Come intuibile dal sottotitolo, Antologia di fumetto femminista, questa
raccolta usa il fumetto non tanto per raccontare storie quanto per esporre
delle posizioni o per testimoniare delle esperienze. Sarebbe quindi improprio sottolineare
il frequente ricorso a un’esposizione che si basa molto sulle didascalie o su
artifici grafici più illustrativi (e a volte caleidoscopici) che narrativi:
l’urgenza delle autrici è un’altra. Tutti i fumetti ruotano ovviamente attorno all’universo
femminile, alle difficoltà che incontrano le donne in una società maschilista e
ai pregiudizi di genere.
Sara Menetti cuce insieme frammenti
di situazioni che illustrano come le misurazioni del corpo femminile siano una
costante della vita di una donna. Molto belli i disegni e in generale tutta
l’organizzazione grafica delle tavole.
Alice Socal si espone raccontando
i suoi sogni fallici irridendo la psicanalisi (il suo contributo si intitola
appunto La mente e il sogno) e al
contempo satirizzando l’ambiente dei social,
ma inserendo nel flusso dei suoi pensieri anche episodi sin troppo drammatici: visto
che la storia è fortemente metanarrativa forse è un esperimento per mettere
alla prova il lettore. I disegni molto personali sono perfetti per questo tipo
di storia.
Margherita Morotti ricorre a una vicenda
esemplare per parlare dei ruoli preconfezionati che la famiglia e la società
cuciono addosso a maschi e femmine. L’uso delle convenzioni del fumetto è ben
padroneggiato e spinto oltre i suoi limiti canonici (esempio degli artifici
“caleidoscopici” di cui dicevo sopra) e la risoluzione finale, visto che qui
una storia c’è, è molto simpatica.
Sara Pavan realizza forse il
contributo migliore, con una storia realmente narrativa (c’è persino un accenno
di mistero da risolvere) raccontandola da una prospettiva originale e
spregiudicata dato il contesto, ovvero da parte di donne che giudicano
dall’aspetto altre donne. Peccato però che l’aspetto grafico non sia proprio
alla stesso livello di quello testuale, con sfondi riempiti in maniera
frettolosa e invasiva da effetti digitali.
Alice Milani riporta un fattaccio
di cui è stata forse testimone, e le conseguenze anche a lungo termine che uno
stupro hanno su tutta la vita di una donna. L’intento sarà pure lodevole, ma il
resoconto finisce per essere freddo e i disegni non sono molto adatti: con la
loro matrice sketchy volutamente infantile sembrano più
intenzionati a normalizzare il fenomeno piuttosto che a denunciarlo nella sua
brutalità.
“La Tram” realizza un dramma da
camera in cui due generazioni si scontrano sulla necessità (inevitabilità?) di avere
un uomo accanto. Un lavoro molto coinvolgente e disegnato molto bene.
Destino anatomico è un viaggio (metaforico ma anche fisico e nella
memoria) negli stereotipi e nelle credenze che sin dalla Bibbia hanno
riguardato il corpo della donna. I disegni di Silvia Rocchi sono rapidi e
sporchi, inadatti anche per uno storyboard o per gli sketch di un visualizer,
ma i testi sono molti arguti e coinvolgenti, e soprattutto non girano a vuoto
ma delineano una storia con un finale preciso e in cui tutte le parti sono
collegate.
Cristina Portolano illustra
l’estasi mistica dell’orgasmo basandosi sulla testimonianza della monaca
Ildegarda di Bingen e dedicando al disegno più cura che non in Quasi signorina.
Per finire, Fumettibrutti
confeziona una storiellina evanescente e disegnata col suo stile abituale,
ostentatamente poco curato e approssimativo. Oltretutto non è nemmeno chiaro lo
spunto di partenza. Di cosa ha voluto parlare? Della responsabilità che si
sente addosso una donna dopo il primo rapporto? Della pressione che si può
provare quando si passa per “una facile”? Della necessità di usare il sesso
come strumento per ritagliarsi un proprio spazio? Oppure di un vero e proprio trans?
Mistero, la foto che chiude la storia confonde le idee più che chiarirle.
Ogni storia consta di 10 tavole
ed è introdotta da un frontespizio nel cui verso
ci sono una biografia dell’autrice e un’introduzione alla sua storia, cosa
quest’ultima che si sarebbe potuta evitare visto che nella maggior parte dei
casi è un po’ troppo anticipatrice.
Il progetto è stato curato da
Elisabetta Sedda ed è introdotto da una prefazione di Michela Murgia.
Considerate la foliazione, le
caratteristiche cartotecniche molto buone e la fisiologica settorialità del
prodotto, solo una realtà solida come Feltrinelli Comics
poteva proporlo a 16 euro.
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