La navicella rinvenuta grazie all’intervento dell’Onda Septimus non era la sola mandata in avanscoperta sulla terra. Delle sette inviate, un’altra ospitava ancora un sopravvissuto, che è stato prontamente catturato e viene studiato dal Professor Scaramian, che in precedenza aveva dato del filo da torcere ai protagonisti ma adesso chiede l’aiuto di Mortimer. L’alieno ostile, il Moloch del titolo, riesce a fuggire grazie alla sua abilità di “abitare” i corpi umani e Londra comincia a riempirsi di geroglifici che altro non sono che le istruzioni che Moloch impartisce alla nave ammiraglia degli invasori alieni affinché comincino ad attaccare la Terra.
Nel mentre Olrik è stato parzialmente liberato dallo stato catatonico in cui versava a causa dell’Onda Mega (grazie alla formula del Faraone Abdel Razek!) e Blake indaga sul caso parallelo della scomparsa di Lady Rowana, che ovviamente si ricollegherà alla vicenda di Mortimer. Questa si conclude con la prevedibile sconfitta dei cattivi grazie al meno prevedibile intervento risolutivo di Olrik.
L’Urlo del Moloch non partirà da una base originale (quanti altri alieni o uomini del futuro hanno già sfilato nella saga?) e Dufaux infarcisce la storia di technobabble, ma è un fumetto avvincente che si legge con interesse e non mancano sequenze molto suggestive. Inoltre la spacconeria tipica dello sceneggiatore si traduce in dialoghi briosi e divertiti – anche le didascalie seguono questo andazzo interpellando ogni tanto il lettore. Certo, bisogna stare al gioco (quanti poteri ha quel benedetto Moloch? E come fa, gigantesco, a nascondersi in corpi più piccoli del suo? E poi basta che non metta la sua firma agli ordini per fermare lo sterminio?!?!) ma il gioco vale la candela. Oltretutto finalmente viene data piena dignità a quello che secondo me è il vero protagonista della saga, cioè Olrik. Lo sconfiggono, lo picchiano, gli fanno il lavaggio del cervello, lo usano come cavia ma lui non si arrende mai e torna sempre. Ci sono anche un omaggio a Edgar Pierre Jacobs e camei di Winston Churchill e della giovane Regina Elisabetta, per chi ama queste cose.
Quello che invece non mi ha convinto (non del tutto, almeno) sono i disegni. Se non erro Schréder era quello che era subentrato ad Aubin nell’altro volume di Dufaux facendolo deragliare. Qui è stato coadiuvato da Christian Cailleaux e il risultato non è così sciatto come nell’altro caso, ma comunque la qualità non mi è sembrata paragonabile a quella degli altri disegnatori moderni della saga. È proprio vero che la Ligne Claire non perdona: basta sforare di un millimetro o poco più un mento o una fronte perché il disegno non stia più in piedi come avrebbe dovuto. Un ruolo fondamentale in questo volume lo rivestono i colori visto che i geroglifici non sono contornati. La colorista Laurence Croix ha però scambiato la Corsica e la Sardegna per delle nuvole nella panoramica spaziale di pagina 39!
Nessun commento:
Posta un commento