Il percorso nel fumetto di Silvio
Cadelo non è stato lineare come quello di tanti altri colleghi della sua
generazione, ma si può dire che sia stato spiazzante e originale proprio come molte
delle sue immagini.
Nato a Modena nel 1948, si
avvicina professionalmente al fumetto sul finire degli anni ’70, con un
bagaglio di esperienze che contemplano il disegno pubblicitario e industriale
come l’attività di agit-prop teatrale.
Un saggio embrionale della sua
abilità lo troviamo nella «Pagella del Gufo» su Linus 40 del 1968, ma la datazione del disegno (1967) ci informa
che quella è l’opera di un Cadelo diciottenne o diciannovenne fresco di
Istituto d’Arte. I tempi non sono ancora maturi e il fumetto diverrà una
professione solo dieci anni dopo.
Una carriera tortuosa e contorta,
con tanti punti di partenza nessuno dei quali canonici, e infatti il suo primo
lavoro sarà un albo di fantascienza in formato quadrato, pubblicato non da un
editore del settore ma per conto delle Cooperative Reggiane: La Pietra nata nel Cielo, realizzato alla
fine degli anni ’70.
Subito dopo avviene l’incontro
con Gian Luigi Bona: come tanti altri disegnatori dell’epoca (e delle epoche
successive) anche Cadelo è influenzato da Möebius, ma nel suo caso l’irruenta
visionarietà dei suoi disegni viene filtrata attraverso un segno rigoroso ed
elegante, risultato della sua formazione artistica. Bona stava pubblicando in
quegli anni una collana di volumi cartonati a fumetti dal debordiano nome di «La
Società dell’Immagine» e fa salire a bordo anche Cadelo.
Prima, però, la Editiemme di Bona
pubblicherà il bellissimo libro
Introduzione alla Zoologia Fantastica scritto da Ettore Tibaldi, che vede
Cadelo nelle vesti di illustratore. Le sue immagini, tra cui si segnalano
tavole anatomiche di centauri e altre delizie, sono formidabili ma i testi non
lo sono da meno e la lettura del volume è vivamente consigliata.
Il volume di Tibaldi viene
stampato il 30 settembre 1980, Lontano in
quei Mondi, numero 8 della collana «La Società dell’Immagine», uscirà con
data di stampa aprile 1981. Stavolta è veramente un fumetto (scritto da Antonio
Tettamanti) ma la pubblicazione avviene direttamente in volume, senza
transitare per una rivista.
Un più canonico passaggio su
rivista lo fece pure Cadelo, anche se si trattò di un’esperienza estemporanea: tramite
la cooperativa/agenzia Storiestrisce appare sul primo e unico numero di Nemo (il numero 0 altrimenti noto come Nemo in Blue), più una vetrina per gli
autori che una vera e propria rivista.
Compare quasi in contemporanea anche
su Frigidaire, sin dal numero 2 del
dicembre 1980. Il suo nome non è nell’elenco degli autori a cui la redazione
affida il compito di incentivare l’abbonamento col regalo di un disegno
originale, ma voci non verificabili sostengono che all’iniziativa abbia aderito
anche lui.
Sempre grazie al contatto con
Bona, che aveva fondato il service editoriale
Metropolis, Cadelo realizza le illustrazioni di quello che può venir
considerato il seme del primo gioco di ruolo italiano: VII Legio.
Le sue immagini sono molto più belle e suggestive di quanto si vedeva, negli
stessi anni, anche oltreoceano.
Il primo scorcio degli anni ’80 si
apre con molte pubblicazioni all’attivo e lascia quindi intravedereuna
carriera ben avviata per Cadelo? Non proprio. Jean Annestay lo incontra a Lucca
e si offre di fargli da tramite con la mitica rivista Metal Hurlant, punto d’arrivo ideale e idealizzato di tutta una
generazione di fumettisti. Ma la storia a fumetti che avrebbe dovuto pubblicare
su quelle pagine non vedrà la luce a causa di incomprensioni tra la redazione
di Metal Hurlant e Annestay. Il lungo
e certosino lavoro preliminare di Cadelo non viene comunque sprecato del tutto,
e servirà almeno parzialmente come base per altri lavori.
Annestay fonda la casa editrice
Gentiane con cui produce nel 1982 Strappi,
un portfolio di otto illustrazioni in cui il colore entra con maggiore peso nella
produzione di Cadelo, che dimostra la sua suggestiva abilità di demiurgo.
Alcune di queste immagini si potranno vedere sul numero 23/24 di Frigidaire, che già aveva ospitato
alcuni esempi della sua tecnica cromatica. Strappi
è un prodotto collaterale, non ancora un fumetto, ma riesce a stabilire un
contatto con quel mondo grazie all’introduzione di Alejandro Jodorowsky, che
estasiato dai disegni chiederà di collaborare con Cadelo: nel 1984 ha inizio la saga di
Alandor, che in due volumi mostra non solo l’eleganza del disegnatore e la sua
capacità di creare universi fantastici, ma anche il suo particolare gusto per
le raffigurazioni teratologiche, che di fronte alla sua abilità cessano di
essere mostruosità, coerentemente con la filosofia dell’artista. Come dirà sul
numero 15 della fanzine Strip: «Non
ho mai inserito un umano e non ci sarà mai, perché altrimenti tutti gli altri
personaggi diventano dei mostri ed io non voglio questo.». E ancora, su Touch numero 2: «Il tema dell’alterità
per spiegare i corpi immaginari: la ricerca della rottura dei cliché e stereotipi
per rinnovare lo sguardo sul mondo, lo sguardo della prima volta, prima che le
cose avessero un nome. […] i corpi sono progetti di corpi “altri” che
proiettano altri spazi, altre relazioni, civilizzazioni altre, altri conflitti
e armonie.»
Qualche anno prima, su Frigidaire 17 dell’aprile 1982, era
comparsa una pittoresca illustrazione a corredo di un racconto di Boris Vian:
un uomo elegante che si bilancia su una gamba sola reggendo in mano un cuore,
la camicia sporca di sangue all’altezza del petto. E poi, sul numero 48
(novembre 1984) questa figura ritorna, uguale eppure diversa, stavolta con un
bambino a corredo. È una suggestione che troverà la sua realizzazione poco dopo,
quando quella ricorrente figura embrionale diverrà Voglia di Cane, protagonista di un’altra serie di Cadelo (che
figurerà nel novero dei fumetti con cui la casa editrice giapponese Kodansha formerà
una collana di manga realizzati da autori occidentali, come L’Autoroute du Soleil di Baru).
Il primo ciclo di storie di Voglia di Cane si caratterizza per
l’innovativo sistema con cui è sceneggiato: così come l’autore stesso ha avuto
notizie di Voglia di Cane tramite una lettera, saranno i lettori a spedirgli
testimonianze degli avvistamenti del personaggio e delle avventure che lo hanno
coinvolto. I tempi produttivi risultano molto dilatati, ma il fumetto diventa il
primo lavoro collettivo e sinergico, in un’epoca in cui internet non era
nemmeno immaginabile. La sontuosa conclusione della saga, Due Mosche Bianche, verrà realizzata in maniera più canonica ma con
ancora un tocco di metanarrazione.
Nel 1990 avviene con il delizioso
Il Fiore Innamorato una svolta più
decisa verso l’erotismo, che comunque era stato sempre presente nella
produzione di Silvio Cadelo. Anche Le
Memorie di Saturnino del 1995,
in cui sfoggia una sorta di Linea Chiara dai contrasti più netti, rientra in questo filone. Nel
2003 Coconino pubblica il primo volume, dei due esistenti, della serie Sulis et Demi-Lune.
Dopodiché, di Silvio Cadelo in
Italia si perdono le tracce. È anche vero che persino in Francia la sua
produzione a fumetti si è diradata per abbracciare l’ambito più gratificante
dell’Arte tout-court, in cui è
operativo in diversi settori.
Il suo sito internet è https://www.cadelo-art.fr/
1)
I Suoi personaggi,sia nei fumetti che nelle illustrazioni e nei dipinti, hanno spesso delle formegeometriche colorate a delimitarne il volto o altre parti del corpo, come se portasserouna maschera o indossassero una tuta. E ogni tanto ne compaiono alcuni condelle vistose escrescenze sul naso o dei giganteschi ciuffi di capelli acoprirne le fattezze. C’è qualche significato particolare con cui dobbiamointerpretare la cosa (ad esempio un invito a penetrare la loro reale identità)oppure si tratta solo di preferenze a livello estetico?
2)
È ormai daparecchio tempo che nemmeno in Francia esce materiale a fumetti Suo. Èsubentrata la stanchezza per questo linguaggio, il fumetto non Le interessa piùcome prima o semplicemente si è rivelato più stimolante e gratificantededicarsi all’Arte tout-court?
7)
I Suoi ultimi lavori nel campo del fumetto e dell’illustrazione (Ypsine e Libera) sonodesolatamente inediti in Italia: di cosa parlano?
10) Esiste la possibilità che Lei ritorni a fare fumetti (persino Liberatore sta realizzando una storia breve su testi di Jean-David Morvan) oper il momento la ritiene un’esperienza conclusa?
Buongiorno Luca,
Ti nvio qui di seguito il link che ti permetterà di
entrare nella pagine del mio sito nel quale potrai trovare dei documenti e dei
testi
che rispondono per esteso e in profondità- lo spero- alle
tue domande. Questi testi sono il frutto di riflessioni che considero una base
a partire della quale stabilire uno scambio sulla eventuale lettura o analisi
del mio lavoro. Ho sentito il bisogno di farlo per evitare domande schematiche
e stereotipi generici e permettere di portare uno sguardo sul mio lavoro il piu
possibile vicino alle mie intenzioni e ai miei progetti. L'immagine é qualcosa
di complesso ed é sempre il sintomo del nostro rapporto con il mondo il suo
approccio avviene per: perceptione, affetto et concetto
(percept, affect, concept) dice Deleuze . Ti invito quindi a
guardare l'insieme delle mie immagini da questo punto di vista poiché al di là
delle mie proposizioni; saranno le immagini che sorgiranno in te que
saranno determinanti. La mia biografia non é solo un'insieme di dati ma la
durata di un tempo e come tale e come per ognuno, una trasformazione
qualitativa - lo spero. Siamo colui che vogliamo partorire come se fosse
un'altro e che non sapremo mai chi é.
Ciao.
Silvio.
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