lunedì 18 marzo 2019

Una valle

Si è fatto aspettare a lungo (persino Fumo di China ne ha parlato prima che arrivasse alla fumetteria dove l’ho ordinato) ma l’attesa è valsa la pena.
Una valle in origine avrebbe dovuto uscire in un’altra forma: il classico volume alla francese di 46 tavole realizzato da uno sceneggiatore (Gabriele Bernabei) e un disegnatore (Giovanni Degli Esposti Venturi). La scomparsa prematura del secondo ha portato a un ripensamento del progetto che è diventato un’occasione per omaggiarlo ampliando notevolmente la foliazione del volume finale, anche se le parti a fumetti occupano sempre 46 pagine.
La storia è a sua volta l’intreccio di due omaggi: viene rievocata la figura di Romolo Liverani, qui ribattezzato Remo, ma il protagonista ha le fattezze di Magnus, che come il Liverani visse i suoi ultimi giorni a Castel del Rio, nella valle del Santerno. L’artista viene incaricato da un editore milanese di realizzare delle illustrazioni che raffigurino la valle. Qui, nell’arco di 8 capitoli (più prologo ed epilogo), viene a contatto con la fauna umana locale, spesso pittoresca, e si innamora di quei luoghi tanto da farne la sua ultima dimora.
Per sua stessa natura, Una valle è un’opera frammentaria e sincopata, in cui perdiamo le tracce del protagonista anche per alcuni mesi per poi ritrovarlo nel capitolo successivo che si concentra nuovamente su un episodio tratto dal folklore o dalle tradizioni locali – in un’occasione viene anche “fumettata” una poesia. Il risultato è affascinante, ma in alcuni casi rimane l’impressione che alcune vicende avrebbero meritato un approfondimento, in particolare quella del fantasma della Pellegrina con cui si conclude frettolosamente, giusto il tempo di una comparsata, il secondo capitolo. La particolare struttura degli episodi contribuisce a ingenerare un senso di sospensione: essendo dispari (cinque tavole l’uno) e introdotti ognuno da un proprio frontespizio, l’ultima tavola finisce sempre sulla pagina destra; il lettore volta pagina credendo che la storia continui e invece dall’altro lato c’è solo una pagina bianca.
La parte grafica è eccezionale. Degli Esposti Venturi ha avuto il tempo di finire solo 3 degli 8 capitoli e di disegnare 2 tavole su 3 del prologo. Le sue tavole sono stupende e, forse perché era esterno al mondo del fumetto, realizzate con un lavoro certosino e dettagliatissimo, che però non pesa sulla leggibilità e sulla recitazione dei personaggi. Il resto è stato affidato a disegnatori diversi che, seppure con stili anche radicalmente differenti, sono riusciti a rendere uniforme l’opera grazie all’alta qualità del lavoro e a una mezzatinta seppiata comune a tutti. Solo Beniamino Delvecchio ha avuto qualche incertezza, ma le figure a volte un po’ rigide del suo capitolo sono forse il risultato della scelta di omaggiare Magnus con uno stile tendente al grottesco.
La prova che ho gradito di più è quella di Massimo Bonfatti mentre il milazziano Simone Cortesi è stato uno piacevole sorpresa. Curiosamente lo stile espressionista e caricaturale di Marco Fontana si è adattato alla perfezione all’atmosfera del fumetto, mentre Piero Ruggeri ha confezionato quattro belle tavole (l’epilogo e la terza del prologo) senza far rimpiangere il lavoro di Degli Esposti Venturi.
La copertina è stata realizzata da Sergio Tisselli e Una valle vanta anche un’introduzione di Vittorio Giardino, che a quanto pare conosce a sua volta molto bene i luoghi rappresentati. Non mancano altri extra: la postfazione di Gabriele Bernabei spiega la genesi dell’opera, mentre nel resto del volume sono sparsi contributi grafici di molti dei disegnatori coinvolti e degli “ospiti” Alessandro Poli, Marcello Mangiantini e Antonio Montanaro.
Fosse arrivato per tempo, chissà: forse lo avrei messo nel Meglio del 2018.

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