lunedì 19 marzo 2018

Daredevil 6: Serpenti

Il ciclo di Waid su Daredevil si avvia alla conclusione e in questo sesto volume della collezione siamo arrivati al trentesimo numero (su 36) della collana regolare americana. In realtà gli episodi di Daredevil sono solo tre, mentre il resto del volume (più smilzo dei precedenti) è occupato da due numeri di Indestructible Hulk, che all’epoca era scritto dallo stesso Waid.
Serpenti è il volume peggiore tra quelli usciti finora. Non che le storie siano proprio brutte, ma sono piuttosto scialbe e insapori, a maggior ragione se le confrontiamo con quanto scritto da Mark Waid in precedenza. D’altra parte era difficile che una qualità molto elevata potesse venire mantenuta indefinitamente per tutta la durata della serie.
I primi due episodi vedono Matt Murdock assoldato da un suo conoscente d’infanzia che era il più tremendo dei bulli che lo tormentavano. Il caso riguarda un suo coinvolgimento con i Figli dei Serpenti e il piano messo in atto da questa società di criminali razzisti è veramente esagerato e inverosimile. I discorsi su bullismo, colpevolezza, vittimismo e riscatto non sono nulla di particolarmente originale.
Il terzo capitolo è un team up con Silver Surfer, una sciocchezzuola volutamente leggerina in cui (se ho ben capito) Waid si inventa un villain usa-e-getta solo per giustificare il coinvolgimento dell’ospite d’onore e l’utilità di Devil nell’affrontare il nemico.
Anche gli ultimi due episodi che chiudono il volume sono un team up, stavolta con Hulk. La trama è molto semplice e si risolve in una storia adrenalinica e fracassona. Se ho ben capito, all’epoca la rilevanza di questi episodi risiedeva nel fatto che veniva svelato ai lettori di Indestructible Hulk qual era il contatto misterioso che Bruce Banner usava come garanzia per proteggersi dallo S.H.I.E.L.D. (ovviamente si tratta di Matt Murdock/Devil). Del Waid che apprezzo in questi due episodi c’è ben poco, anche se la scena dell’ingresso nel bar frequentato da criminali è divertente.
Da notare come la Panini deve aver evidentemente preso queste storie tali e quali le aveva pubblicate in spillato la prima volta, visto che in una nota viene specificato che in America Daredevil si chiama appunto così e non Devil, quando la dicitura rispettosa dell’originale adesso campeggia sin dalla copertina di questi volumi!
Per quel che riguarda la parte grafica, Javier Rodriguez (disegnatore dei primi due capitoli, inchiostrati da Alvaro Lopez) realizza un lavoro dignitoso, Chris Samnee (autore del team up con Silver Surfer) è troppo cartoonesco per i miei gusti e il Matteo Scalera che disegna Hulk sfoggia una stile squadrato e fitto di segni che lo rendono quasi deformed. Forse nel suo genere Scalera è un maestro, ma non è decisamente il tipo di disegno che piace a me.
I colori vengono dati da Val Staples nella parte di Hulk mentre lo stesso Rodriguez realizza quelli di Devil, con un piglio saturo e pop art che ben si adatta alle storie.

2 commenti:

  1. Walt Simonson credo abbia disegnato due/tre storie dello Hulk di Waid. Immagino lo avresti apprezzato anche meno di Scalera. Se Samnee è troppo cartoonesco per te, temo che non ti piacerà quanto stiamo pensando per DD dopo la run di Soule e Garney. Ti anticipo qualche spunto su cui stiamo lavorando. Non è detto che si prenda quella direzione, ma nel caso sai cosa aspettarti dalle future raccolte in volume di Scavezzacollo.
    La mia idea è Maggie Murdock che sbirola e crede di esser posseduta dal demone del we break for noboby e lascia il convento e diventa una ninja senza paura
    ( non una suora ninja che è cosa già provata negli USA ed altrove ndr ) che il figliolo deve seguire per proteggerla dai guai in cui si ficca a zonzo per Hell's Kitchen. Testi di Keith Giffen e disegni di Jim Mahfood e covers di Skottie Young.
    Uomo avvisato...

    RispondiElimina