La Panini ha una grandissima
considerazione delle mie facoltà mnemoniche, visto che propone questo nuovo
dittico a tre anni di distanza dal precedente. Certo, è ovvio che vanno
considerati altri fattori come il tempo materiale concesso al team originario per
confezionarli, tanto più che la defezione di De Vita deve aver rallentato un
po’ il ritmo di produzione con la ricerca di un degno sostituto dopo la toppa
messa dall’onnipresente Surzhenko, ma il risultato non cambia e ci ho messo un
po’ per raccapezzarmi.
Il primo episodio, quello che dà
il titolo al volume, è marcatamente fantasy e vede la protagonista scalare
insieme ai due comprimari Clay e Akzel una montagna magica che le permetterà di
ricongiungersi col figlio Aniel superando le barriere dello spaziotempo, anche
se nel corso della scalata dovrà affrontare la se stessa delle linee temporali
divergenti in cui gli eventi hanno preso una piega diversa rispetto al canone
della serie. Chiaramente questa è un’occasione per gli sceneggiatori Dorison e
Mariolle di sfoggiare la loro conoscenza di tutta la saga di Thorgal. A circa
un terzo dell’episodio la scena cambia e i riflettori sono puntati su Jolan e
sulla guerra sanguinaria che sta conducendo contro Magnus, che potrebbe
finalmente concludersi grazie all’intervento di un «Maestro di Giustizia» che
tramite i suoi poteri tecno-magici li farà duellare in una giungla-arena
appositamente predisposta. Cliffhangerone (in senso letterale) finale a cui per
fortuna segue il secondo capitolo, ottavo della saga di Kriss di Valnor.
Ne Il Maestro di Giustizia si scopre che la “prigione” in cui sono
confinati Jolan e Magnus era, come intuibile, frutto di tecnologia aliena e non
di stregoneria, e alla fine i due risolvono la loro diatriba in maniera
salomonicamente buonista. Dal canto suo, la titolare della serie supera la
seconda tappa del suo viaggio e procede forse un po’ troppo rapidamente verso
la conclusione del suo viaggio.
Le trovate fantasy non sono molto
originali ma comunque ben condotte e abbastanza piacevoli da leggere – e poi è
un genere in cui gli stereotipi sono quasi d’obbligo. Lo stile di scrittura
della coppia Dorison-Mariolle lascia alcuni elementi all’interpretazione del
lettore: gli stacchi tra alcune scene a volte non sono chiarissimi e vanno
ricostruiti, mentre i dialoghi forse vorrebbero essere pregni di significato
senza però riuscirci. Talvolta anch’essi vanno un po’ interpretati, visto che
non sempre sono chiari e spesso sottintendono riferimenti a episodi precedenti.
Questo decimo volume si fa leggere, ma senza entusiasmare.
Lo stesso discorso vale per il
comparto grafico: a una prima sfogliata i disegni di Frédéric Vignaux mi sono
sembrati molto belli ed efficaci, ispirati (probabilmente su indicazione
dell’editore, io lo ricordavo
più affine a Marini) a quelli di Giulio De Vita, ma al momento della lettura mi
sono accorto che forse certe derive ipertrofiche erano un po’ eccessive, così
come alcuni elementi (le montagne negli sfondi, lo squarcio nello spazio-tempo)
non sono resi in maniera proprio ottimale. La convivenza negli stessi disegni
di tratti molto sottili e di pennellate molto grasse li rende poi piuttosto sketchy, anche quando l’azione non lo
richiederebbe. Stiamo parlando di una performance che è comunque di altissimo
livello, e chissà a quante pressioni sarà stato sottoposto Vignaux (designato
come successore di Rosinski nella serie madre), ma è anche vero che una saga di
questa importanza richiede dei contributi eccellenti, non “solo” ottimi. Anche
se è un discorso che fa a pugni con la politica spremitrice della Lombard.
Abbastanza buoni i colori di
Gaétan Georges, splendide le copertine di Rosinski.
Visto che il primo dei due
episodi ha una foliazione leggermente più generosa del solito (48 tavole invece
di 46) la Panini ha colto l’occasione per rimpolpare un po’ il volume con sei
pagine di studi e making of.
Seguito e conclusione di Kriss di Valnor (o almeno di questo arco
narrativo) si vedranno nel 36° volume di Thorgal,
quando si degnerà di uscire.
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RispondiEliminaIn più di un'occasione tu hai sottolieato l'importanza del formato; per me queste serie spin-off di Thorgal sono proposte da Panini troppo piccole ed ho presto smesso di acquistarle. Del resto la serie madre mi aveva un po' stancato, sono fermo all'episodio 33.
RispondiEliminaPassare dal 21x30 (che immagino fosse il formato originale) al 19x26 Panini per me non è così traumatico. Il punto è la diagonale, il fatto che le tavole "respirino" nella nuova impaginazione senza margini troppo larghi che testimoniano una riduzione più pesante. I primi 100% erano in formato comic book, vedi Murena e Legione, e lì la differenza si sentiva eccome, anche se sono solo 2 centimetri di base di differenza!
EliminaC'è poi da dire che questi Mondi di Thorgal hanno una certa continuity, tra di loro e all'interno delle singole serie, quindi leggerne due per volta ha il suo perché. Anche perché non so se li avrei presi pubblicati singolarmente.