserisce addirittura delle citazioni inaspettate
(Artemisia Gentileschi) e un’onestissima considerazione su come anche nei tempi
andati a far la fortuna di un artista fossero più le public relations che il talento. La storia si conclude al momento
con lo scontro con l’arcinemico Ranuccio Tomassoni e il piano dell’opera
prevede un solo altro volume.
L’unica piccola pecca di questo volume (ma sono curioso di leggere su Fumo di China come lo demoliranno, visto
che Manara bisogna sputtanarlo sempre e comunque) avrebbe potuto essere
l’ostentato turpiloquio, che però a ben guardare ha invece la funzione ben
precisa di ricostruire l’atmosfera di degrado, squallore e volgarità di molte
delle sequenze riportate: è inevitabile che con il tratto elegante e
ricercatissimo di Manara anche il carcere di Tor di Nona e le bettole più
povere risultino bellissime.
Anch'io sono curiosissimo di metterci gli occhi sopra. Anche perché sin dalle prime immagini, mi è parso un lavoro molto più curato dal punto di vista compositivo, rispetto ad altre sue cose.
RispondiEliminaInoltre non so perché ma continuo a guardare molte vignette (come la prima che hai postato, sotto la copertina) e continuano a tornarmi in mente le illustrazioni di Roberto Innocenti.
P.S.: io di tutti questi "sputtanamenti" in giro, mica ne ho letti tanti. A parte commenti a cazzo su siti specializzati, mi sono capitati pochi articoli critici, su Manara.
L'attenzione per la composizione e le scenografie c'è sempre stata, diciamo che col colore (quindi dai Borgia in poi) è molto più evidente. Ma anche in Viaggio a Tulum, per dire.
EliminaAh è uscito?
RispondiEliminaOttima notizia!