La meritevole collana edita da
Hazard continua il suo percorso e inanella un altro piccolo gioiello,
che poi tanto piccolo non è. Con i Sassi
nel cuore segue le vicende di una famiglia materana nel difficile e
contrastato processo di inurbamento pressoché coatto a seguito
dell’interessamento politico che l’opera di Carlo Levi sollevò sulle condizioni
di chi viveva nei “Sassi”, grotte di argilla indurita a ridosso di un burrone,
in cui nuclei familiari molto numerosi vivevano in condizioni igieniche
precarie assieme agli animali (e probabilmente anche ai resti dei loro
defunti), prive di privacy e di ogni comodità moderna. Nella postfazione lo
sceneggiatore ammette di avere volutamente esagerato l’influenza che lo
scrittore ebbe nello smuovere le coscienze e la politica, ma narrativamente la
sua scelta funziona alla perfezione.
La storia si dipana nell’arco di
oltre un decennio e accanto alla ricostruzione dell’ambiente sociale e politico
degli anni ’50 si concentra principalmente sullo scontro tra generazioni dalle
mentalità differenti. La famiglia del vecchio Eustachio è lacerata dal
desiderio di uno dei figli, Michele, di fuggire dal “Sasso” e dalla cocciuta
opposizione del vecchio. Alla fine, dopo alterne vicende, anche Eustachio
capitolerà, e avrà la conferma che vivere in un appartamento, pur se non è proprio
la trappola che pensava gli tendessero i politici (alle cui fila si è aggiunto
lo stesso Michele), è comunque un cambiamento traumatico per chi era abituato a
vivere a strettissimo contatto con le altre famiglie dei Sassi, un ambiente in
cui la solidarietà e la condivisione erano valori concreti e fondamentali.
Lo sceneggiatore Antonio Mirizzi
ha scritto questo fumetto a 22 anni, ma dimostra già una grande maturità. Al di
là dell’incipit iniziale (una delle protagoniste ormai nonna visita il Sasso
ora museo con la nipote), tutto sommato superfluo per la vicenda, il ritmo è
perfetto e la scansione delle vignette perfettamente calibrata e funzionale
alla narrazione. La vignetta centrale di pagina 22 è una gran bella prova di
sintesi e di forza comunicativa, così come la costruzione dell’ultima striscia
di pagina 35 dimostra la grande dimestichezza dell’autore col linguaggio del
fumetto.
L’uso del dialetto, per nulla
invasivo, inizialmente risulta un pochino ostico ma molto rapidamente ci si fa
l’orecchio, per così dire, e riesce a creare l’atmosfera giusta senza scadere
nella macchietta. Geniale la trovata della guest
star eccellente che compare alla fine. Non va inoltre sottovalutato il
fatto che Con i Sassi nel cuore è
organizzato su una griglia che spesso tocca o supera le nove vignette per
tavola, e che segue le vicende di più personaggi: in questo modo il tempo di
lettura del fumetto è consistente e il lettore appagato.
I disegni di Salvatore Centoducati
mi hanno ricordato il lavoro di Giulio Rincione:
il tratto secco e nervoso coniugato a un intervento massiccio del computer,
usato anche per integrare le tavole con dei collage, porta a un’impressione ambivalente:
da una parte ha una certa potenza espressionista, dall’altra riesce
occasionalmente a simulare la valenza di una testimonianza documentale.
In definitiva un ottimo fumetto,
parte di una collana che comunque da quello che ho potuto vedere si è mantenuta
sempre su livelli buoni se non ottimi.
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