Finalmente è arrivato anche dalle
mie parti, nonostante la data ufficiale d’uscita (se ho interpretato bene i
caratteri microscopici sotto il codice a barre) fosse il 10 agosto. Se questa ondata di ritardi di Historica
dovesse protrarsi oltre l’estate mi chiedo se abbia ancora senso recensire i
volumi, non avendo più la possibilità di stare sul pezzo in tempo reale.
Solimano, comunque: questo fumetto scritto da Clotilde Bruneau ed
Estéban Mathieu nasce da una prospettiva originale, quella di raccontare solo
il crepuscolo del sultano ignorando la sua fase di immensa gloria dei decenni
precedenti. Curiosamente, a dispetto di quanto accade nei fumetti moderni, la
vicenda che inizia nel 1553 non è un flashforward ma la trama seguirà proprio
quella linea temporale senza flashback.
Chiaramente raccontare gli eventi
accaduti in 13 anni nelle canoniche 46 tavole di un albo alla francese porta a
una certa frammentarietà e all’artificiosità di alcuni dialoghi da teatro greco
con cui si riassumono gli eventi accaduti fuori scena, ma il risultato
complessivo è comunque fluido e appassionante. Nell’impossibilità di
approfondire gli eventi storici che lo hanno visto protagonista, gli autori si
sono concentrati sulla caratterizzazione di Solimano come figura tragica, come sovrano
che nonostante regnasse sull’impero più vasto dell’epoca non poté evitare di
vedere morire i suoi affetti più cari, talvolta causandone in prima persona la
prematura dipartita. Un altro tema a cui si dedicano sussidiariamente la
Bruneau e Mathieu è la rete di intrighi della politica del tempo, a cui
venivano sacrificati i voti più sacri e le alleanze più solenni.
La parte grafica di Solimano si fa apprezzare più che altro
per il lavoro dei coloristi Andrea Meloni e Mad-5 Factory. Il disegnatore Cristi
Pacurariu si è limitato a scansionare le sue matite, che non sono molto
dettagliate e in qualche rara occasione presentano anche qualche imprecisione
(che sarebbe passata inosservata dentro tavole più ricche, ma che qui risalta
per un diffuso vuoto negli sfondi). Il carattere a volte solo abbozzato delle
matite è evidente nell’appendice, dove vengono riproposte senza colori.
Graficamente il volume non è comunque disprezzabile, ma come dicevo
principalmente grazie al lavoro dei coloristi.
La parte redazionale al termine
del volume è curata da Julien Loiseau, che non approfondisce gli ultimi anni di
vita di Solimano ma salta da un argomento all’altro per tentare di ricostruire
un po’ tutta la sua vicenda di imperatore. Se volete avere una panoramica più
ampia sull’argomento vi consiglio di recuperare Nuova Ristampa Dago 6, 7, 12 e 13.
Anche nel “making of” alla fine
dell’appendice viene sottolineata la particolare scelta di raccontare gli
ultimi anni di vita di Solimano, soluzione narrativa che in effetti rende
questo volume più interessante della media.
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