La nuova etichetta editoriale
Oscar Ink della Mondadori esordisce col botto, con un fumetto d’inchiesta
dedicato al mitizzato Robin Hood colombiano della coca, Pablo Escobar.
Assecondando una convenzione del
genere la storia inizia dalla fine, con la cattura e la morte del protagonista,
che ha occasione in quegli ultimi istanti di vita di ripercorrere la sua
esistenza, nello specifico gli ultimissimi anni di “attività”.
Nel 1991 Escobar strappa un
accordo agli Stati Uniti con cui verrà sì mandato in carcere, ma in un carcere
di lusso appositamente ideato dove spadroneggerà e continuerà a gestire le sue
operazioni insieme ai suoi collaboratori più fidati. Ma la sua situazione
privilegiata non durerà in eterno e a un certo punto dovrà darsi alla fuga,
restando comunque pressoché inafferrabile.
La trama si concentra sia sulla
“vita quotidiana” del boss (tra orge, partite a calcio, regolamenti di conti,
ecc.) che sulla frustrazione di due agenti del governo americano che pur avendo
chiara la situazione e tallonando Escobar da anni non riescono mai a catturarlo
nemmeno adesso che teoricamente non è latitante ma confinato in un luogo
preciso e circoscritto. Ronnie sarebbe anche disposto a usare metodi
discutibili, Dan è più idealista e per questo deve subire anche gli sfottò dei
colleghi.
Nonostante lo scrupolo
documentaristico, la sceneggiatura di Guido Piccoli è molto appassionante e in
alcuni punti è persino divertente (come nella scena della moglie che fa
un’improvvisata a Escobar costringendolo a nascondere la prostituta con cui si
stava intrattenendo). Della vita di Escobar vediamo solo gli ultimi due anni
senza alcuna informazione sulla sua vita precedente, ma immagino che non sia
facile trovare fonti attendibili al riguardo e comunque il fumetto è già bello
lungo, constando di ben 130 tavole. Come spesso succede con questo tipo di
narrativa, si rimane sempre stupiti nel vedere come la realtà superi
l’immaginazione: in questo caso osservando i rapporti amichevoli tra Escobar e
il calciatore René Higuita e il ruolo strumentale che ebbe il sacerdote Padre
Garcia Herreros, o constatando come la tomba del Patrón sia diventata il luogo privilegiato per la gioventù
colombiana per sniffare coca!
Anche in virtù del fatto di avere
scritto un biopic, Piccoli ricorre a
una narrazione distaccata senza sbilanciarsi a dare giudizi morali. Mi è
sembrato però piuttosto lampante che lo sceneggiatore abbia voluto mostrare
quanto anche i “buoni” che braccavano Escobar (per nulla mitizzato, oltretutto)
fecero ricorso a mezzi violenti e scorretti quanto quelli del “Patrón”. Ad
esempio, i Pepes (criminali avversi a
Escobar che si consorziarono per eliminarlo) collaborarono con le forze
militari statunitensi che lo braccavano.
I disegni di Palumbo sono ottimi
come sempre: espressivi, dinamici e robusti. Non credo però di peccare di lesa
maestà se dico che la parte più notevole delle tavole di Escobar sono gli splendidi colori dati da Arianna Farricella.
Probabilmente sono stati realizzati col computer, ma sembrano veramente
acquerelli (o ecoline, o chine) corretti occasionalmente con tempera bianca. La
carta uso mano ad alta grammatura scelta dalla Mondadori è forse più funzionale
alla loro resa piuttosto che la patinata, visto che dona un tocco di velata
opacità che ben si adatta a rappresentare quelli che sono in definitiva dei
ricordi cristallizzati nella cronaca storica.
Il volume è cartonato e ha un
formato più piccolo di Historica. Anche in considerazione del fatto che non ci
sono redazionali mi sembra che il prezzo, 19 euro, sia un po’ alto. Non è certo
alto in assoluto e il volume li vale tutti, ma da un colosso come Mondadori (ma
nelle gerenze figura anche il marchio della Astorina, a cui viene attribuito
parte del copyright), mi sarei aspettato qualche euro in meno, tanto più che
manda in edicola proprio Historica
a un prezzo in proporzione ben più contenuto. Ma va anche considerato che Escobar è una primizia di cui saranno
stati acquistati i diritti in prima battuta.
Ti ringrazio per questa recensione... Una parola solo su questa considerazione (Della vita di Escobar vediamo solo gli ultimi due anni senza alcuna informazione sulla sua vita precedente, ma immagino che non sia facile trovare fonti attendibili al riguardo e comunque il fumetto è già bello lungo, constando di ben 130 tavole)... Considerazione che in parte già dai tu... E' che la vita di Escobar è talmente straordinaria che ci sarebbero volute 1360 pagine e non 136 per raccontarla bene... Mi sono limitato a "inventare" un interrogatorio iniziale per ricordare qualcosa del suo passato criminale (interrogatorio che probabilmente non ci fu, almeno in quei termini) Un caro saluto Guido Piccoli
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