Ah, le cose che si trovano su
internet! Non avevo idea che esistesse un fumetto edito dalla IDW basato su Dark Sun, uno dei migliori mondi di
campagna di Advanced Dungeons &
Dragons, anche se l’anno di pubblicazione (2011) lascia intendere che sia
stato realizzato per la quarta (o quinta?) edizione.
Considerato che probabilmente si
tratta di poco meno che un enorme spot pubblicitario per il gioco di ruolo,
questa miniserie in cinque numeri non è malaccio. Grudvik è un mul gladiatore
(io ricordavo che nella prima versione i mul fossero glabri e più bassi degli
umani, però) che fugge dalla schiavitù e incappa nel bardo Aki. Siccome Grudvik
porta al collo un talismano che potrebbe essere la chiave delle ricchezze
sotterranee della città-stato di Tyr i due decidono di dirigersi proprio là,
dove il gladiatore spera di ritrovare la sua fiamma Rubi che gli ha dato il
medaglione. Molto simpatica l’idea di un riassunto delle puntate precedenti
prima dell’inizio del numero 1,
in cui vengono fornite informazioni aggiuntive – o forse
si tratta di un vero riassunto che copre quanto successo nel fascicolo Dungeons & Dragons 0?
Una volta arrivati a Tyr si
ricongiungeranno con Rubi, una maga della Veiled Alliance, e insieme a lei e al
suo nuovo compagno (anche lui mago in incognito) andranno a esplorare
l’Under-Tyr, un sistema di rovine sotterranee su cui è stata eretta l’attuale
città-stato. Il loro obiettivo è la tomba di Ianto, il patriarca della casa
mercantile omonima; il malvivente elfo Mudrada il loro antagonista.
Alex Irvine rispolvera con
professionalità un bel po’ di stereotipi del genere sword & sorcery, sempre tenendo d’occhio il mondo in cui è
ambientata la storia (un deserto reso arido dall’uso della magia, con mostri
molto potenti e alieni rispetto al fantasy canonico). Magia e poteri psionici
vengono trattati sommariamente per ragioni di ritmo narrativo. Privo di colpi
di scena non prevedibili o di sequenze liriche, il lavoro di Irvine è comunque
dignitoso. Meno efficace la parte grafica, affidata allo svedese Peter Bergting:
il suo stile è scarno e poco dettagliato, a volte grottesco e ogni tanto anche
tirato via, un po’ nel solco di Declan Shalvey.
In alcuni numeri si vede chiaramente che ha dovuto correre per rispettare le
scadenze, buttando giù in tutta fretta le ultime tavole di quegli episodi. È
poi raro che i personaggi mantengano le stesse fattezze e corporature anche
solo da una vignetta a quella successiva. Inoltre, mentre Irvine si è dato da
fare per ricostruire l’universo di Dark
Sun (i primi numeri sono anche una sorta di catalogo dei mostri che si
possono incontrare), Bergting ha usato per gli abiti e le architetture uno
stile vagamente mediorientale che mal si sposa con quanto avevano prodotto a
suo tempo Brom e Baxa. Piuttosto buoni i colori di Ronda Pattison, che pure in
qualche rara occasione si lascia prendere la mano dagli effettacci che si
possono ottenere col computer.
In appendice a ognuno dei cinque
comic book ci sono le statistiche di gioco dei mostri e/o dei personaggi presentati
nel corso della storia.
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