Dopo l’effimero tentativo della Mondadori
Alix torna a essere pubblicato in
Italia in un formato forse più adeguato: il classico integrale che raccoglie
tre volumi introdotti da una ricca parte redazionale.
Questa l’ho letta con grande
rapidità (forse perché non conoscendo approfonditamente l’autore l’ho divorata
avidamente), e così si passa subito al reparto fumetti.
La seconda storia, La Sfinge d’Oro, conferma le ottime
impressioni che avevo avuto leggendo la prima nella collana da edicola:
la leggenda che Jacques Martin non avesse disegnato bene i primi episodi è
assolutamente campata in aria, per quanto lui stesso l’abbia supportata per
giustificare certe evoluzioni nel suo stile, e le tavole sono ancora più belle
di quelle di Alix l’Intrepido. Anche
dal punto di vista dei testi abbiamo la conferma della sua capacità: l’inizio
presso i Celti è veramente drammatico ed evocativo (anche se forse non
supportato dalla documentazione monumentale che Martin sfoggerà in seguito:
cosa diavolo potevano fumare i Celti nelle loro pipe di metallo?) e poi la
storia vira verso una trama investigativa in terra egiziana mista a elementi
misteriosi e caratterizzata da un villain
molto affascinante e da trovate originali ma credibili.
Anche il terzo episodio, L’Isola Maledetta, è ben scritto e dal
ritmo incalzante: stavolta Alix è mandato a Cartagine per indagare su alcuni
assalitori navali muniti di una nuova arma in grado di sparare fuoco che brucia
sull’acqua. La sua inchiesta lo condurrà sino a un’isola nei pressi delle
Colonne d’Ercole dove ha trovato riparo una colonia egizia. Con questo terzo
episodio, purtroppo, avviene una netta virata del comparto grafico. Come
anticipato nell’introduzione, la redazione di Tintin aveva chiesto a Martin di uniformarsi allo stile di Hergé e
Jacobs e gli scarsi risultati lasciano forse trapelare quanto di malavoglia lo
abbia fatto. Dal punto di vista dei disegni questo terzo episodio è
oggettivamente carente (i picchi più bassi li raggiunge nelle tavole riprodotte
da pagina 185 a
pagina 190) e non è certo un buon viatico per la lettura dei prossimi episodi
in attesa della transizione verso lo stile più conosciuto. Incredibile come ne L’Isola Maledetta compaia una sorta di
proto-Capitano Haddock!
L’edizione Nona Arte è buona come
sempre e forse anche di più, non ho trovato refusi o errori. Il lettering però
a volte è veramente troppo piccolo per consentire una lettura agevole, anche in
quelle vignette in cui effettivamente avanza dello spazio.
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