Spinto dal gradimento di A-Force
alla fine ho comprato non solo Thors
ma pure Hail Hydra.
Thors si è rivelato addirittura superiore alle aspettative. Jason
Aaron è riuscito a infilare di tutto in quelle 20 pagine. I “Thors” sono la
forza di polizia che mantiene l’ordine e commina le pene nell’universo retto
dal Dottor Destino e mi hanno ricordato un po’ il distretto di polizia di Top Ten. Non che c’entri poi molto (là
erano supereroi in un mondo in cui tutti avevano poteri, qui sono “portatori di
martello”, quindi praticamente divinità) ma il meccanismo di abbassamento
parodistico di entità potentissime a una mansione prettamente umana è
praticamente lo stesso.
Il Thor dell’universo Ultimate e
il suo compagno di pattuglia Beta Ray Bill si trovano coinvolti in un “caso
supremo”, una di quelle rogne talmente grosse che devono essere insabbiate o
risolte all’istante prima che se ne accorga il dio Destino. È stata trovata la
quinta donna morta, una per ognuno di cinque domini diversi, e i Thors
brancolano nel buio finché all’Ultimate Thor viene un’intuizione. La miniserie
ha uno stile energico e coinvolgente, che coniuga i serial televisivi
polizieschi moderni con il buddy movie
e un sacco di trovate originali. Anche le battute umoristiche che fanno
capolino qua e là sono perfettamente calibrate e non danno l’impressione di
essere dei corpi estranei inseriti a forza nel tessuto della trama. Bellissimo
poi il colpo di scena finale.
L’aspetto un po’ deludente (ma
giusto un po’) di Thors è la parte
grafica. Chris Sprouse è il solito disegnatore realistico ma sintetico e
morbido quasi da sfiorare il cartoonesco, ma qui in alcuni dettagli è stato
meno elegante che altrove. Ovviamente può darsi che sia stato l’inchiostratore Karl
Story a non aver saputo rendere al meglio alcuni profili e certe mani, ma in
ogni caso nulla di grave, anzi avercene di disegnatori così.
Come comprimario in Thors è stato inserito Loki Agent of Asgard, immagino eredità
della precedente gestione della testata-ombrello Thor. La serie non si inserisce nel contesto di Secret Wars se non marginalmente e
questo episodio fa parte di un arco narrativo più lungo (è il quattordicesimo
numero della serie originale) quindi alla fine non c’ho capito molto visto che
si fa riferimento a situazioni che non conosco e vi compaiono personaggi con
cui non ho familiarità, questa stessa versione di Loki in primis. Nonostante l’entusiasmo con cui Giorgio Lavagna ne parla
nelle note non mi ha colpito molto (ennesimo inganno di Loki che gioca
sull’approssimarsi della fine del mondo, condito da pretenziosi tentativi di
nobilitazione letteraria con un parallelo tra le vite e le storie) e la splash page finale è di un pacchiano
strepitoso. Il disegnatore Lee Garbett, inoltre, che pur dimostra la sua
perizia in più di una vignetta, ha delle derive caricaturali e qualche
particolare sembra averlo proprio tirato via. Poco importa, avrei continuato a
prendere Thors anche se in appendice
ci avessero messo illustrazioni di Ben Templesmith o Humberto Ramos.
Hail Hydra prende invece le mosse, mi pare di capire, da una
precedente serie di Capitan America in cui la Sentinella della Libertà ha fatto
da mentore al figlio di Arnim Zola, tal Leopold ribattezzato Ian che è
diventato un supereroe a sua volta col nome di Nomad ed è protagonista di
questa miniserie (il disegnatore Roland Boschi ha pure cercato di rifare gli
sgorbi di Romita Jr. dell’arco narrativo di riferimento, ovviamente non
riuscendo a eguagliarne la bruttezza).
Nel dominio di Arnim Zola vige la
classica dittatura orwelliana e Nomad, consapevole della ristrutturazione del
multiverso Marvel per motivi spiegati nell’introduzione, lotta contro la
“risocializzazione” degli oppositori in questo mondo in cui Hydra ha
soppiantato la realtà che conosceva. Una storia classica condotta con mestiere
e con vaghi margini di originalità (il fatto che il protagonista venga dal
“vecchio” universo permette qualche sequenza divertente e il paradosso con cui
si conclude l’episodio) ma non entusiasmante. I disegni di Boschi sono validi,
però in più di un’occasione mi ha dato l’impressione di aver ripreso le sue
figure da altre fonti importandole malamente nelle sue tavole, generando
qualche problema di parallasse.
A integrazione di Hail Hydra c’è Red Skull, che ho gradito più del titolare. Lo sceneggiatore Joshua
Williamson si è inventato una trama originale imbastendo un gruppo di
supercriminali più o meno riluttanti “convinti” ad andare a cercare nelle Terre
Morte oltre i confini del dominio di Killville il Teschio Rosso in cambio
dell’amnistia dei loro crimini contro Destino. Infatti, in un twist originale (se poi sia ispirato a
qualche altra storia Marvel non mi è dato di sapere), il Teschio Rosso di
questa realtà è diventato il simbolo della ribellione contro Destino e in suo
onore è sorta una confraternita che si oppone al dio di Battleworld. Pare però
che il Teschio Rosso non sia solo una leggenda ma una persona vivente che già
in passato ha attentato contro il potere di Destino e che a breve dovrebbe
riprovarci: per questo i novelli Thunderbolts (hanno anche dei collari
inibitori) devono cercarlo e portare prove della sua uccisione.
Fanno parte di questo gruppo un
giovane e tracotante Electro, molto ben caratterizzato (penso sia quello
dell’Universo Ultimate), Lady Deathstrike, Moonstone, Jack Lanterna (uno che al
posto della testa ha una zucca, forse inventato per l’occasione) e nientemeno
che Magneto e Bucky Barnes, il Soldato d’Inverno: quest’ultimo non ha avuto
bisogno di coercizione per entrare nel gruppo ma si è offerto volontario. Una
buona storia pur con un buco bello grosso nella sceneggiatura: non so se il
problema sia dovuto a delle incomprensioni tra Williamson e il disegnatore Luca
Pizzari, ma sembra che nonostante i collari inibitori, contro cui giustamente
recriminano, i sei disgraziati facciano ancora sfoggio dei loro poteri. Vabbè,
fa niente; e comunque le battute “personalizzate” degli zombi nelle sequenze
finali sono molto simpatiche. Se mai dovessi continuare a comprare Hail Hydra sarà per Red Skull, anche se i disegni di Pizzari sono un bello scoglio per
me da superare: è evidente che ha del talento per il fumetto realistico, però
si perde in spacconate ipertrofiche che mi hanno ricordato il peggior Frank
Miller.
Segnalo in conclusione che entrambi
i fascicoli non vantano purtroppo la stessa qualità di stampa di A-Force.
io sto trovando i vari albi tremendamente noiosi, un misto tra fill in e what if.... penso che prenderò solo "Secret Wars" fino a quando non riprendono le serie regolari....
RispondiEliminaFabio, che onore averti qui! Che le miniserie siano "what if" è scontato, proprio per questo possono prendersi qualche libertà in più. Finora quello che ho preso non mi è dispiaciuto, ho resistito alla tentazione di provare anche gli X-Men e Hulk che non mi ispiravano.
EliminaNon ho preso gli X-Men.... ma mi resta incomprensibile l'operazione. E devi dire che la premessa mi era piaciuta immensamente
EliminaNon ho preso gli X-Men.... ma mi resta incomprensibile l'operazione. E devi dire che la premessa mi era piaciuta immensamente
EliminaMa questi "Thors" hanno anche una lampadina verde innestata nel martello?
RispondiEliminaNo, perché sento tremendamente la mancanza di una Lanterna...
Scherzi a parte, interessante il rimando a Red Skull, in un universo in cui l'entità suprema è Destino.
Teschio Rosso e Destino si sono sempre scazzati fra loro.
"il Teschio Rosso di questa realtà è diventato il simbolo della ribellione contro Destino e in suo onore è sorta una confraternita che si oppone al dio di Battleworld"
Sarebbe interessante (sempre se seguissi i fumetti moderni) vedere come fanno questi qua a rendere simpatico un nazista!
Io ho il sospetto che alla fine si scoprirà che il Teschio Rosso è Steve Rogers.
EliminaMinchia! Laddove, in un vecchio What If, Steve Rogers diventato Presidente degli Stati Uniti era in realtà il Teschio Rosso travestito da Steve Rogers...
EliminaE' solo una mia supposizione, eh.
EliminaMi ricordo di un'interpretazione molto originale e interessante data delle origini di Capitan America in Terra-X (o Paradiso-X o quello-che-era-X): in pratica era un progetto dei nazisti visto che a conti fatti è il superuomo ariano biondo!