Ormai ho preso gusto a esplorare
il mondo di questo eventone Marvel a metà strada tra Ravenloft e Beautiful. E
l’ultimo materiale letto si è rivelato migliore di quello precedente.
Planet Hulk ospita due serie: la titolare è ambientata in un mondo selvaggio
e pericolosissimo che pullula di vita modificata dai raggi gamma. Praticamente
anche gli animali hanno la loro versione hulkesca! Qui un Capitan America
venuto da chissà dove è l’idolo delle folle insieme al suo tirannosauro rosso e
come gladiatore di successo riesce ad avvicinare il padrone dell’arena
(“killiseum”) Arcade, uno dei villain
più ridicoli mai ideati, e ad attentare alla sua vita. Destino, onnipotente e
onnisciente (ma un po’ afono: fa parlare lo “sceriffo” Strange in sua vece, evidentemente
nasconde qualcosa), stufo dei colpi di testa di Steve Rogers, gli offre la
possibilità di recuperare l’amico e vecchio compagno di lotta Bucky Barnes in
cambio della sottomissione della tribù del “Regno del Fango” retta da un Hulk
rosso, presso cui Bucky dovrebbe essere tenuto prigioniero.
L’ambientazione
fantasy/apocalittica è accattivante e mi ha ricordato Dark Sun; inoltre i disegni
di Marc Laming sono veramente belli: in particolare i volti sono disegnati in
maniera molto efficace ed espressiva.
La foliazione più consistente di Planet Hulk è dovuta a una storia breve
presente nell’albo originale, in cui Greg Pak e Takeshi Miyazawa raccontano le
“origini segrete” delle Terre Verdi, il dominio dove è ambientata questa
miniserie. Sembra quasi che l’abbiano realizzata per timbrare il cartellino, come
un dovere nei confronti del lettore. Nulla di particolarmente entusiasmante ma
nemmeno brutto.
In appendice Planet Hulk presenta l’altra miniserie Futuro Imperfetto, che ovviamente riprende la miniserie omonima. La
mutante Ruby Summers, dalla pelle di quarzo rubino, gironzola nel dominio di
Dystopia con l’intenzione di destabilizzare il despota Maestro (versione
invecchiata e bastarda di Hulk/Bruce Banner) e durante un viaggio di esplorazione
rinviene sul suo cammino nientemeno che Odino, padre degli dei norreni, ferito
e bisognoso di cure. La storia procede in maniera abbastanza classica e
prevedibile con la presentazione delle altre versioni di supereroi Marvel che
aderiscono alla congiura, finché la vecchia volpe Peter David rivela chi è in
realtà l’ospite di Ruby: a questo punto la storia decolla, tanto più che i
dialoghi migliori David se li è risparmiati per la fine. Come al solito i
disegni di Greg Land risultano un po’ freddini nel loro essere ostentatamente
dei ricalchi da immagini di fotomodelle, ma sono comunque un bel vedere. Da
notare che il Leisten probabilmente suo inchiostratore non viene citato nei
credits dell’episodio, mentre Nolan Woodard a causa del font impiegato sembra
che abbia fatto il “colon” invece che i “colori”.
Insomma, se Hulk spacca la sua
testata spicca tra le altre proposte Secret Wars.
La miniserie Inferno è stata invece presentata nella collana X-Men Deluxe, che come tutte le testate
Deluxe della Panini lo è solo di nome visto che la carta e la rilegatura
peggiori vengono riservate a queste testate, con i conseguenti problemi di
stampa e minore godibilità dei fumetti offerti. In questo What If si immagina che Peter Rasputin/Colosso non sia riuscito a
salvare la sorella Illyana come accadeva nel ciclo originale, e adesso Manhattan
è minacciata dal nuovo Empire State Building tramutato nella cittadella dei
demoni che per fortuna è separata dal resto della città da un campo di forza.
Una volta all’anno, in occasione dell’anniversario della ritirata di fronte al
nemico, Colosso si concede un assalto alla roccaforte demoniaca insieme a una
squadra di X-Men nel tentativo disperato di salvare la sorella ormai corrotta
fino al midollo e tramutata nella Figlia della Tenebra. I cinque capitoli
originali vanno avanti a forza di colpi di scena, ammazzamenti (o presunti
tali) truculenti e altre due fazioni che si uniscono alla lotta e
contribuiscono a movimentare la trama. I testi di Dennis Hopeless non sono
malaccio, anche se spesso alcune battute che vorrebbero essere divertenti mi
sono sembrate fuori luogo. Diciamo che Inferno
mi è parsa la proverbiale storiellina di supereroi senza infamia e senza lode,
tanto fumo e poco arrosto e con un finale un po’ insipido che vorrebbe
rilanciare il tutto.
Ho apprezzato molto (veramente
molto) di più i disegni di Javier Garrón, un cesellatore scrupolosissimo a cui
si perdonano volentieri le derive grottesche, tanto più che sono espressive e
ben si adattano a raffigurare demoni e creature varie. È stato veramente
piacevole abbandonarsi a cogliere i vari dettagli delle sue ricchissime tavole e
identificare i molti personaggi che vi fanno una comparsata mentre si dispiega
l’azione. Poi è anche vero che vedere le diavolesse nude senza capezzoli mi fa
sentire un idiota a comprare queste boiate per ragazzini, ma sapevo a cosa
andavo incontro. Purtroppo Garrón ha subito il trattamento “Deluxe” e soprattutto
verso la fine sono presenti fuori registro e tavole doppie di limitata
fruibilità senza fare a pezzi il volumetto. Per fortuna il colorista Chris
Sotomayor ha optato per una tavolozza bella squillante, altrimenti con la carta
utilizzata si sarebbe visto poco o nulla.
Veniamo quindi ad Anni di un Futuro Passato. La serie
titolare riprende il celebre (diamine, lo conosco pure io) ciclo narrativo di Giorni di un Futuro Passato e agli
ingredienti di partenza, cioè la distopia mutantofobica in cui la repressione è
ormai indiscriminata e si estende a tutti i supereroi, aggiunge i figli di
Kitty Pryde e di Wolverine. Questo primo episodio stenta a decollare e si
dilunga a descrivere l’ambientazione, un mondo oppresso e desolato in cui sta
per passare una riforma dell’Atto per il controllo dei mutanti, proprio mentre il
nucleo storico dei mutanti sta per riuscire a liberarsi dei collari inibitori. La
sceneggiatrice Marguerite Bennett si riscatta però sul finale mostrando come
sia i mutanti che i sostenitori del Presidente Kelly abbiano capito che l’immagine
è tutto ed entrambi ordiscono delle messinscene per accaparrarsi il gradimento
del pubblico televisivo! Siamo appena all’inizio ma un po’ di curiosità mi è
venuta. Non so bene come inquadrare i disegni di Mike Norton, sospesi tra il
classicismo e lo scarno.
E come Estinzione è ovviamente l’emanazione della gestione di Grant
Morrison degli X-Men e ne riprende i personaggi più teratologici oltre che, mi
pare, anche l’ideologia: si veda la contrapposizione tra le celebrità mutanti
giovani e festaiole e la vecchia guardia imbolsita. Nei fatti le venti
paginette scritte da Chris Burnham sono solamente una presentazione delle
premesse della miniserie e dell’ambientazione (a Mutopia le coppie bramano il
gene X per competere con i figli mutanti dei vicini di casa, altro che
discriminazione), con un po’ d’azione solo all’inizio. Ciononostante mi ha
catturato e sono curioso di leggere il seguito.
Ramon Villalobos ha fatto un
ottimo lavoro ai disegni, elaborando uno stile senz’altro debitore di quello
originale di Frank Quitely ma in modo da sembrare comunque personale e
coniugando senza particolari traumi mainstream
e underground (ma propendendo di più
per il secondo). Curiosamente ho notato
che le sue tavole sono state penalizzate da una qualità di stampa non ottimale
mentre il resto dell’albo non ha gli stessi problemi. Probabilmente la cosa è
dovuta alla qualità dei materiali di stampa originali.
A chiudere Anni di un Futuro Passato c’è un’altra serie “finta Secret Wars”,
cioè la precedente ongoing di Magneto arrivata al diciottesimo
episodio. Qui l’elemento della collisione dei mondi è parte fondamentale della
trama ma assume contorni ridicoli (e rivelatori della politica commerciale dei
mega-eventi che non guardano in faccia a nessuno) visto che compare di colpo
sulla scena a interrompere un dialogo pieno di pathos tra papà Magneto e sua
figlia Polaris, evidente retaggio della precedente storyline. Magneto proverà coi suoi poteri a contrastare
l’“incursione” definitiva andando col ricordo ai precedenti incontri con Namor.
Solito cliffhangerone alla fine, praticamente identico a quello visto poche
pagine prima nelle ultime tavole della miniserie titolare. Decisamente troppo
poco per entusiasmarsi, anche perché i disegni di Paul Davidson non sono
memorabili e pur partendo da una base realistica finiscono nello sketchy. Oltretutto ha raffigurato
Magneto come un pugile col naso rotto, ma quello è il meno: Davidson ha pure il
viziaccio di riciclare la stessa identica inquadratura di tre quarti per i
volti dei personaggi femminili, manco fosse Jean-Yves Delitte.
Per un personaggio della levatura
di Magneto mi sarei aspettato qualcosa di più incisivo.
Mi sembra che gli uomini X non siano proprio tra i personaggi trattati meglio da questo rilancio :(
RispondiEliminaSto per l'appunto elaborando il pezzo su altre testate mutanti. A me non sono piaciute ma magari per un Marvel fan sono capolavori. Anni di un Futuro Passato penso che continuerò a prenderlo per il post-Morrison.
EliminaEhilà, Secret Wars ti sta prendendo proprio bene, eh :)
RispondiEliminaVorrei riuscire a seguirla meglio anch'io perché le basi sembrano proprio buone. Ma per ora sono riuscito a leggere solo un paio di albi ("A-Force" e "Guardiani di Ovunque"). Avrei preso anche i Thors e altri, ma questa cosa degli spillatini da 48 pagine proprio non riesco a digerirla. Invece quelli legati agli X-Men voglio leggerli anche solo per l'effetto nostalgia.
P.S.: le serie "deluxe" della Panini (se non erro solo "Avengers" e "X-Men") non sono mai state deluxe fisicamente, se non per il fatto di inserire lì serie e miniserie complete meno richieste. Però spesso ci si trova cosine interessanti.
Questa sera/notte è previsto l'inserimento dell'ultima recensione alle mini Secret Wars. Sicuro di voler prendere i muntanti? ;)
EliminaVieni a dare un'occhiata al nuovo look del blog e, mi raccomando, fa che ti piaccia :)
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