mercoledì 6 maggio 2015

Caravaggio 1: La tavolozza e la spada



Macché ultimo episodio di Ken Parker, macché ripresa di Kriminal: per me l’evento fumettistico del 2015 è l’uscita del nuovo fumetto di Milo Manara. Tanto più che di questo Caravaggio col volto di Andrea Pazienza si parlava già da un bel po’ e l’attesa (nonostante tra le doti di Manara ci sia anche la rapidità d’esecuzione) era tanta. E quel poco che si era intravisto, ad esempio nel documentario di Giancarlo Soldi Come Tex nessuno mai, faceva prevedere i fuochi d’artificio.
Purtroppo il primo impatto non è stato piacevole: è evidente che i colori delle prime tavole (e forse pure le nuvole degli sfondi) sono state realizzati al computer senza la naturalezza e nemmeno la vivacità della tavolozza del Maestro, qui coadiuvato da Simona Manara. Un discreto calcio nelle palle, come quello che presi anni fa quando Zanotto demandò la colorazione di Orizzonti Perduti alla redazione dell’Eura, trauma che mi fece smettere di comprare Skorpio.
Per fortuna da pagina 14 si torna in carreggiata (e quelle prime tavole assumono il contorno di prologo aggiunto successivamente) e l’arte di Manara si rivela in tutto il suo splendore pur se qualche intervento digitale occasionalmente riaffiora.
Non sarà elegante risolverla così, ma penso che non sia necessario soffermarsi sulla parte grafica del fumetto, anche perché non finirei più di tesserne le lodi e forse la serie di superlativi entusiastici che avrei inanellato avrebbe finito per sminuire il lavoro di Manara. Chiunque faccia una ricerca in internet può vedere quanto sia insuperabile nel ritrarre ogni tipo di soggetto, nel far recitare i personaggi, nel dare l’idea del movimento e nella rappresentazione scrupolosa e dettagliata degli ambienti – esterni e interni.
Quello che invece mi preme è sottolineare quanto la sceneggiatura sia splendidamente riuscita e tenga incollato il lettore alle pagine. Spesso il Manara sceneggiatore ha l’abitudine di cominciare le sue storie in media res o di fare delle ellissi molto ardite (ad esempio negli ultimi episodi de Il Gioco e in Gulliveriana), oppure di aprire delle parentesi un po’ più rilassate che finiscono per incidere sulla godibilità dell’opera nel suo insieme (vedi Fuga da Piranesi). Caravaggio invece è un fumetto omogeneo nella sua appassionante tensione, l’ansia di raccontare di Manara sembra la trasposizione esatta della fame di vita del pittore assassino.
La tavolozza e la spada si snoda tra i 21 e i 35 anni del Caravaggio, proponendo gli incontri (felici e meno) che insieme al suo caratteraccio ne determinarono il destino. La rigorosa documentazione si vede in molteplici dettagli (viene proposto anche l’episodio dei carciofi, che io ricordavo un po’ differente) e Manara inserisce addirittura delle citazioni inaspettate (Artemisia Gentileschi) e un’onestissima considerazione su come anche nei tempi andati a far la fortuna di un artista fossero più le public relations che il talento. La storia si conclude al momento con lo scontro con l’arcinemico Ranuccio Tomassoni e il piano dell’opera prevede un solo altro volume.
L’unica piccola pecca di questo volume (ma sono curioso di leggere su Fumo di China come lo demoliranno, visto che Manara bisogna sputtanarlo sempre e comunque) avrebbe potuto essere l’ostentato turpiloquio, che però a ben guardare ha invece la funzione ben precisa di ricostruire l’atmosfera di degrado, squallore e volgarità di molte delle sequenze riportate: è inevitabile che con il tratto elegante e ricercatissimo di Manara anche il carcere di Tor di Nona e le bettole più povere risultino bellissime.

3 commenti:

  1. Anch'io sono curiosissimo di metterci gli occhi sopra. Anche perché sin dalle prime immagini, mi è parso un lavoro molto più curato dal punto di vista compositivo, rispetto ad altre sue cose.
    Inoltre non so perché ma continuo a guardare molte vignette (come la prima che hai postato, sotto la copertina) e continuano a tornarmi in mente le illustrazioni di Roberto Innocenti.

    P.S.: io di tutti questi "sputtanamenti" in giro, mica ne ho letti tanti. A parte commenti a cazzo su siti specializzati, mi sono capitati pochi articoli critici, su Manara.

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    1. L'attenzione per la composizione e le scenografie c'è sempre stata, diciamo che col colore (quindi dai Borgia in poi) è molto più evidente. Ma anche in Viaggio a Tulum, per dire.

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