Ormai
sembrano passate ere geologiche ma come anticipato
riciclo un post che avevo progettato di mettere online prima di sapere che Alix avrebbe chiuso col numero 15.
Perlomeno la sospensione della testata mi esonera dalla necessità di essere
troppo preciso, quindi metto il pezzo così come lo avevo lasciato, tanto non c’è
più bisogno di finire di elaborarlo.
La proposta della Mondadori di Alix è eccezionale. Volumi cartonati, a
colori, su carta patinata, stampati mediamente bene e a un prezzo basso. Errori
come balloon invertiti o refusi ce ne sono stati pochi finora e, cosa
fondamentale, la serie è veramente molto bella pur con i fisiologici alti e
bassi che la serialità e l’avvicendarsi di collaboratori diversi comportano.
Forse si sarebbe potuto mettere
qualche redazionale più corposo invece che le sintetiche presentazioni dei
personaggi in seconda pagina (mai lette per paura che fossero spoilerose come
quelle che un mio amico mi ha detto erano nella ristampa di Ken Parker), ma a questo prezzo va benissimo
anche così.
La saga di Alix è però strutturata in maniera particolare: è vero che ogni
episodio (almeno finora) è autoconclusivo, ma ormai è evidente che sono tutti tasselli
di una struttura molto più grande e complessa in cui esiste una caterva di personaggi
(spesso coprotagonisti) che si rincorrono di albo in albo e intessono una
fittissima rete di relazioni col protagonista, generando ulteriori crossover
tra di loro. Mi ci gioco le palle che la Mondadori ha epurato le tavole di tutti i rimandi
agli episodi precedenti (i «voir» in calce alle vignette) che sicuramente
costellano gli albi originali. Io non amo particolarmente i rimandi ai volumi
precedenti, ma quando ci vuole ci vuole, anche perché qui i personaggi sono
proprio tanti.
Probabilmente la Mondadori ha scelto
questa politica per “mimetizzare” le storie presentate per prime, in realtà più
in là nella cronologia ufficiale ma forse ritenute più appetibili per un
pubblico vergine, come appunto precedenti a quelle presentate dopo, tanto più
che nella costola campeggia solo il numero progressivo di questa collana e non
quello vero del volume originale, riportato nelle gerenze dove solo i pervertiti
come me lo leggeranno.
Credo sia superfluo segnalare che
se il lettore si vede comparire un personaggio ricorrente dal nulla avendone
solo letto la biografia nella seconda pagina avrà una reazione diversa che se
avesse familiarità con lo stesso personaggio grazie alla lettura delle storie
precedenti in cui compariva e tornava. Vedi Galva nel primo volume, ad esempio.
Oltretutto, presentando gli episodi con questi vertiginosi salti cronologici e
quindi senza riportare la giusta continuità delle apparizioni dei personaggi sembra
quasi che Martin utilizzi degli deus ex
machina quando invece si tratta di un risultato della forte coesione
interna della saga e di un ottimo uso dei comprimari.
È anche vero che noi adesso in
Italia possiamo leggerci [avremmo
potuto!] tutta la saga in circa otto mesi contro i quasi settant’anni
che hanno impiegato i francesi, quindi più bisognosi dei giusti riferimenti
agli episodi precedenti, ma con tutto questo casino di gente che va e viene da
un volume all’altro qualche aggancio sarebbe stato utile pure a noi. Anche
perché secondo me si perdono certi dettagli molto ben congegnati da Jacques
Martin.
Il ritorno del villain Xxxxx Xxxxxx in Xxxxx xxxxx Xxxxxxx (XX° numero della
versione italiana/XX° francese) si sarebbe goduto come tale se fosse stato
scritto di chi si trattava e in quale episodio avrebbe esordito nella versione
italiana/aveva esordito in quella francese.
La ricomparsa provvisoria di
Xxxxxxx (Roma, Roma… XX°/XX°) sarebbe
sembrata meno casuale se il lettore avesse avuto l’occasione di sapere che il
personaggio compariva prima e in quale episodio di preciso.
La battuta gettata lì come se niente
fosse in merito ad un’aquila (Xxxxxx xxxx
Xxxxxx, XX°/XX°) cela in realtà una nuova interpretazione alla bellissima
scena conclusiva di Xxxxx xxxx Xxxxx
(XX°/XX°), che il lettore privo di riferimenti può benissimo non cogliere.
Così come in Vercingetorige (XX°/XX°) potrebbe sembrare che Alix abbia il potere
di controllare gli animali, mentre invece la fedeltà del branco si spiega
benissimo con l’incontro avvenuto in Xxxxx
xxxxx Xxxxxx (XX°/XX°), a cui nella versione italiana viene censurato ogni
rimando.
Non dico poi che certe situazioni
risultino poco comprensibili (anche se i riferimenti al fratello di Xxxxxx in Xxxxx xxxx Xxxxxx, XX°/XX°, non è che
siano molto chiari a chi non ha letto il giusto volume precedente, la cui
citazione viene epurata dalla Mondadori) ma a volte pare proprio che manchi un
tassello, che l’affresco non sia completo. Il che è proprio questa situazione.
Confesso inoltre che, con l’età
che avanza inesorabile, sono dovuto andare a rileggermi Xxxxxxx xxxxx Xxxxx (XX°/XX°) per capire se l’eremita biondo che
controlla gli animali era lo stesso visto in Xxxxx xxxx Xxxxxx (XX°/XX°). Niente di drammatico, ma se fosse
stato indicato chiaramente, come sicuramente era nella versione originale, mi
sarei risparmiato qualche dubbio.
Ne Il Bambino Greco (XX°/XX°), epurato di tutti i riferimenti che
sicuramente ci saranno stati a Xxxxx xxx
Xxxxxxx (XX°/XX°) compare addirittura un arcinemico di Alix senza che ne
venga rivelato inizialmente il nome, così che il lettore italiano si perde
tutto il gioco sul fatto che questi inizialmente non abbia capito che ha di
fronte proprio l’Alix che l’ha contrastato durante […] (cosa che viene
riassunta in un dialogo, che non poteva essere ritoccato).
Alla
fine avrei espresso il mio desiderio che gli episodi successivi fossero
presentati nella successione corretta almeno per qualche numero, ma ormai i
fatti hanno preso il sopravvento.
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