Spiando Villa Ghelardini Peg
incappa in Mirna Milani in arte Mirmi, una pittrice che si trova in loco per
dipingere dei quadri. Vengono infastiditi da due vigilantes, ma la vera
minaccia è più pericolosa e articolata: in paese c’è un fiorente commercio di opere
d’arte trafugate e il gallerista Otto Otti con un complice corniciaio usa
proprio le croste di Mirmi per nascondere i preziosissimi quadri rubati. Il
sopralluogo dell’organizzazione in una chiesa porta però a una situazione
inaspettata: oltre a uno Zuccarelli c’è un altro quadro molto meno pregiato, e
la manovalanza preposta al furto (nuovo omaggio a Franco e Ciccio da parte
degli autori de Il Morto?) li ruba
entrambi. Caso vuole che proprio in quel frangente Mirmi riceva una commissione
da un cliente (tal Rob Recchio!) per un ritratto, e così avviene il più
classico degli scambi facendo recapitare al giudice che un mafioso voleva
ingraziarsi l’opera di minor valore. In un frenetico finale in cui uno dei
vigilantes viene redento sotto la minaccia delle armi, e in cui ovviamente fa
capolino il Morto, Peg risolve la situazione da par suo.
Arte a due facce si fa apprezzare non solo per l’originalità della
trama ma anche per l’ironia che la pervade e per la capacità di Ruvo Giovacca
di rendere affascinante e suggestiva la provincia italiana. Doti che non gli
scopriamo oggi, comunque.
Ottimi i disegni di Conforti
inchiostrati da Christian Urgese: espressivi, eleganti e dinamici. L’uso del
digitale è più massiccio che in altri episodi, ma è impiegato con attenzione e
intelligenza e gli sfondi paesaggistici, così come gli interni degli edifici,
si sposano alla perfezione con i disegni, aggiungendo anzi un po’ di atmosfera
in più nelle pagine iniziali.
Unico difetto di questo episodio,
qualche refuso sparso qua e là. Niente di grave, ma mi pare che negli ultimi
numeri non ce ne fossero proprio.
In appendice la storia breve Remo Virgulti Botanico: il soggetto di
Ruvo Giovacca è simpatico anche se prevedibile (ma in dodici tavole in formato
pocket non si possono fare miracoli), a colpire sono gli splendidi disegni di
David Emanueli, che non sarà il top nel disegnare le automobili ma sfoggia un
bellissimo stile molto contrastato forse ispirato ad Adam Hughes.
Da questo numero Il Morto costa 20 centesimi in più, cosa
per cui l’editore si giustifica senza che ce ne sia purtroppo alcuna esigenza:
al di là dell’esiguità dell’aumento, con il ritmo di pubblicazione della
testata (ma questo numero 39 viene indicato proprio come settembrino) in un
anno non ci rimetto nemmeno un caffè…
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