Quasi un anno fa
avevo sottolineato la parabola discendente imboccata dal Daredevil di Waid. Questo nuovo volume rallenta il processo e pur
non arrivando ai livelli dei primi
lontani
numeri si legge con un certo piacere.
Il menu propone l’albo
celebrativo Daredevil 1.50 seguito da
cinque numeri della serie regolare. L’albo fuori serie, di ben 35 pagine, è
composto da tre parti: la prima, Il Re in
Rosso, è un what if in cui si
immagina un Matt Murdock cinquantenne e padre di famiglia che fa il sindaco. Il
76% della cittadinanza è diventata cieca all’improvviso, e tra questi anche suo
figlio. La soluzione del caso è abbastanza lineare, la distanza temporale dalla
lettura dello scorso volume non mi ha fatto apprezzare la guest appearence di un villain
che forse aveva già fatto capolino in precedenza. Belli i disegni, ma dalle
gerenze non si capisce di chi sono (né chi abbia inchiostrato Alvaro Lopez
degli artisti regolari). Né Karl Kesel né Alex Maleev, gli unici disegnatori a
cui viene attribuito il numero 1.50, disegnano con uno stile simile. Non mi è
nemmeno chiaro quale storia abbia scritto Brian Michael Bendis, anche se con
ogni probabilità è la successiva.
Questa seconda parte è una
lettera illustrata di cinque pagine con cui la moglie del Matt sindaco
cinquantenne spiega al figlio le circostanze in cui lo ha conosciuto e i
pericoli a cui è esposta. Essendo praticamente un racconto illustrato aveva le
carte in regola per essere la parte meno gradevole e invece è quella che mi è
piaciuta di più.
Chiude lo speciale la storiellina
Il testamento di Mike Murdock di Karl
Kesel (con le chine di Tom Palmer), uno di quei non memorabili riassuntoni con
cui si dà prova di conoscere la continuity.
I disegni, poi, sono piuttosto caricaturali.
I numeri 6 e 7 della serie
regolare sono impegolati dall’eventone Marvel del 2014, che ha fatto ricordare
a Matt un frammento di un episodio seppellito nella sua memoria. In realtà la
sudditanza alle regole aziendali non influisce molto sulle tematiche e sulla
qualità dei due episodi, che sono a malapena toccati dall’evento. Torna in
scena la madre suora di Matt e Daredevil dovrà andare fino in Wakanda per
salvare lei e altre due sue consorelle da un complotto militare. La storia è
abbastanza originale ma scorre forse un po’ troppo veloce, ed è parecchio
melensa in alcune parti. Molto buoni i disegni di Javier Rodriguez che cura
molto bene anche i colori.
Il trittico che dà il titolo al
volume vede l’introduzione dei pargoli dell’Uomo Porpora, che ne risveglia i
poteri latenti ma che non riesce a controllarli come vorrebbe. Nel mentre il
padre della nuova compagna di Matt gli propone di scrivere la sua
autobiografia, che immagino sarà oggetto del decimo e conclusivo volume
annunciato su una delle ultime Anteprima
allo spropositato prezzo di 22 euro (il titolo era appunto L’Autobiografia di Daredevil o qualcosa del genere). Per quanto
semplice, la storia si legge con piacere ed è abbastanza originale. Purtroppo i
disegni di Chris Samnee non sono all’altezza, almeno non sempre: accanto a
delle figure espressive e abbastanza curate ce ne sono altre molto stilizzate e
cartoonesche.
Mark Waid conferma in questo
volume che il suo punto di forza sono l’ironia e i dialoghi, pur con un’eccessiva
urgenza di spiegare perché i personaggi fanno certe cose, e inoltre riesce a
gestire delle trovate bizzarre (stavolta meno del solito) che in mano ad altri
sarebbero sembrate solo ridicole. A creare la giusta atmosfera contribuiscono anche
il posizionamento accorto di alcuni balloon e altre finezze stilistiche come la
resa delle parole colorate nei dialoghi dell’Uomo Porpora.
A rimpolpare il volume ci sono le
molte (troppe?) variant cover soprattutto del numero 1.50 a opera di Marcos
Martin.
Un volume non certo eccezionale
ma comunque godibile.
Se fossi io a decidere la prossima direzione in cui lanciare DD, opterei per una deriva Agassi: in fondo Matt Murdock è diventato avvocato perché il papà temeva la deriva primi minuti del primo Rocky anche per il figlio. Crollo di sistema di fronte alla ennesima discesa negli anfratti dell'anima - come per esempio nella run di DeMatteis/Wagner/Reinhold degli anni novanta - e MM che la pianta colla vita di leguleio e ritorna al Mike Murdock scanzonato dei seventies riveduto e corretto alla luce di questo 21mo secolo surriscaldato ed in attesa di colonizzare Marte. Mike è una stellina della radio come uno Howard Stern locale per una Palookaville lontana da NY. Trasmette di notte e di notte ogni tanto ritorna Scavezzacollo, non necessariamente colla tutina rossa. Uno zinzino il NIghtman di Englehart, ma le notte sono SEMPRE sette. Ciao ciao
RispondiEliminaAh, quindi la prima storia l'ha disegnata Agassi? Buono a sapersi, grazie, Graziano!
EliminaAgador in realtà. Non tutti sanno che Hank Azaria - oltre a dar la voce a tanti personaggi dei Simpson - è anche un disegnatore di comics di stile cartoonistico come piace a te. Tratto espressionista con influenze che vanno da Brent Parker a Go Nagai. Pensa che bello se lavorasse per il tuo amato tascabile con l'anti-eroe vestito da salma d'annata...
RispondiEliminaAh, no, quello era Agazzi, professore di chimica all'Istituto d'arte.
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