Avevo già pronto in canna un post
dal titolo «capolinea» in cui spiegavo perché non avrei più preso, almeno non
continuativamente, il Linus di Igort.
Ma non ho saputo resistere alla splendida copertina di Bacilieri, sebbene latrice
di funesti presagi, ed eccomi qua.
La copertina fa la sua figura anche fotografata dalla mia macchina digitale ormai agonizzante |
Tra le proposte buone con punte
di eccellenza di questo numero ci sono i classicissimi Peanuts e Calvin & Hobbes
(mentre la lettura di Little Nemo in
blocchi da 5/6 tavole a numero si sta rivelando faticosa), i classici moderni Mutts e Perle ai Porci, il delizioso Capitan
Biscotto di Bacilieri, la Inkspinster
di Deco (lentamente mi sta convincendo), l’incomprensibile ma suggestivo Miscellaneous di Viscogliosi, gli
straordinari Literary (e anche Science) Cartoons di Gauld, l’originale La
zuppa di pesce di Xiao Pao di Marino Neri e i “consigli per gli acquisti”
in terza di copertina di Stefano Zattera, che meriterebbe la menzione nel
sommario.
Le altre proposte necessitano di
un commento un po’ più articolato. Carpinteri realizza una simpatica short story con News Generator, che però mi sembra essere come il suo intervento di due numeri fa un
contributo in differita all’argomento dei mesi passati, visto che si parla di
fake news. Immagino che sia stata una sciocchezza con l’ausilio del computer
inserire all’ultimo momento nella prima tavola il cartellone pubblicitario con
Miyazaki. Igort in persona recupera uno stralcio dei suoi Quaderni giapponesi in cui narra l’incontro con il Sommo, mentre
Moccia e Guarnaccia descrivono invece L’incontro
tra Lui e Isao Takahata; ma lo fanno senza scadere nell’agiografia,
confezionando invece una simpatica storiellina in cui vengono messi bonariamente
alla berlina certi difetti dei protagonisti e del sistema produttivo nipponico:
è questo il male che non ha nuociuto, come dicevo in apertura. Peccato che le
tavole siano state scansionate malissimo.
Eleonora Antonioni continua la
sua autobiografia da «inadeguata» parlando dell’influsso che Miyazaki ha avuto
sulla sua vita, o almeno in alcuni dei suoi aspetti. Continua a usare quelle maledette penne biro
ma fortunatamente deve essersi resa conto di quanto risultino freddi i suoi
disegni, e alcune immagini possono beneficiare (vivaddio) di un tratto più
grosso e modulato. Purtroppo sono riuscito a malapena a capire le intenzioni di
Toffolo nel realizzare Hobby in vita,
con due tavole che non sembrano nemmeno collegate tra di loro – e la prima è
pure stampata peggio della seconda, come se provenisse da una fonte distinta. I
disegni, almeno, sono belli.
Passando a quello che mi ha
convinto di meno (Barnaby saltato a
piè pari), Giochi Sovranisti di
Tartarotti è un giochino divertente che però dopo un po’ stufa, e che oltre a
colpire un bersaglio sin troppo facile non è nemmeno originalissimo: l’idea del
politico-pupazzetto buono per ogni occasione c’era già in una trasmissione
della Dandini, quella volta “dedicata” a Berlusconi. I bei disegni di Simona
Pace illustrano ne Gli allevatori una
storia apparentemente suggestiva che però avrebbe meritato di essere sviluppata
in 46 tavole, non in 3. A
meno che, visto l’andazzo di questo Linus,
non sia effettivamente un estratto di un volume più corposo da acquistare a
parte, come nel caso del conclusivo Cortázar
di Torices e Marchamalo, che occupa un po’ abusivamente lo spazio della storia
lunga autoconclusiva in appendice – e francamente è pure poca cosa, se non una
perfetta incarnazione dello spirito della rivista: dare solo assaggi dei
fumetti che la Oblomov (o chi per essa) pubblicherà in volume.
Si continua a navigare a vista,
tutt’al più a volare a vista come recita il sopratitolo di questo numero.
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