Si è fatto aspettare a lungo
(persino Fumo di China ne ha parlato
prima che arrivasse alla fumetteria dove l’ho ordinato) ma l’attesa è valsa la
pena.
Una valle in origine avrebbe dovuto uscire in un’altra forma: il
classico volume alla francese di 46 tavole realizzato da uno sceneggiatore (Gabriele
Bernabei) e un disegnatore (Giovanni Degli Esposti Venturi). La scomparsa
prematura del secondo ha portato a un ripensamento del progetto che è diventato
un’occasione per omaggiarlo ampliando notevolmente la foliazione del volume
finale, anche se le parti a fumetti occupano sempre 46 pagine.
La storia è a sua volta
l’intreccio di due omaggi: viene rievocata la figura di Romolo Liverani, qui
ribattezzato Remo, ma il protagonista ha le fattezze di Magnus, che come il Liverani
visse i suoi ultimi giorni a Castel del Rio, nella valle del Santerno. L’artista
viene incaricato da un editore milanese di realizzare delle illustrazioni che
raffigurino la valle. Qui, nell’arco di 8 capitoli (più prologo ed epilogo),
viene a contatto con la fauna umana locale, spesso pittoresca, e si innamora di
quei luoghi tanto da farne la sua ultima dimora.
Per sua stessa natura, Una valle è un’opera frammentaria e
sincopata, in cui perdiamo le tracce del protagonista anche per alcuni mesi per
poi ritrovarlo nel capitolo successivo che si concentra nuovamente su un
episodio tratto dal folklore o dalle tradizioni locali – in un’occasione viene
anche “fumettata” una poesia. Il risultato è affascinante, ma in alcuni casi
rimane l’impressione che alcune vicende avrebbero meritato un approfondimento,
in particolare quella del fantasma della Pellegrina con cui si conclude
frettolosamente, giusto il tempo di una comparsata, il secondo capitolo. La
particolare struttura degli episodi contribuisce a ingenerare un senso di
sospensione: essendo dispari (cinque tavole l’uno) e introdotti ognuno da un
proprio frontespizio, l’ultima tavola finisce sempre sulla pagina destra; il
lettore volta pagina credendo che la storia continui e invece dall’altro lato c’è
solo una pagina bianca.
La parte grafica è eccezionale. Degli
Esposti Venturi ha avuto il tempo di finire solo 3 degli 8 capitoli e di
disegnare 2 tavole su 3 del prologo. Le sue tavole sono stupende e, forse
perché era esterno al mondo del fumetto, realizzate con un lavoro certosino e
dettagliatissimo, che però non pesa sulla leggibilità e sulla recitazione dei
personaggi. Il resto è stato affidato a disegnatori diversi che, seppure con
stili anche radicalmente differenti, sono riusciti a rendere uniforme l’opera
grazie all’alta qualità del lavoro e a una mezzatinta seppiata comune a tutti. Solo
Beniamino Delvecchio ha avuto qualche incertezza, ma le figure a volte un po’
rigide del suo capitolo sono forse il risultato della scelta di omaggiare
Magnus con uno stile tendente al grottesco.
La prova che ho gradito di più è
quella di Massimo Bonfatti mentre il milazziano Simone Cortesi è stato uno
piacevole sorpresa. Curiosamente lo stile espressionista e caricaturale di Marco
Fontana si è adattato alla perfezione all’atmosfera del fumetto, mentre Piero
Ruggeri ha confezionato quattro belle tavole (l’epilogo e la terza del prologo)
senza far rimpiangere il lavoro di Degli Esposti Venturi.
La copertina è stata realizzata
da Sergio Tisselli e Una valle vanta
anche un’introduzione di Vittorio Giardino, che a quanto pare conosce a sua
volta molto bene i luoghi rappresentati. Non mancano altri extra: la
postfazione di Gabriele Bernabei spiega la genesi dell’opera, mentre nel resto
del volume sono sparsi contributi grafici di molti dei disegnatori coinvolti e
degli “ospiti” Alessandro Poli, Marcello Mangiantini e Antonio Montanaro.
Fosse arrivato per tempo, chissà:
forse lo avrei messo nel Meglio del 2018.
Nessun commento:
Posta un commento