martedì 5 marzo 2019

Tex Stella d'Oro 29: L'Uomo dalle Pistole d'Oro

Un gruppo di criminali sta eliminando uno dopo l’altro (e con grande profusione di violenza) degli uomini maturi che dopo aver militato nei Texas ranger si sono rifatti una vita intraprendendo altre attività. Tex e Kit Carson arrivano tardi per salvare uno di loro, Leo McKiney, ma uno dei superstiti all’ultimo massacro rivela chi c’è dietro questa serie di carneficine: si tratta di Juan Gonzales, che vent’anni prima combatteva contro l’esercito nordamericano e già era noto come “Golden Guns” per la particolarità di usare due pistole d’oro. Uno dei Texas ranger che all’epoca riuscirono a catturare Gonzales era proprio un giovane Kit Carson.
Fatta la conta dei sopravvissuti del vecchio nucleo di Texas ranger, dopo una sommaria indagine Tex e Kit riescono ad anticipare le mosse di Gonzales che però non si fa prendere facilmente – per quanto sia a sua volta ansioso di poter finalmente regolare i conti anche con Kit Carson. Ma alla fine anche lui andrà incontro al suo destino, nonostante la trappola che ha architettato.
L’Uomo dalle Pistole d’Oro promette in quarta di copertina «agguati, galoppate e sparatorie», ma non si riduce a questo. Gli accenni storici, per quanto poco più che accennati, contribuiscono a dipingere uno scenario realistico ed evocativo, mentre quei pochi elementi di detection (che si limitano quasi solo a un bambino che per caso ha colto un dettaglio) sono sufficienti a intrigare il lettore. Inoltre il confronto tra la spietatezza degli uomini di Gonzales e i non meno spietati Texas ranger che in un flashback gli impiccano i fratelli davanti agli occhi è decisamente suggestivo, e pur nella sussidiarietà della sequenza, potrebbe costituire un commento di Ruju sul fatto che una guerra corrompe chiunque vi partecipi, e che a volerle cercare chiunque può trovare delle motivazioni per le sue azioni.
I disegni di Guéra sono ottimi, la sua ligne lourde (forse un po’ memore del lavoro di Victor de la Fuente?) è sia molto bella che espressiva e dinamica, estremamente funzionale al racconto. Non a caso le sequenze chiave della storia sono interamente mute, cosa che credo sia rara in Bonelli e su Tex in particolare. I protagonisti possono leggermente cambiare fisionomia di vignetta in vignetta, ma a me va benissimo così visto che la cosa è giustificata da esigenze espressive (agli integralisti texiani non so quanto piacerà). Come nel caso di De Vita, anche a Guéra sono stati affidati molti paesaggi, ma a differenza di quell’occasione stavolta il racconto non ne è venuto fuori più asciutto di quello che avrebbe potuto essere, anche se un paio di snodi della trama sono stati riassunti rapidamente nei dialoghi. La dimensione del cartonato alla francese non è forse ancora sfruttata al massimo delle sue possibilità, ma qui ci andiamo abbastanza vicino.
Unica nota un po’ stonata di questo albo (oltre alla sillabazione «gentil-uomo» invece del corretto «genti-luomo» a pagina 20) sono i colori di Giulia Brusco, lividi e piuttosto coprenti oltre che basati su grandi campiture non sfumate, forse per assecondare lo stile di moda negli Stati Uniti.

4 commenti:

  1. una bella storia, mi ha ricordato un western alla Sergio Leone

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    1. Sì, c'è un po' di violenza (merito anche del tratto sporco e dettagliato di Guéra) e ci sono anche dei bei silenzi carichi di tensione.

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  2. Leo McKiney non sarà Leo McKinney? McKiney va bene in Maschera Nera o El Gringo o eventualmente Kriminal. Erano anni così e quei nomi e cognomi inventati a la Marny Bannister sono il mio biscottino proustiano, ma mi sembra strano che il doppiatore/architetto/scrittore di prosa e fumetti Ruju abbia scodellato un Leo così poco eufonico.
    A meno che lo abbia fatto per cattturare un pubblico di lettori di mezza età che sognano di leggere tascabili scritti e disegnati da AkaB o Ratigher con un pistolero chiamato Pascal " El Rey " Ruj che arriva in un paesino brullo in cui due posse di ex militari in età da frutta cotta e siesta ovunque si trovino in qualunque momento prima e dopo il crepuscolo si sfidano ogni giorno a scacchi e dama. Sarà El Rey a catalizzarne la sopita rivalità per scatenare un piccolo privato conflitto finale. Uno zinzino quel racconto di Buzzati con le bande di rapinatori ottuagenari in un futuro dominato dai giovani, ma le note sono sette...ciaociao

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