Questa recensione non ha molto
senso visto che non ho ancora finito di leggere l’oggetto della sua analisi, che
ha un ritardo di una settimana rispetto all’uscita del volume e che purtroppo,
nonostante sia il primo episodio in assoluto di Alix, rappresenta la conclusione di questa esperienza che avrebbe
meritato maggior successo. Metto «recensione» nelle Etichette giusto per sfizio.
Io pensavo che i primi episodi di
Alix fossero stati saltati (o meglio
posticipati) dalla Mondadori perché di qualità inferiore rispetto a quelli
successivi. Probabilmente mi ero fatto questa idea anche ricordando i commenti
dello stesso Jacques Martin sulla pochezza dei risultati ottenuti agli inizi
della carriera e della leggenda secondo cui si prese una pausa di alcuni anni
per studiare disegno e imparare a disegnare meglio. A meno che questo primo
episodio non sia stato ridisegnato successivamente, non è assolutamente questo
il caso.
Le tavole di Alix l’Intrepido sono sicuramente datate, ma non sono affatto
brutte. In quei corpi statuari (o che tali vorrebbero essere) dalle pose
teatrali ho ravvisato un po’ di Alex Raymond, certamente una buona dose di Hal
Foster e addirittura un po’ di Franco Caprioli. A proposito: come nel caso di
Pierre Jacobs è facilmente sfatabile il mito di Martin come uno dei padri
fondatori della Ligne Claire: le sue
strisce abbondano di tratteggi e generose campiture nere. Nel complesso
l’impressione delle quattro strisce per pagina molto dettagliate (per quanto
non ancora con la scioltezza successiva) è quella di una certa monumentalità,
tanto che ci sarebbe voluto un formato più grande per rendere giustizia a
queste tavole. I testi assecondano alla perfezione quest’aura di imponenza e di
austerità.
Non siamo certo agli albori del
linguaggio del fumetto avventuroso, ma poco ci manca. È evidente quanto Martin,
costretto nel formato di una tavola alla settimana, sia mosso dalla necessità
di sovraccaricare il più possibile di testo le sue tavole e finire sempre con
un cliffhanger, così come non abbia
bene in mente una traccia precisa da seguire. Le cose sembrano ogni tanto
capitare per caso, e repentini cambi di schieramento sembrano avere alla base
la volontà di spiazzare il lettore più che una vera logica. È sicuramente solo
una mia impressione, però secondo me questo Alix
l’Intrepido piega più sul fantasy che sullo storico. L’esotismo è talmente
calcato da sfociare nel fantastico e non so quanto la tribù nascosta che salva
e accoglie Alix abbia un fondamento storico. Al posto dei coccodrilli
potrebbero esserci dei draghi e l’atmosfera non ne risentirebbe.
Purtroppo il sovraccarico di
didascalie (per quanto probabilmente smussate dalla Mondadori come testimonia
il poco testo ospitato in alcune di esse) finisce per farmi perdere il filo
della storia invece che farmi stare “sul pezzo”, ma immagino che sia solo un
problema mio.
Insomma, se escludiamo l’effetto vintage che i primi famigerati episodi
avrebbero generato nei lettori non capisco proprio perché la Mondadori abbia
aspettato così tanto per pubblicarne uno: tanto più che ormai il progetto è
naufragato lo stesso anche con l’aggancio delle storie più recenti e
appetibili. A tal proposito, prossimamente metterò online il riciclo di un post
che avevo ideato per criticare la frammentazione con cui la Mondadori ha
presentato Alix. Qui sul blog non
butto via niente.
Nessun commento:
Posta un commento