Prosegue e si conclude con questo secondo volume la saga di Bruce J. Hawker, con André-Paul
Duchâteau al timone dei testi insieme a Vance.
Le prime due storie, Il puzzle e Tutto o niente, sono un distillato di
avventura pura, un’unica storia in cui il protagonista dovrà recuperare i piani
dell’arma segreta che furono causa della sua rovina. Stereotipi e luoghi comuni
come se piovesse (il protagonista è l’unico a non finire falcidiato dalle
fucilate limitandosi a correre a zig zag, una donna violentata non sembra accusare
il trauma dell’esperienza vissuta, ecc.): ma sono il sale dell’avventura e
stando al gioco ci si gode una bella storia appassionante e oltretutto ben
documentata, in cui comunque ci sono alcuni margini di originalità.
Ancora più interessante il distico conclusivo I giustizieri della notte-Il
regno delle tenebre (organizzato quest’ultimo su 4 strisce invece di 3 e
forse per questo della durata di sole 30 tavole), in cui il patrigno di Bruce
viene rapito da una delle gang che si muovono nel sottobosco criminale di una
Londra mai così opprimente e minacciosa. Il gruppo, appunto i «giustizieri
della notte», complotta nell’ombra e agisce al riparo di cappucci viola, ma una
vecchia e affascinante conoscenza di Bruce lo aiuterà a venire a capo del mistero.
Un bell’intrigo, una trama originale, un’ambientazione stupenda e una
protagonista femminile più accattivante di quella dei due episodi precedenti
fanno di quest’ultima apparizione di Bruce
J. Hawker il migliore dei commiati, anche se di materiale per ulteriori
episodi non ne sarebbe mancato se prima gli altri impegni e poi la malattia di
Vance non lo avessero allontanato dal fumetto.
Dal punto di vista grafico siamo purtroppo nella fase di piena maturità del
disegnatore, che aveva abbandonato lo stile più sporco ed espressivo per cui mi
ero appassionato al primo volume
(e che riaffiora in una storia breve risalente al 1980 proposta in appendice) in favore
della freddezza e della rigidità che hanno caratterizzato la saga di XIII. Ogni tanto qualche volto risulta
espressivo e qualche scena d’azione è abbastanza movimentata, ma nel complesso
il tutto è troppo ingessato per i miei gusti. Il primo episodio soffre oltretutto
di una qualità di stampa non all’altezza ma per fortuna i problemi di resa si
limitano solo a quello.
Dato il periodo di tempo molto lungo in cui si sono concretizzati questi
episodi (Il puzzle e Tutto o niente tra 1985 e 1987, gli
altri due episodi sono rispettivamente del 1990 e del 1995) possiamo ammirare
l’evoluzione dello stile della colorista Petra, che con fatica si è scrollata
di dosso convenzioni e abitudini degli anni ’70, non riuscendo però del tutto a
rinunciare a una stesura piatta e uniforme dei colori delle figure in primo
piano, nonostante alcuni tentativi promettenti sul primo episodio.
Questo è uno dei volumi di Historica
che ho letto con più gusto, tanto più che contiene pure una inattesa aggiunta
per i Fumettisti d’invenzione.
In questo integrale (privo per una volta di balloon invertiti ma con un errore
in quarta di copertina) sarebbero state bene alcune copertine e illustrazioni a
colori in più, quelle riprodotte sono talmente belle da mozzare il fiato.
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